Launeddas e canti a tenore, due pilastri della musica tradizionale sarda, si aprono a nuove contaminazioni.
Si è parlato di launeddas e tenore durante l’incontro del 2 febbraio, all‘Isre di Nuoro, nel programma “Musas e Terras“, promosso dall’associazione Campos con l’Università di Cagliari e l’Istituto superiore etnografico della Sardegna.
Studiosi e musicologi hanno esplorato l’evoluzione della musica sarda, dagli antichi rituali alle sperimentazioni contemporanee. Marco Lutzu e Roberto Milleddu, docenti di Etnomusicologia, hanno sottolineato come launeddas e organetti si siano sviluppati grazie alla creatività dei musicisti e al dialogo con altri generi, in primis il jazz. Roberto Corona, suonatore di launeddas, e Tonino Leoni, studioso di ballo sardo, hanno evidenziato la coesistenza di strumenti a mantice e canti a tenore, arricchendo la tradizione.
L’incontro ha acceso un dibattito sul ruolo della tradizione nel mondo contemporaneo. La Sardegna, con la sua ricca cultura musicale, rappresenta un laboratorio ideale per esplorare nuove frontiere sonore.
La musica tradizionale sarda non è un fossile da conservare, ma un organismo vivo che si evolve e si confronta con la contemporaneità. Infatti, durante l’incontro studiosi e musicisti hanno discusso il futuro di launeddas e canti a tenore.
La contaminazione con altri generi musicali, dal jazz al rock, è una sfida che può aprire nuove frontiere sonore. È importante però non snaturare l’essenza della tradizione, ma utilizzarla come punto di partenza per nuove sperimentazioni.
Il futuro della musica sarda è nelle mani delle nuove generazioni. A loro il compito di conoscere e valorizzare le proprie radici, aprendosi al contempo al dialogo con altri generi musicali. Solo così la tradizione potrà continuare a vivere e ad evolversi.