La recensione del quarto capitolo della saga animata dedicata al guerriero dragone Po: Kung Fu Panda
Kung Fu Panda 4, il nuovo capitolo del franchise firmato DreamWorks Animation, diretto da Mike Mitchell e Stephanie Ma Stine.
Il Guerriero Dragone Po, nell’edizione originale USA, ancora una volta con la voce di Jack Black, nell’edizione italiana, ancora con la voce di Fabio Volo, è impegnato nella gestione del ristorante assieme ai suoi padri, Mr. Ping e Li Shan, (in originale, rispettivamente James Hong e Bryan Cranston); contemporaneamente si occupa di quello che sa fare meglio: difendere la Valle a colpi di Kung Fu. Fino a quando il Maestro Shifu, che è necessario che lui avanzi ancora il suo ruolo, per diventare leader spirituale della Valle della Pace. Ciò significa che Po non può più essere il Guerriero Dragone e dovrà trovare un candidato adatto per prendere il suo posto.
Nel frattempo, un nuovo nemico, La camaleonte, interpretata da Viola Davis, procede rapida e minacciosa. I Cinque Cicloni non possono supporta Po perché impegnati in altre missioni, quindi, toccherà al panda difendere la Valle della Pace e la città di Juniper, accompagnato dalla volpe Zhen (con la voce di Awkwafina), una pregiudicata che pare conosca i segreti della strega mutaforma antagonista di questa storia.
Kung Fu Panda 4 riprende dove abbiamo lasciato il capitolo precedente, e continua a osservare i progressi di Po sul proprio cammino. Sebbene senza il supporto dei Cinque Cicloni, fuori dalla scena e senza il Maestro Shifu, Po sarà accompagnato da Zhen, scaltra e misteriosa, che conquista la scena tra ironia e attacchi ben assestati, in perfetta chimica con il voluminoso panda. I due creano un duo decisamente dinamico perfetto per il grande schermo.
Le scene d’azione, fondamentali in un film che porta con sé l’aura delle arti marziali, sono molto sofisticate. I combattimenti vedono l’utilizzo di diverse armi e molteplici stili di combattimento, risultando sempre coinvolgenti anche in misura numerosa e prolungati nel tempo.
Kung Fu Panda 4, però, ha anche dei difetti. Il sapore del “già visto” arriva proprio con l’ennesimo viaggio di Po, alla ricerca della soluzione per fronteggiare il villain di turno. Sebbene cambino le ragioni e il team up con in quale interviene. In tal modo, viene tradita la promessa di una nuova vicenda concentrata su un profilo più spirituale, che in fase di premessa sarebbe stato fulcro della narrazione.
A livello di scrittura si ha la sensazione che la maggior parte dei dialoghi e delle battute risultino essere riprese dai capitoli precedenti. Pertanto, non basta riprendere i colpi migliori sferrati negli episodi precedenti e migliorarli poco o niente, serve una ponderatezza maggiore e più elaborata per poter offrire una possibile novità da portare sul grande schermo.
Alla luce di ciò, se da una parte abbiamo momenti animati egregiamente, dall’altra manca la sostanza su più livelli.
Kung Fu Panda 4 è un film può lasciare indifferenti, né troppo insoddisfatti, né troppo critici. Un peccato, per la chiusura del ciclo narrativo di Po. Ma, di questi tempi, si sa, non è detta l’ultima parola.