Sabato 12 Novembre al Tse di Cagliari appuntamento con Fabrizio Coniglio con ”Tutti a casa mia, ritratto collettivo sui sentimenti della giovinezza”, scritto, diretto ed interpretato da lui. Continua la stagione di ”Teatro Senza Quartiere” 2022-2023 organizzata da Teatro del Segno.
Teatro senza Quartiere. Sabato 12 Novembre al Tse di Cagliari appuntamento con il Teatro del Segno. Arriva Fabrizio Coniglio con ”Tutti a casa mia”, un ritratto collettivo sui sentimenti della giovinezza, scritto, diretto ed interpretato da lui. Continua la stagione di ”Teatro Senza Quartiere” 2022-2023. Lunedì 14 novembre alle ore 11 ci sarà la replica per le scuole.
Le dichiarazioni di Fabrizio Coniglio
«Questo mio spettacolo si nutre di decine di mail ricevute da ragazzi delle scuole medie superiori. Da genitori, da nonni e da operatori sanitari durante il terribile momento di lockdown che abbiamo vissuto» – racconta Fabrizio Coniglio – Nella mia condizione di isolamento solitario, ho sentito la necessità di mettermi in contatto con altre vite. Tra le tante testimonianze che ho raccolto, ho privilegiato quelle dei giovani.
E così grazie all’aiuto di alcuni insegnanti che conoscevo, mi sono arrivate decine di mail. Ragazzi delle scuole medie superiori mi scrivevano le proprie giornate, i propri sogni, le più intime emozioni. Ne è venuto fuori un ritratto collettivo sui sentimenti più viscerali della giovinezza, che è poi il futuro del nostro paese, estremamente forte ed emozionante».
«È la prima volta che scrivo un monologo – continua Fabrizio Coniglio – ho infatti sempre privilegiato una drammaturgia a più personaggi. Ma trovo necessario farlo proprio per descrivere la sensazione di apparente solitudine che ho vissuto. Perché dico apparente? Nella mia condizione, che è stata di molti, di isolamento solitario, ho sentito la necessità di mettermi in contatto con altre vite. Tra le tante testimonianze che ho raccolto, ho privilegiato quelle dei giovani.
Ho deciso di intitolare questo mio nuovo lavoro “Tutti a casa mia”. Proprio per restituire allo spettatore la sensazione che ho provato nel sentirmi circondato, improvvisamente, nella mia apparente solitudine, da così tanta vita e speranza. Gli scritti erano molto potenti teatralmente e ho cercato di restituirne la forza in uno spettacolo di 50 minuti, dando voce a tutte quelle anime che hanno popolato il mio appartamento, seppur virtualmente» rivela Fabrizio Coniglio.
«Ho immaginato quanto sia stato difficile per i giovanissimi affrontare l’isolamento. L’amputazione dell’adolescenza è stata drammatica, dai risvolti tragici sugli adolescenti con seri disturbi comportamentali. C’è stato un aumento del 30% dei suicidi in fascia adolescenziale. Mi viene da pensare che la cosa più devastante possa essere il non essere strutturati per affrontare tutto questo. Ci sono ragazzi hanno vissuto la maturità, le gite scolastiche, gli amori, la scoperta dell’amicizia, chi si farà carico di queste cose?».
E conclude: «Mi aspetto che come siamo stati così tempestivi da un punto di vista di divieti, che sono facili e non costano nulla, adesso si sia altrettanto tempestivi nel capire le ricadute di quanto scelto. Ma purtroppo non vedo uno spiraglio: adesso c’è il bombardamento mediatico sulla guerra. Un conto è l’informazione un conto la bulimia di terrore, direi basta con il varietà del dolore».
Lo spettacolo
La pièce che racconta la vita “sospesa” delle ragazze e dei ragazzi tra la chiusura delle scuole e le lezioni in DAD. Giorni e giorni trascorsi in un isolamento non volontario, nell’impossibilità di incontrarsi, di parlarsi, di studiare e divertirsi insieme con i propri coetanei.
“Tutti a casa mia” nasce dall’esigenza di confrontarsi con un dramma contemporaneo, attraverso le parole dei protagonisti, privati improvvisamente e per un lungo periodo di tempo della libertà, delle normali esperienze sensoriali, delle amicizie e delle abituali frequentazioni. Imprigionati da innocenti nelle loro case, costretti a confrontarsi con una realtà sconosciuta, simile alle serie di fantascienza ambientate in un ipotetico e post-apocalittico futuro.
Tra gli effetti collaterali dell’epidemia da Covid-19, la dimensione claustrofobica delle esistenze, al riparo nel rifugio dello spazio domestico ma anche separate dal resto del mondo, pur con la possibilità di comunicare attraverso personal computers e tablet, e più ancora smartphones e iPhones. Insomma gli strumenti informatici che fanno parte del modo di vivere contemporaneo, ancor più per le giovani generazioni di “nativi digitali”.
