
Quattro chiacchiere col professor Ciriaco Goddi, membro del progetto “EHT” e protagonista nel 2019 con la pubblicazione della prima storica immagine di un buco nero
Dalle origini al futuro della ricerca e della divulgazione scientifica: l’astrofisico e ricercatore Ciriaco Goddi si racconta ai nostri microfoni. Con il professore abbiamo avuto modo di toccare vari temi, scoprendo come la sua passione per la fisica e lo studio dell’universo nasca quasi per caso, dopo essersi imbattuto in adolescenza nel famoso saggio “Dal Big Bang ai buchi neri. Breve storia del tempo” di Stephen Hawking.
Dopo aver conseguito la laurea in fisica e dottorato in astrofisica all’Università di Cagliari, Goddi prosegue il suo percorso professionale all’estero, dove lavora come ricercatore in uno degli atenei più prestigiosi del mondo: il centro di astrofisica dell’Università di Harvard.
Nel 2012 si trasferisce in Olanda, dove poco dopo inizia a ricoprire l’importante ruolo di project scientist per “BlackHoleCam“: piattaforma che convoglia gli sforzi di ben 32 università da tutto il mondo nello studio dei buchi neri.
Sempre in quest’ottica, entra a far parte dell’ambizioso progetto “Event Horizon Telescope“, che nel 2019 pubblica la prima iconica fotografia di un buco nero mai elaborata dall’uomo.
Professor Goddi entra nel merito della questione, svelando i metodi, le tecnologie e soprattutto l’importanza capitale di una scoperta di questo rilievo nella comprensione dell’universo.
Le esperienze divulgative al tempo dei social
Oltre ai recenti traguardi ottenuti nel campo della ricerca, abbiamo chiesto a Ciriaco anche dell’interessante rapporto coi social network, e di come negli ultimi anni siano stati sfruttati dal professore per fare divulgazione scientifica ad un pubblico molto ampio.
Lo stesso Goddi afferma come i suoi contenuti social siano nati un po’ per svago (ad esempio, i popolari reels in lingua sarda), ma sottolinea come possano avere dei risvolti importanti in futuro, coinvolgendo anche il pubblico generalista in materie complesse come l’astrofisica.
In tal senso, il professore rimarca l’importanza di una comunicazione che si adegui ai nuovi media, con l’obiettivo dunque di attirare la curiosità di sempre più persone su temi affascinanti, ma talvolta “inaccessibili” ai non addetti ai lavori.