Impatto climatico pesa sulla scelta di un nuovo lavoro, secondo l’Indagine annuale della Banca europea per gli investimenti (Bei) sul clima
L’impatto climatico è rilevante per il 75% degli italiani. L’81% dei ventenni italiani considera l’impatto climatico delle attività di un potenziale datore di lavoro un fattore rilevante nella scelta di un posto di lavoro. Il 25% addirittura afferma che è una priorità assoluta.
E’ uno dei risultati dell’ultima edizione dell’Indagine annuale della Banca europea per gli investimenti (Bei) sul clima, condotta nell’agosto 2022 e pubblicata oggi.
In Italia, tuttavia, i cambiamenti climatici restano una delle maggiori sfide che il paese deve affrontare.
Oltre tre quarti degli intervistati (80%) affermano di essere convinti che il proprio comportamento possa fare la differenza nell’affrontare l’emergenza climatica, una percentuale di 8 punti percentuali superiore alla media Ue. Sono in molti a ritenere che il governo abbia un ruolo da svolgere quando si tratta di spingere i singoli a modificare il proprio comportamento. Tre quarti degli italiani (76%) sono favorevoli a misure governative più stringenti che impongano un comportamento diverso delle persone di fronte ai cambiamenti climatici (l’82% degli intervistati sotto i 30 anni sarebbe favorevole a questo tipo di misure).
Lavoro
Con l’entrata di nuovi soggetti nel mercato del lavoro ogni anno, le considerazioni sulle questioni climatiche tra coloro che affrontano la scelta di un datore di lavoro diventano sempre più diffuse. La maggior parte della popolazione (75%) afferma già che è importante che un potenziale datore consideri la sostenibilità un aspetto prioritario. Per il 25% dei candidati a un posto di lavoro, la sostenibilità è perfino una priorità assoluta. Questa maggioranza è generalizzata e abbraccia tutti i vari orientamenti politici e livelli di reddito.
Consumi
Quasi due terzi degli italiani intervistati (64%) vedono di buon grado la creazione di un sistema di bilancio del carbonio che destinerebbe un numero fisso di crediti annuali da spendere nei prodotti con una pesante impronta carbonio (beni che non sono di prima necessità, voli aerei, carne, ecc…). Lo stesso parere è condiviso anche dalla maggioranza degli intervistati francesi e tedeschi (rispettivamente il 57% e 56%). Questa misura raccoglie il consenso della maggior parte degli italiani, indipendentemente dal livello di reddito (70% dei redditi più bassi, 63% della classe media e oltre il 63% degli intervistati nelle fasce di reddito più elevato).