L’11 novembre 1918 segnò la fine della Prima Guerra Mondiale, ma anche il momento tragico di un ultimo colpo sparato, proprio pochi minuti prima che le ostilità cessassero, simbolo di un conflitto che avrebbe segnato la storia del XX secolo.
L’11 novembre 1918, alle ore 11, le ostilità della Prima Guerra Mondiale cessarono ufficialmente con la firma dell’armistizio nella foresta di Compiègne, in Francia. Un orario scelto con grande carica simbolica: l’undicesima ora dell’undicesimo giorno dell’undicesimo mese, un momento destinato a rappresentare il termine di un conflitto devastante. Tuttavia, il cessate il fuoco non fu privo di drammaticità, poiché le ultime sei ore di combattimenti costarono la vita a migliaia di soldati. La storia si ricorda per l’assurdità di queste morti: alcuni soldati, appena pochi minuti prima dell’armistizio, furono colpiti in una corsa cieca verso l’ultimo colpo di guerra. Le trattative per l’armistizio erano iniziate il 9 novembre 1918, quando i rappresentanti della Germania e delle Potenze Alleate si incontrarono nel vagone ferroviario di Compiègne, dove vennero stabilite le condizioni per la fine delle ostilità.
La rivoluzione in Germania e la caduta degli imperi
Nel frattempo, la Germania viveva un momento di grande instabilità. Nelle principali città tedesche, come Berlino, Monaco e Kiel, erano già in corso ammutinamenti e rivolte. Le bandiere rosse che simboleggiavano la rivoluzione sventolavano ovunque, e la situazione politica era in rapido deterioramento. Il Kaiser Guglielmo II fu informato della defezione delle truppe e del caos crescente nel paese proprio il 9 novembre 1918. Quando le voci di un imminente crollo del regime divennero inconfutabili. Nel tentativo di arginare la crisi, il cancelliere Max di Baden annunciò l’abdicazione dell’imperatore e il trasferimento del potere al governo socialista guidato da Friedrich Ebert. Quella sera stessa, l’impero tedesco. Simbolo di un’Europa dominata da potenze imperiali, giungeva al suo ultimo atto, con la proclamazione della Repubblica socialista tedesca da parte degli spartachisti e la formazione di soviet tra le truppe.
Alle ore 11 del 9 novembre, il telegramma che arrivò al Kaiser rappresentò il culmine di un percorso irreversibile: la sua abdicazione divenne un fatto compiuto. La Germania non aveva più la forza di proseguire il conflitto, e il governo di Ebert si trovò a fronteggiare una situazione complessa e instabile. In quella notte del 10 novembre, la firma dell’armistizio sembrò la sola soluzione possibile, anche se le condizioni imposte dalla Francia e dalle Potenza Alleate furono particolarmente dure.
Il tragico paradosso dell’ultimo caduto
Con il cessare delle ostilità, l’Europa si risvegliò in una misto di gioia e disappunto. Mentre le piazze si riempivano di gente festante, i soldati, stanchi e disillusi, accolsero l’annuncio della fine della guerra con sentimenti contrastanti. Tra loro c’era chi aspettava solo la fine, ma anche chi cercava di scrivere una pagina di storia, anche se non voluto. Tra questi, George Lawrence Price, un soldato canadese, attendeva l’11 novembre con la speranza che tutto finisse finalmente. Ma, proprio a pochi minuti dalla fine, alle 10.58, un colpo di fucile lo uccise nel villaggio belga di Ville-sur-Heine. In quel momento, Price potrebbe essere stato l’ultimo soldato a cadere. Simbolo tragico di una guerra che, nel momento stesso in cui finiva, costava ancora delle vite. Più tardi, la stessa sorte toccò al sergente Henry Nicholas John Gunther. Un soldato di origini tedesche, che morì alle 10.59 in Francia, pochi istanti prima dell’annuncio ufficiale della fine.
In un altro angolo del fronte, un mitragliere tedesco. Esaurite le sue munizioni, salutò i soldati sudafricani, mettendosi sull’attenti davanti alla sua arma. Simbolo di un gesto che segnava l’ultimo atto di una guerra assurda e senza senso.
Il vagone di Compiègne e il destino del mondo
La pace sembrava finalmente essere arrivata, ma le ferite lasciate dalla guerra non si sarebbero mai rimarginate completamente. Il trattato di pace fu firmato nel 1919 a Versailles, imponendo alla Germania condizioni dure che avrebbero alimentato il malcontento e la vendetta. Ma quella firma, pur portando la fine della guerra. Segnò anche l’inizio di un’altra tragedia: il malcontento per la durezza del trattato di pace sarebbe stato sfruttato da Adolf Hitler. Che avrebbe usato proprio il ricordo di quella umiliazione per giustificare l’ascesa del nazismo e l’inizio della Seconda Guerra Mondiale. Il 22 giugno 1940, proprio nella stessa foresta di Compiègne. Il Trattato di Versailles sarebbe stato vendicato: Hitler costrinse la Francia a firmare un nuovo armistizio nello stesso vagone ferroviario, in un umiliante ritorno al passato.