Restituito al pubblico il “Recinto delle feste” del Santuario Nuragico di Santa Vittoria, sul margine orientale della Giara di Serri, nel sud Sardegna.
Il sito nuragico di Serri è stato interpretato dall’archeologo Giovanni Lilliu come luogo di incontro delle genti nuragiche in occasione dello svolgimento delle cerimonie religiose.
Il sito
L’area archeologica è nota come una tra le più importanti della Sardegna per la ricostruzione della protostoria dell’Isola nell’età del Bronzo e del Ferro. Una testimonianza preziosa per la conoscenza delle pratiche religiose delle popolazioni nuragiche.
A cento anni dal primo intervento nel Recinto delle feste ora questo luogo coi suoi caratteristici porticati, viene restituito alla collettività con la presentazione dei risultati delle recenti indagini. La Soprintendenza archeologia delle belle arti e paesaggio per la città metropolitana di Cagliari e le province di Oristano e Sud Sardegna ha dato infatti il via a un intervento estensivo all’interno del Recinto.
I risultati hanno messo in luce una frequentazione del sito che parte almeno dal Bronzo recente (circa 1300 a. C.) e una successiva frequentazione di età punica e romana. Lo scavo ha poi evidenziato che all’interno non sono presenti strutture edificate, come era stato ipotizzato, ma che il grande spazio all’aperto era vuoto.
Nuovi progetti
L’area archeologica Santa Vittoria ora sarà al centro di una serie di conferenza per celebrare il centenario degli scavi e in particolare la scoperta del Recinto e della Casa del Capo. Il sindaco, Samuele Antonio Gaviano, ha annunciato progetti futuri di valorizzazione del sito. Alla presentazione, è intervenuta tra i vari ospiti Patricia Olivo, segretaria regionale del Mic per la Sardegna, la stazione appaltante dell’intervento.
La scoperta del santuario risale al 1909, quando Antonio Taramelli diede inizio agli scavi archeologici che proseguirono a più riprese fino al 1931. Questi portarono alla luce la maggior parte delle strutture e degli edifici oggi noti e visibili. Importanti reperti archeologici del sito sono oggi esposti al Museo Archeologico Nazionale di Cagliari.