A partire dal 2025, in 14 città italiane. Prenderà il via una sperimentazione biennale per garantire il diritto all’assistenza sanitaria anche a chi vive per strada. Finalmente superando una storica esclusione dal sistema sanitario nazionale.
Nel 2025, partirà un’importante sperimentazione in 14 città metropolitane italiane, destinata a garantire l’accesso all’assistenza sanitaria anche a chi vive senza una residenza anagrafica. La legge, recentemente approvata dal Parlamento, ha come obiettivo quello di assicurare il diritto alla salute anche a chi non ha un indirizzo fisso. Come le persone senza fissa dimora. Fino ad oggi, infatti, chi dorme in strada era escluso dalla possibilità di avere un medico di base per il semplice fatto di non possedere un indirizzo di residenza. Una condizione che di fatto limitava l’accesso alle cure primarie e alla prevenzione. Questo provvedimento arriva dopo anni di battaglie politiche e sociali per superare una legislazione che penalizzava i più vulnerabili. Con l’approvazione definitiva del provvedimento. Le città coinvolte nella sperimentazione sono Bari, Bologna, Cagliari, Catania, Firenze, Genova, Messina, Milano, Napoli, Palermo, Reggio Calabria, Roma, Torino e Venezia.
Un passo avanti per i diritti fondamentali
Il provvedimento, che ha visto l’approvazione unanime di entrambe le Camere, prevede l’istituzione di un fondo di un milione di euro per ciascuno degli anni 2025 e 2026. Questo fondo sarà destinato a finanziare un programma sperimentale che permetterà di fornire assistenza sanitaria a coloro che attualmente non possono accedere al sistema sanitario nazionale per mancanza di residenza. Le persone senza fissa dimora rappresentano una delle categorie più vulnerabili della nostra società, e l’accesso a cure mediche basilari è spesso una necessità ignorata. Il programma, quindi, non solo risponde a una esigenza pratica ma è anche un importante riconoscimento di diritti fondamentali per tutti, inclusi coloro che, per motivi di vita o di povertà, si trovano esclusi dalla rete sociale e sanitaria. L’iniziativa è particolarmente significativa per promuovere la prevenzione sanitaria e per garantire una maggiore equità nelle cure, soprattutto in un periodo in cui le disuguaglianze sociali sembrano aumentare.
Una battaglia lunga quindici anni
La proposta nasce da un lungo processo legislativo. Che ha visto il supporto delle organizzazioni impegnate nella difesa dei diritti dei più fragili. Come Avvocato di Strada, la onlus che si occupa dei diritti dei senza fissa dimora. La legge è stata accolta con entusiasmo dalla onlus, che ha parlato di un traguardo storico dopo oltre quindici anni di impegno e lotte. «Oggi coroniamo quello che per lungo tempo è sembrato solo un sogno impossibile», ha dichiarato il portavoce di Avvocato di Strada. Sottolineando come questo sia il frutto di anni di iniziative politiche, di convegni e di azioni nelle aule del Parlamento. L’assenza di un medico di base per le persone senza residenza rappresentava una grave lacuna nel nostro sistema sanitario. Grazie alla collaborazione tra i partiti, è stato raggiunto un risultato che fa sentire anche questi cittadini parte della comunità. Il provvedimento è il segno che le istituzioni italiane hanno finalmente riconosciuto l’importanza di garantire pari diritti a tutti, indipendentemente dal loro status sociale.
Le città italiane coinvolte nella sperimentazione beneficeranno quindi di questo programma innovativo che, se avrà successo, potrebbe aprire la strada ad un’estensione nazionale del diritto all’assistenza sanitaria, includendo sempre più persone emarginate. Il programma, infatti, non si limiterà solo alla distribuzione dei medici di base, ma offrirà anche l’opportunità di valutare i costi necessari per migliorare la copertura sanitaria e garantire un sistema di prevenzione più sostenibile.