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Nuova terapia per tumore polmonare a piccole cellule

L’Aifa approva la rimborsabilità della nuova terapia per il trattamento del tumore polmonare a piccole cellule.

L’Agenzia Italiana del Farmaco ha approvato la rimborsabilità di durvalumab. Farmaco immunoterapico sviluppato da AstraZeneca. Per il trattamento di prima linea del tumore polmonare a piccole cellule in stadio esteso in combinazione con la chemioterapia.
Il tumore del polmone a piccole cellule (microcitoma) colpisce ogni anno, in Italia, oltre 6000 persone. Che costituiscono circa il 15% del totale delle nuove diagnosi di carcinoma polmonare. Si tratta di una delle forme più aggressive di questa neoplasia, che per trent’anni ha visto come unico standard di cura la chemioterapia.
Il tumore polmonare a piccole cellule è una forma tumorale molto aggressiva. Che tende inizialmente a rispondere positivamente alla chemioterapia per poi andare incontro a un inevitabile e rapido peggioramento. A differenza di quanto avviene nel tumore del polmone non a piccole cellule, che include anche una percentuale di non fumatori, in quello a piccole cellule la quasi totalità dei pazienti è tabagista. A settembre 2020, la combinazione di durvalumab con la chemioterapia è stata approvata dall’agenzia regolatoria europea (Ema) in base ai risultati dello studio internazionale di fase 3 Caspian. Che ha coinvolto circa 800 pazienti con microcitoma del polmone in stadio esteso, arruolati in oltre 200 centri di 23 Paesi.
Pochissimi pazienti con microcitoma polmonare sono candidati al trattamento chirurgico, perché questa neoplasia progredisce molto rapidamente. E, nella maggior parte dei casi, è già in stadio metastatico al momento della diagnosi. La durata del beneficio offerto dalla chemioterapia standard di solito è breve. Da qui il forte bisogno clinico di nuove terapie farmacologiche efficaci.
Lo studio Caspian ha evidenziato che durvalumab in combinazione con la chemioterapia tradizionale non solo riduce del 29% il rischio di morte. Ma è in grado di triplicare la probabilità di sopravvivenza a 3 anni rispetto alla sola chemioterapia. Si tratta di un dato significativo, perché quasi una persona su 5 può ottenere un controllo della malattia a lungo termine, mantenendo inalterata la qualità di vita. In particolare, il 17,6% dei pazienti trattati con durvalumab più chemioterapia era vivo a tre anni, rispetto al 5,8% con la sola chemioterapia.

About Laura Piras

Studentessa della facoltà di Scienze Politiche. Vivo a San Sperate, un paese a circa 20 minuti da Cagliari. Mi piace seguire l'attualità e discuterne. Sono impegnata nel mondo del volontariato da circa 4 anni presso un'associazione di soccorso.

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