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Ilaria Bonuccelli
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Uomini maltrattanti e come recuperarli

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Uomini maltrattanti e come recuperarli
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Uomini violenti, serve un lavoro di sistema per trattamenti efficaci; cresce il numero degli accessi ai centri antiviolenza.

In un Paese, l’Italia, dove siamo a quasi un femminicidio ogni tre giorni, è il caso di farsi, tutti e senza semplificazioni, una domanda preventiva: Si può riconoscere in anticipo un uomo tendenzialmente violento? Le donne hanno la possibilità di rendersi conto, da alcuni segnali inequivocabili, i rischi che possono correre con un certo tipo di uomini? Sono in grado, sempre attraverso gesti espliciti, di capire che stanno sprecando la salute, i sentimenti, e in qualche caso anche la vita? Sì, è possibile. E hanno indicato alcune spie forti e chiare, perfino semplici da decifrare in chiave anti-violenza.

Dall’intolleranza del linguaggio alla tendenza al vittimismo, dalla gelosia ossessiva, indice di un’idea di “possesso” della donna, a paranoie di vario genere, dall’abuso di alcol, o droghe, all’abitudine di denigrare, in modo esplicito, la propria compagna ed è all’interno della vischiosità di questi comportamenti che cova, per poi esplodere, la violenza contro le donne, fino al gesto estremo del femminicidio.

Su Unica Radio ne parliamo con Ilaria Bonucelli, giornalista del Tirreno e autrice di diverse inchieste giornalistiche. Una di queste inchieste ha portato alla modifica del Codice Penale. Autrice di best seller come per “Per ammazzarti meglio” e per ultimo “Violenzissima”. Intervistare Ilaria Bonucelli è stato straordinariamente prezioso e consiglierei ad ogni uomo di ascoltarla. Ci sono ben pochi commenti da fare se non ascoltare le parole illuminanti di Ilaria Bonuccelli.

Relazione sui percorsi trattamentali per uomini autori di violenza nelle relazioni affettive e di genere

La violenza sulle donne è un problema degli uomini, di cui le donne pagano un prezzo altissimo. Ecco perché cresce l’attenzione sui trattamenti dedicati agli uomini maltrattanti: nella “Relazione sui percorsi trattamentali per uomini autori di violenza nelle relazioni affettive e di genere”, approvata dalla Commissione parlamentare sul femminicidio, si mette in evidenza che in assenza di un intervento, l’85% degli uomini maltrattanti tornano a commettere violenze contro le donne. In Italia i centri che si occupano di trattare gli autori di violenza esistono da più di 10 anni, ma la strada da fare perché gli interventi siano organici è ancora lunga. Uno spunto di riflessione su cui discutere è sulle origini culturali alla base di questo fenomeno. Infatti la “natura” funge spesso, consapevolmente o inconsciamente, da giustificazione: i maschi sarebbero “naturalmente” violenti.

Gli uomini non nascono violenti, lo diventano

 Ma la scienza ha ampiamente dimostrato che non c’è nulla di biologico nell’esprimersi con comportamenti violenti e di prevaricazione. Gli uomini non sono affatto predestinati a essere più aggressivi o ad assumere più rischi delle donne. Gli uomini non nascono violenti, lo diventano. Per questo bisogna agire sugli schemi culturali predefiniti per fermare questi comportamenti virili. Ovvero sull’educazione e sui modelli che si vogliono trasmettere ai bambini. Ma per farlo, genitori, nonni, amici di famiglia, insegnanti delle scuole, educatori sportivi, tutti devono collaborare per far crescere uomini diversi, insegnando fin da piccoli che la virilità non è la valorizzazione del dominio sugli altri, la forza e la mancanza di empatia.

I segnali sono chiari. L’importante è non sprecarli, non sottovalutarli. Anche quando sembrano banali, piccoli. Un uomo violento si riconosce dai primi gesti, dai primi approcci, che nascondono un’idea di possesso della donna. Lo schiaffo viene dopo: prima, per esempio, ci può essere una gelosia ingiustificata e ossessiva, oppure l’auto-rappresentazione di un uomo che si vuole mostrare senza difetti, ma in realtà ne è pieno. Un uomo che per il tono, gli argomenti, e il modo con il quale si relaziona mostra già il nervo scoperto della sua tendenza alla violenza.

Le richieste ai centri antiviolenza si sono moltiplicate esponenzialmente

Un’altra cosa importante, per avere aiuti e sostegni concreti, anche psicologici, è informarsi dove si trova il centro antiviolenza più vicino alla vostra abitazione. In questo caso è il primo passo a cui rivolgersi. Un’ultima, ma importante raccomandazione è che bisogna uscire dalla solitudine del problema, senza timidezza e vergogna. La violenza degli uomini è un dramma collettivo di cui dovrebbero vergognarsi e non le donne che la subiscono.

Le richieste a queste strutture si sono moltiplicate, anche perché sono cambiate le modalità di accesso: volontarie, fino a qualche anno fa, sempre più “indotte” oggi. Il trattamento è infatti previsto dal Protocollo Zeus, cioè a seguito dell’ammonimento del questore, oppure su segnalazione dei servizi sociali o, ancora, del giudice, secondo quanto disposto dal Codice rosso. Il tema della motivazione degli uomini è diventato così un punto centrale: «Il fatto che in questo modo si agganci l’uomo è un aspetto positivo, ma è fondamentale che i programmi siano ben integrati e che sia possibile studiare e valutarne l’efficacia, per evitare una possibile motivazione strumentale, magari per uno sconto di pena», dice Pietro De Murtas, sociologo e ricercatore all’IRPPS.

I requisiti minimi per i centri per uomini autori o potenziali autori di violenza di genere

Un primo passo per inquadrare in maniera organica gli interventi sugli uomini è stato fatto con l’intesa tra le Regioni e il Dipartimento Pari Opportunità che, a settembre 2022, ha fissato i requisiti minimi per i centri per uomini autori o potenziali autori di violenza di genere, ora denominati CUAV. Nell’intesa, che stila anche i requisiti minimi dei centri antiviolenza, sono previsti 40 milioni di euro di finanziamenti per centri antiviolenza e case rifugio e 9 milioni per i CUAV.

Per Alessandra Pauncz, presidente del Centro Uomini Maltrattanti di Firenze e alla guida dell’associazione nazionale Relive, si tratta di un «accordo fondamentale». Ma sul documento è mancata la necessaria consultazione con i centri antiviolenza, che hanno fortemente criticato alcuni dei passaggi approvati (come quello del contatto previsto tra il CUAV e la donna maltrattata) e, soprattutto, la mancata concertazione e hanno chiesto una revisione dei requisiti e una apertura a un maggiore dialogo e collaborazione.

Ascoltate l’intervista a Ilaria Bonuccelli

About Samuel Pes

Appassionato di storia e di geopolitica, di lettura e di cinema. Il più grande desiderio? Diventare giornalista freelance.

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