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Alberto dal Cerro più che un artista un “artigiano falsificatore”

Alberto Dal Cerro: più che un artista un “artigiano falsificatore” 

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Alberto Dal Cerro: più che un artista un “artigiano falsificatore” 
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Intervista ad Alberto dal Cerro nel suo laboratorio

Unica Radio è stata piacevolmente accolta nella fucina del pittore, anzi diremo di più dell’artista, Alberto dal Cerro che si definisce un artigiano, “un falsificatore”. Spendiamo alcune parole per descrivere il suo vastissimo atelier/abitazione nel pieno centro di Selargius

La fucina di Alberto dal Cerro era una conceria abbandonata

Con dovizia di particolari Alberto dal Cerro ci racconta che il suo laboratorio era una fabbrica per conciare le pelli, abbandonata da oltre un decennio. Un amico gliel’aveva indicata come un perfetto luogo di lavoro ma impossibili parevano le trattative con il proprietario per la locazione. Mai l’avrebbe ceduta: un ricordo dei genitori, un passato da tenere accantonato. Fu la passione della moglie del proprietario delle mura per i quadri di Dal Cerro, a sbloccare la situazione. 

L’atelier dove tutto nasce per alchimia

Così a poco a poco si definisce un luogo di creazione ed esposizione dove ovunque stanno quadri di dimensioni, tecniche e stili diversi. Le opere d’arte stanno dappertutto in enormi spazi al coperto, nel cortile e nella lolla. Entrando si è presi da quella sensazione puerile provata nella scoperta della soffitta dei nonni,  dove dietro ogni angolo si nasconde un nuovo giocattolo o curiosità segreta. E’ la casa dei balocchi, non sai dove girarti, la curiosità prende il sopravvento e stordisce confondendo:  lo sguardo si rivolge di qua e di la,  da tutte le parti. 

“Ho appreso l’arte e non la ho messa da parte”

Con alle spalle il calore di un enorme camino, iniziamo il piacevole colloquio. Piuttosto che un artista, Alberto dal Cerro si “ribella” e si auto definisce “Un artigiano, un falsificatore.  Ho appreso l’arte e non la ho messa da parte come tanti altri. L’ho concentrata per farla diventare un’opera d’arte, la mia opera d’arte. Il mio discorso –  prosegue il creativo- va su strade diverse rispetto all’artista che gonfio parla, usa i paroloni. Io sono un uomo semplice”. Alberto dal Cerro, utilizzatore di materiali e tecniche diverse, sperimenta sempre e si autodefinisca un uomo semplice lo prendiamo per buono. Per noi è diretto, spontaneo e senza dubbio un infaticabile e poliedrico creativo. 

Da giovane sportivo a creativo 

Ci incuriosisce sapere quale è stato il suo percorso di formazione: niente affatto consueto anzi piuttosto sorprendente. Si occupava di sport, era un giovane sportivo che sicuramente si godeva la vita nelle sue numerose trasferte in tutta Italia. Dai suoi ricordi riemerge un’Italia febbricitante, estremamente dinamica, con voglia di festa e di incontri tra sportivi ed artisti di ogni dove. Ci prende la mano e ci proietta nell’Italia degli anni sessanta e se fosse per lui potremo stare ore a godere del suo talento da affabulatore instancabile. Quello che parrebbe uno strano connubio, l’attività sportiva e la creazione artistica, ritorna spesso nel suo racconto come fosse un naturale accostamento. Più avanti nell’intervista capiremo meglio cosa tiene legati e compresenti i due livelli. 

Dalla Toscana aI trasferimento in Sardegna 

Fu il trasferimento del padre ingegnere in Sardegna a far si che tutta la famiglia si stabilisse nell’isola. Inizia il suo percorso a contatto con altri autori sia sardi che non, tra cui ricorda Carmelo Floris, Giuseppe Biasi, Bernardino Palazzi. Uno dei primi autori da lui conosciuti era Antonio Spada, che prima di essere pittore era disegnatore tecnico. “Ho fatto questa associazione, La Consorteria delle Arti … avevo sino a centosettanta soci”.  Una esperienza  collettiva molto interessante, irripetibile.

Io non ho uno stile, mi diverto, trucco

Naturalmente non poteva mancare la domanda di rito. Che cosa spinge un artefice ad accostarsi alla tela bianca. Quale è la  motivazione per la creazione? E’ una urgenza, un impulso, una naturale inclinazione che preme?  La domanda aveva come senso non quello letterale, invece Alberto dal Cerro la coglie al balzo  creando una situazione divertente: si ribella subito e rilancia, spiegando che per lui i materiali non sono cosi scontati e da cliché. No, no, niente affatto: lui la tela la prepara con le sue mani, e a supporto dei suoi segni e colori usa di tutto.  “Tutti i materiali me li faccio da solo, anche i colori”. I materiali più inconsueti, di recupero. Foto, articoli di giornali, suggestioni casuali che poi ricompone e a cui da vita creando quella dimensione fantasmagorica e anche onirica che rintracciamo nelle sue opere. Candidamente ammette: “ma io mi diverto” e probabilmente questo è il filo rosso che caratterizza l’eterno adolescente curioso Alberto dal Cerro nel suo passaggio dallo sport all’arte. Il divertimento crea le opere: la dimensione ludica percorre tutto il suo fare da artigiano instancabile.

Un ultimo pensiero prima del commiato 

“Lo rivolgo alla mia compagna, alla compagna di una vita,  che non mi può sopportare, mi combatte dalla mattina alla sera, ma siamo trenta anni assieme e mi ha dato una bambina eccezionale, la adoro”. E con questa tanto delicata quanto onesta dedica ringraziamo e salutiamo il maestro.  

Lo rincontreremo tra breve in una mostra collettiva che è in corso di preparazione e sulla quale potremmo darvi notizia tra breve.

Ascolta l’intervista di Alberto dal Cerro.

About Lucia Argiolas

Mi sono formata con l'attività di programmazione cinematografica, durante i miei studi universitari in Filosofia a Cagliari. Passata poi alla regia e produzione di documentari, ho realizzato delle opere in Sardegna per poi partire per affrontare nuovi studi nei Paesi Bassi. Mi sono dedicata al management culturale per anni in Olanda, dando vita ad una associazione culturale e ad una impresa specializzata in promozione territoriale. Dopo aver passato quasi vent'anni ad Amsterdam, ho deciso di rientrare a Cagliari.

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