Uno spettaccolo sugli effetti psicologici della pandemia
La pandemia ha sconvolto ritmi e abitudini, costringendo a rimodulare le proprie giornate tenendo in considerazione obblighi e divieti. Regole come il distanziamento, l’uso delle mascherine e l’igienizzazione, fino alle restrizioni estreme del lockdown. Misure di sicurezza necessarie per contenere i contagi ma non di meno difficili da sopportare e tali da complicare la gestione dell’ordinario. Sia per gli adulti che per gli adolescenti e i bambini.
In un’epoca in cui si cerca di contrastare la tendenza a rinchiudersi in se stessi e accontentarsi di relazioni “virtuali”, per riscoprire il contatto con gli altri, esponendosi al “rischio” di un confronto diretto, di una discussione da cui non si può uscire semplicemente con un click, paradossalmente quegli schermi dietro cui si tende a nascondersi e proteggersi sono (ri)diventati una finestra sul mondo.
L’umanità si è ritrovata coinvolta in una sorta di “esperimento” in cui le visioni distopiche sono diventate realtà. Il virus si è trasformato in cartina di tornasole per rivelare la profondità e sincerità dei sentimenti e dei legami. La capacità di affrontare situazioni impreviste e difficili, di accettare la solitudine ma anche purtroppo di superare il dolore e la paura. Nella guerra contro un male invisibile, ciascuno ha dovuto e potuto combattere contro i propri fantasmi, ammettendo la propria vulnerabilità e fragilità.
Nei momenti drammatici in cui l’epidemia ha mietuto più vittime, nell’attesa che si mettessero a punto protocolli terapeutici e varie tipologie di vaccini. Nell’intento di arginare i contagi l’unica strategia efficace si è rivelata la sospensione delle manifestazioni culturali e sportive e delle lezioni. Perfino delle visite mediche e degli interventi chirurgici, per evitare per quanto possibile ogni occasione di contatto, più o meno ravvicinato, fino all’imposizione del lockdown.
Focus sulle storie degli adolescenti in una delle età più complesse, attraversata da profondi mutamenti fisici e psichici. Nella metamorfosi tra l’infanzia e la maturità, si sono ritrovati come nell’occhio di un ciclone, sull’orlo di una catastrofe. Richiusi tra le pareti della propria stanza, privati della dolcezza e del calore di un abbraccio. Della possibilità di scambiare uno sguardo, un sorriso, un bacio, senza la mediazione, preziosissima ma certamente inadeguata, di uno schermo.
Nel silenzio inquietante delle metropoli ma anche dei piccoli paesi, svuotati di qualsiasi parvenza di vita e occasione di socializzazione. Le parole di chi ha accolto l’invito a raccontare e raccontarsi acquistano una maggiore forza, perché riaprono i canali di una comunicazione interpersonale, preludio a un auspicabile ritorno verso la normalità.
I prossimi appuntamenti
La Stagione di Teatro Senza Quartiere 2022-2023 al TsE di Is Mirrionis a Cagliari prosegue con altri due spettacoli che completano la prima tranche autunnale, cui seguirà la seconda tranche prevista per la primavera 2023.
Un affresco dell’Italia negli Anni Trenta – sabato 26 novembre alle 21 – con “Una giornato particolare” del Teatro d’Inverno. Drammaturgia e regia di Giuseppe Ligios, protagonista sulla scena con Marina Serra e con un prezioso “cameo” di Teresa Soro (voce fuori campo). La pièce tratta dall’omonimo film di Ettore Scola affronta la questione dei diritti civili (negati) e della condizione femminile. Lo fa attraverso la delicatezza dei sentimenti dei due protagonisti (interpretati sullo schermo da Marcello Mastroianni e Sophia Loren) cui fa da contrappunto la “portiera”, incarnazione della morale piccolo borghese.
Una “vox populi” che riflette stereotipi e pregiudizi, esasperati durante il Ventennio, ma profondamente radicati nella cultura del Belpaese. Tanto da riemergere ancora oggi nel dibattito politico come nelle polemiche sui social media. “Una giornata particolare”, sulla falsariga della sceneggiatura scritta dallo stesso Ettore Scola con Ruggero Maccari e Maurizio Costanzo, «restituisce il senso di solitudine e di annullamento dell’individuo operato dai regimi dittatoriali» – sottolinea Giuseppe Ligios.
«Il dramma si consuma in un ambiente sospeso in cui i mondi di Antonietta, madre e moglie di una camicia nera fascista, e del giornalista e radiocronista omosessuale Gabriele, entrano accidentalmente in collisione. Mentre la radio rimanda l’eco dello storico incontro a Roma nel maggio del 1938 tra il Duce Benito Mussolini e il Führer Adolf Hitle. I due protagonisti si troveranno a comparare le loro vite, accomunate dallo stesso sentimento di rassegnazione e voglia di riscatto davanti ad una identità negata».
