
Il comunismo in Italia è la resistenza in prima linea contro la dittatura
La resistenza comunista. La dittatura instaurata da Mussolini dopo la marcia su Roma, porta conseguenze tragiche per la libertà di pensiero e parola. Tutti i partiti non conformi al pensiero unico fascista furono aboliti e perseguitati costringendo quindi anche il partito comunista all’inesorabile censura e repressione.
I militanti comunisti fuggirono in Francia e in Unione Sovietica, ma molti di loro rimasero in Italia costituendo le prima cellule clandestine e cominciarono a instaurare le prime operazioni di resistenza. Queste cellule agivano di nascosto, infiltrandosi nelle fabbriche e nei centri popolari perseguendo con audacia operazioni di sensibilizzazione e rivolta, mantennero vivo il legame tra partito e popolo.
Il fascismo prosegue nelle operazioni di propaganda e nella violenta azione di repressione, molti tra militanti comunisti e non solo sono oggetto di soprusi e violenze squadriste. Il clima di tensione non placa le operazioni di resistenza, anzi la rivolta armata è dietro l’angolo. Dopo la disastrosa entrata in guerra con la Germania, la popolazione avvertiva l’imminente scoppio della rivoluzione.
Inizia la rivolta armata, si formano le prime brigate, la più attiva e celebre è la Garibaldi guidata da personaggi come Longo e Secchia, futuri capi partito. I comunisti rifugiatisi in Russia trovarono vie e mezzi per sostenere la liberazione in Italia. Il coraggio dei partigiani e la dura lotta armata portarono alla caduta Mussolini. L’Italia è un paese libero, ora la responsabilità del PCI è quella di fornire nuove certezze nella propria azione politica.
Progetto finanziato dalla Presidenza del Consiglio dei Ministri Struttura di missione per la valorizzazione degli anniversari nazionali e della dimensione partecipativa delle nuove generazioni
