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L'immagine della cantante delle Balentes nella copertina di "Inghirios", il nuovo album delle Balentes in concerto a San Gavino Monreale il 28 dicembre

“INGHIRIOS”: per le Balentes il concerto slitta al 28 dicembre

Mercoledì alle ore 21 il concerto de Le Balentes sulle note di “Inghirios” al Teatro Comunale di San Gavino Monreale.

Il concerto de Le Balentes, protagoniste sulle note di “Inghirios”, il nuovo album, uscito per S’Ardmusic, slitta a mercoledì 28 dicembre alle 21 (invece che martedì 20 dicembre come precedentemente annunciato) al Teatro Comunale di San Gavino Monreale sotto le insegne del CeDAC/ Circuito Multidisciplinare dello Spettacolo dal Vivo in Sardegna.

È uscito il 15 aprile “Inghirios” , il nuovo disco de Le Balentes, una delle band più longeve nate negli anni ’90 sulla scena sarda. La produzione e direzione artistica è di Michele Palmas per la sua etichetta S’Ardmusic. Le Balentes con Stefania Liori, Pamela Lorico e Federica Putzolu (voci) per Inghirios sono accompagnate da Fabrizio Lai alla chitarra e bouzouki, da Fabio Useli al basso e chitarra, da Antonio Pisano alla batteria e percussioni e infine da Pierpaolo Liori alla fisarmonica e chitarra. Ovviamente i biglietti e gli abbonamenti resteranno validi anche per la nuova data.

Inghirios è un intrigante appuntamento con le atmosfere raffinate e le suggestive sonorità del nuovo album. I brani attingono alle storie vere e leggendarie, agli antichi saperi e ai riti dell’Isola al centro del Mediterraneo. “Inghirios” è in cartellone per la Stagione 2022-2023 de La Grande Prosa, Musica, Danza e Circo Contemporaneo ed è organizzata dal CeDAC/ Circuito Multidisciplinare dello Spettacolo dal Vivo in Sardegna a San Gavino Monreale con il patrocinio e il sostegno del Comune di San Gavino Monreale, della Regione Sardegna e del MiC / Ministero della Cultura e il contributo della Fondazione di Sardegna.

Sotto i riflettori Stefania Liori, Pamela Lorico e Federica Putzolu con “Inghirios” ottengono un vivido affresco della Sardegna di oggi e di ieri. Tra parole e note, riaffiorano creature dell’immaginario come in “Surbile”. Mentre “Sa Prima Pandela” guarda al futuro e alla parità di genere. Accanto a“Niña Unde”, “A Manu Tenta”, “Inghirios”, è il ritratto di un “Piciocus de Crobi” e infine la struggente “Lagrimas”.

Il canto seducente e le raffinate invenzioni polifoniche de Le Balentes sulle tracce del nuovo album “Inghirios” trova sonorità antiche e contemporanee. Il nuovo progetto del trio femminile sposa una tecnica virtuosistica verso la conoscenza della musica popolare. La ricerca e la sperimentazione a partire dai ritmi e dagli accenti, dalle modalità e dalle varie forme di canto sarebbero l’elaborazione nel corso dei secoli. Pur così denso di rimandi alle tradizioni e alla cultura della terra antica nel cuore del Mediterraneo, si apre al dialogo con il mondo. Attraverso la narrazione di saperi e di consuetudini, patrimonio di una civiltà millenaria, si ritrovano le proprie radici e insieme guardano al futuro.

Le voci delle Balentes disegnano un intrigante affresco dell’Isola con le sue molte anime, tra la civiltà agropastorale. Il legame è con il mare e gli stagni dei paesi e delle città d’acqua, accanto alla memoria dell’età nuragica e prenuragica, tra creature leggendarie e misteriose come le janas, le minuscole fate che abitano le cavità della roccia e i “giganti”, custodi d’Ichnusa, e in epoche più recenti l‘eco di rivolte contro i soprusi e epopee di banditi, attingendo al ricco immaginario ma anche e soprattutto alle usanze e i riti della vita paesana.

“Inghirios” si ispira a quel patrimonio prezioso che appartiene alla coscienza collettiva per descrivere la Sardegna di ieri e di oggi. Con un’antologia di canzoni originali, spiccano gli antichi successi e brani diventati ormai “classici” del repertorio dell’ensemble. Si parte da “Sa Prima Pandela” che rompe con la tradizione, attraverso la rivendicazione di una donna alla guida della corsa equestre, con una inedita affermazione della parità di genere. Scopriamo la figura enigmatica e inquietante della “Surbile”, accanto a “Narami”, la splendida “Niña Unde” e il ritratto di un “Piciocus de Crobi”. Il sentimento di un’antica solidarietà emerge in “A Manu Tenta”. Lo spirito del nuovo disco si riassume nell’emblematica “Inghirios”, e c’è poi lo spazio per “Contuleddu” e “Sorammala” accanto alla struggente “Lagrimas”.

Un concerto avvincente e sorprendente, che fonde gli accenti de sa limba sarda nelle sue varianti alle molteplici suggestioni sonore, per condurre gli ascoltatori nelle atmosfere dell’Isola tra la dimensione del quotidiano, con la “semplicità” e insieme la forza icastica dei gesti e la preziosa umanità della sua gente, pur così riservata e schiva, ma insieme generosa e ospitale e la dimensione onirica e fantastica di antichi miti e leggende.

«Ogni luogo ha la sua storia. Poco importa l’angolo del mondo in cui si trova o il tipo di vita che i suoi abitanti conducono; è certo che, dai bambini che muovono i primi passi nelle strade polverose, agli anziani che li seguono con sguardi profondi, tutti si sentono legati da sottili trame di vita e tradizioni», si legge nella presentazione. «Da questa consapevolezza nasce “Inghirios”: una necessità, un desiderio estremo di custodire le leggende e le magie della Sardegna. È così che raccontiamo la storia della nostra terra: una storia viva, tangibile, che emerge ogni volta che ascoltiamo i racconti dei suoi abitanti, di certo più intensi di quelli dei libri di storia.

«Ogni brano è una narrazione, un’onda di voci e di gesti, un insieme coeso di suoni e armonie. Condividiamo storie popolari racchiuse in un unico grande racconto. La storia cambia voce e ambientazione intrecciando tradizioni e lingue diverse (tabarchino, barbaricino, campidanese…) che rivelano la magia dell’isola di Sardegna».

Un’antologia preziosa in cui si riflette lo spirito di un popolo. I canti accompagnano lo scorrere dei giorni, le sue usanze e i suoi riti, e il ciclo dei mesi e delle stagioni. Raccontano le umane passioni e gli eventi dell’esistenza, trasfigurandoli in musica e in poesia. Le melodie nuove fanno affiorare le istanze della modernità e l’eco dei mutamenti culturali e sociali. In particolare emerge il genere femminile per quel che riguarda la condizione e il ruolo delle donne.

“Inghirios” è metafora di un cammino alla riscoperta delle origini, dei mille volti della Sardegna, delle sue molteplici sfaccettature. Tra paesi e città, dimensione rurale o urbana, ci si ritrova nel contrasto tra le aree più interne e le zone costiere. Ci ritroviamo in una sinfonia di colori e luci, voci e suoni simbolo di un’identità. Quelle storie particolari e insieme universali superano mari e oceani. Diventano parte di un’unica narrazione, simile eppure sempre diversa, con il mutare delle geografie, in cui è possibile riconoscersi in quanto appartenenti alla stessa specie umana.

About Samuel Pes

Appassionato di storia e di geopolitica, di lettura e di cinema. Il più grande desiderio? Diventare giornalista freelance.

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