Degli studi svolti dall’Università Cattolica in collaborazione con altri ricercatori dimostrano come l’attività fisica regolare possa rallentare la degenerazione delle cellule nervose
L’esercizio fisico intenso aiuta a tenere a bada il Parkinson, rallentandone il decorso: a dirlo sono i neuroscienziati dell’Università Cattolica, campus di Roma, e della Fondazione Policlinico universitario Agostino Gemelli Irccs, che hanno studiato e compreso i meccanismi biologici alla base dell’effetto benefico dello sport. I risultati della ricerca, pubblicati su ‘Science Advances’, potrebbero fornire una nuova alternativa fra gli approcci non-farmacologici contro questa patologia neurologica.
Lo studio, che ha come principali autrici le ricercatrici della Facoltà di Medicina e chirurgia della Cattolica Gioia Marino e Federica Campanelli, ha sperimentato varie tecniche per misurare l’effetto neuroprotettivo dell’esercizio fisico sul comportamento motorio e sulla cognizione visuo-spaziale.
L’effetto principale, osservato in risposta all’allenamento giornaliero su tapis roulant per quattro settimane, è stato la riduzione della diffusione degli aggregati patologici di alfa-sinucleina, che nella malattia di Parkinson porta alla graduale degenerazione delle cellule nervose di alcune aree cerebrali (la sostanza nera pars compacta e lo striato – la cosiddetta via nigrostriatale), deputate al controllo del movimento.
Un meccanismo mai osservato prima
La ricerca ha inoltre individuato un nuovo meccanismo responsabile degli effetti positivi dell’esercizio fisico sulla plasticità cerebrale. “La novità del nostro studio – sottolinea Paolo Calabresi, corresponding author dello studio e professore di Neurologia all’Università Cattolica, nonchè direttore della Uoc Neurologia al Gemelli – risiede nell’aver scoperto un meccanismo mai osservato prima, attraverso cui l’esercizio fisico effettuato nelle fasi precoci della malattia induce effetti benefici sul controllo del movimento volontario, che possono durare nel tempo anche dopo l’interruzione dell’allenamento”.
“La scoperta suggerisce che un’attività fisica intensiva effettuata in maniera regolare è in grado di indurre modificazioni funzionali e strutturali nei neuroni – spiega – e consente di contrastare gli effetti di eventi che provocano tossicità neuronale. Questo nuovo meccanismo individuato può permettere di identificare nuovi target terapeutici e marcatori funzionali, da tenere in considerazione per sviluppare trattamenti non-farmacologici da adottare in combinazione con terapie farmacologiche attualmente in uso”.