Finale con brio – sabato 10 dicembre alle 21 – con “Oh Tello!” del Teatro Tragodia. Da un’idea de “Le Allegre Comari di Windsor” di William Shakespeare, come sottolineano le autrici, Virginia Garau (sua anche la regia) e Daniela Melis. Anche protagoniste sulla scena insieme con Gino Betteghella, Giuseppe Onnis, Caterina Peddis e Ulisse Sebis della scoppiettante commedia che irride l’arroganza di un sedicente seduttore e esalta l’astuzia e arguzia femminile. Mettendo in guardia contro le conseguenze della gelosia.
I rimandi alle opere del Bardo infatti sono molteplici, fin dal titolo che ricorda il Moro di Venezia. La trama si ispira alla beffa ordita ai danni di Falstaff dalle (presunte) vittime dei suoi raggiri. Un tal Millantoni, trovandosi a corto di denari, cerca di conquistare i favori di una ricca dama, la signora Volpina Mazzone, sposata a un uomo estremamente geloso, Vitello detto Tello, ma costei si prende abilmente gioco di entrambi. Intorno a loro ruotano maliziose cameriere e servitori impertinenti o infedeli.
Appare anche una misteriosa maga disposta per denaro e svelare segreti e predire il futuro, in un racconto per quadri ricco di colpi di scena che culmina nell’atteso lieto fine. La commedia si snoda tra situazioni esilaranti e paradossali, con un ritmo incalzante, condito da una comicità demenziale, che mette in risalto il carattere sopra le righe dei personaggi “shakespeariani”, reinterpretati con sensibilità contemporanea.
Il TsE di Is Mirrionis a Cagliari ospita anche corsi e stages, oltre rassegne e festivals. Con spettacoli e concerti, proiezioni cinematografici, mostre e incontri, e una serie di iniziative culturali rivolte al quartiere e alla città. In programma, oltre agli spettacoli della Stagione di Teatro Senza Quartiere 2022-2023, anche “Mi sono scritto addosso…”.
Il laboratorio di drammaturgia diretto da Gianfranco Berardi e Gabriella Casolari, articolato in varie sessioni (la prima dal 24 al 27 ottobre) si concluderà in estate. Con l’esito scenico nell’ambito del XV Festival “Percorsi Teatrali”, e “MonologArte” 2022, a cura di Stefano Ledda. E’ incentrato sul lavoro sul personaggio in pièces “per voce sola”, con incontri settimanali dal 13 ottobre al 17 dicembre 2022 e esito scenico finale il 19 dicembre al TsE.
Focus su temi cruciali tra ironia e dramma, crudeltà e leggerezza, incanto e poesia con la prima tranche della nuova Stagione di Teatro Senza Quartiere 2022-2023. Punta i riflettori sulla drammaturgia contemporanea, tra intriganti riscritture di celebri capolavori e testi originali. Sul palco suggestive tranches de vie e sogni d’artista, fatti di cronaca trasfigurati attraverso i linguaggi della scena e pagine di storia, accanto a moderni apologhi per un colorato affresco di varia umanità.
Teatro Senza Quartiere
La Stagione di Teatro Senza Quartiere 2022-2023, si inserisce nel progetto pluriennale Teatro senza Quartiere, per un quartiere senza teatro, 2017-2026. A cura del Teatro del Segno con la direzione artistica di Stefano Ledda. In collaborazione con la Parrocchia di Sant’Eusebio di Cagliari e con il patrocinio e il sostegno dell’Assessorato alla Cultura, Spettacolo e Verde Pubblico del Comune di Cagliari, dell’Assessorato della Pubblica Istruzione, Beni Culturali, Informazione, Spettacolo e Sport della Regione Autonoma della Sardegna e del MiC / Ministero della Cultura e con il contributo della Fondazione di Sardegna.
Fondamentale l’apporto di partner e sponsor privati, a partire dal main sponsor Imobiliando di Roberto Cabras. Sostiene l’intero progetto quinquennale, insieme all’azienda Fratelli Argiolas carpenteria metallica, grazie alla quale sono stati realizzati alcuni degli adeguamenti tecnici del palcoscenico e del teatro e il partner tecnico DUBS Organizzazione Tecnica per lo Spettacolo di Bruno Usai.
Il progetto Teatro Senza Quartiere, per un quartiere senza teatro, 2017-2026 vede in prima fila, accanto al Teatro del Segno, l’Accademia Internazionale della Luce, il Teatro Tages, il Comitato Casa del Quartiere, Teatro impossibile, La compagnia Salvatore della Villa, l’Associazione Culturale Musicale Orchestra da Camera “Johann Nepomuk Wendt”, la Compagnia dei Ragazzini di Cagliari diretta da Monica Zuncheddu, l’Associazione Culturale CORDATA F.O.R. e il CeDAC (Centro Diffusione Attività Culturali) che organizza il Circuito Multidisciplinare dello Spettacolo in Sardegna.