Le caratteristiche delle alluvioni nella zona di Capoterra continuano a destare preoccupazione, con fenomeni sempre più frequenti e complessi, che mettono alla prova la capacità di previsione e gestione delle emergenze meteorologiche.
L’area di Capoterra è tristemente conosciuta per le alluvioni che l’hanno colpita negli ultimi decenni. I fenomeni meteorologici estremi, in particolare le intense precipitazioni, si sono verificati con una certa periodicità, dimostrando la vulnerabilità del territorio a eventi climatici estremi. La sequenza di tempeste che causa queste alluvioni segue dinamiche che si ripetono, ma che risultano comunque troppo complesse per essere previste con precisione assoluta. Un aspetto fondamentale da comprendere è la lunga durata di questi eventi, che può contribuire significativamente all’intensità e all’ampiezza dei fenomeni alluvionali.
Uno degli aspetti più sorprendenti di una recente alluvione nella zona è stata la sua persistenza. Per oltre 36 ore, le condizioni atmosferiche si sono mantenute favorevoli alla rigenerazione di celle temporalesche semi-stazionarie. Si è trattato di una caratteristica unica, mai osservata nelle alluvioni recenti, in cui normalmente gli eventi temporaleschi si sviluppano più rapidamente. Rispetto ad altre alluvioni storiche, come quella del 2008, che si concluse in sole tre ore, e quella del 1999, che si manifestò in due episodi distinti durante lo stesso giorno, la durata prolungata di questo fenomeno ha avuto effetti devastanti, rendendo l’evento particolarmente difficile da gestire.
L’estensione e la portata delle alluvioni
Oltre alla durata, un altro elemento che ha reso unica questa alluvione è stata la vastità del fenomeno. Le celle temporalesche coinvolte sono state particolarmente estese, un fattore che ha contribuito a far confluire le acque in due importanti bacini fluviali della regione: il Rio Gutturu Mannu e il Rio Gottureddu, che proviene dall’oasi WWF. Per la prima volta dal 1999, entrambi questi bacini sono stati coinvolti contemporaneamente, con un impatto notevole su tutta la zona. Le piene registrate nel bacino del Rio Santa Lucia, ad esempio, sono risultate 1 metro e mezzo più alte rispetto a quelle del 1999, un dato che riflette l’accumulo di sedimenti lungo il letto del fiume nel corso degli anni, aumentando la capacità di trattenere l’acqua e causando il superamento dei livelli di sicurezza.
Tuttavia, nonostante l’estensione del fenomeno, la intensità oraria della pioggia si è rivelata inferiore rispetto ai record assoluti registrati nel 2008. Nessuna stazione meteorologica della rete dell’ente idrografico e della rete Sardegna Clima ha superato i 100 mm di pioggia in un’ora. Il valore massimo registrato è stato di 82 mm tra le 11:00 e le 12:00 del 10 novembre, nella stazione di Capoterra Poggio dei Pini, con un totale di 248 mm nelle 24 ore. In confronto, la vicina stazione di Santa Lucia ha rilevato ben 495 mm di pioggia, un dato che evidenzia l’intensità delle precipitazioni in altre zone della provincia.
Impatti locali e gestione delle risorse idriche
Nonostante le intensità di pioggia più contenute rispetto ad altri eventi, l’alluvione ha avuto un impatto significativo su alcune zone, come Santadi, dove il Riu Mannu ha registrato livelli di piena elevati, nonostante i soli 29 mm di pioggia caduti in paese. Questo fenomeno dimostra che, oltre alla quantità di precipitazione, anche la topografia del territorio e il sistema idraulico locale giocano un ruolo cruciale nel determinare gli effetti di un’alluvione. La gestione delle risorse idriche, la manutenzione dei fiumi e la prevenzione delle inondazioni restano quindi priorità fondamentali per le amministrazioni locali, come evidenziato dall’analisi delle recenti alluvioni.
Gli eventi alluvionali a Capoterra e nei comuni limitrofi richiedono una riflessione profonda sulla gestione del territorio e sull’importanza di misure preventive per affrontare questi fenomeni, che sembrano diventare sempre più frequenti. La cooperazione tra istituzioni locali, enti di gestione ambientale e cittadini è fondamentale per garantire una risposta tempestiva e adeguata in caso di eventi estremi. Le soluzioni a lungo termine dovrebbero includere anche la pianificazione urbanistica, la protezione delle aree verdi e la gestione sostenibile delle risorse idriche.