Stefano Ledda foto GAP ph Katia Massa

Arriva in scena GAP, lo spettacolo di Stefano Ledda

Arriva in scena GAP, lo spettacolo di Stefano Ledda. Un focus sulla vita “esplosa” di un giocatore di videopoker in “GAP/ Gioco d’Azzardo Patologico – rovinarsi è un gioco”, lo spettacolo targato Teatro del Segno.

”GAP, Gioco d’Azzardo Patologico – rovinarsi è un gioco” è ideato, scritto, diretto e interpretato dall’attore e regista Stefano Ledda, va in scena martedì 4 ottobre alle 10 al CineTeatro “Olbia” di Olbia. Andrà in scena anche giovedì 6 ottobre alle 10 all’Auditorium dell’ISS De Villa di Sassari. Infine sabato 8 ottobre sempre alle 10 alla Fiera Campionaria di Cagliari nell’ambito di “Giocando… Fate il Nostro Gioco”. Settimana di Formazione e Prevenzione del gioco d’azzardo patologico.

L’evento è organizzato dal Dipartimento di Salute mentale DSMD Zona Sud e dal Centro per il Trattamento dei Disturbi Psichiatrici correlati ad Alcool e Gioco d’Azzardo Patologico della ASL di Cagliari. Con il supporto di ARES Sardegna e il patrocinio della Regione Sardegna e del Comune di Cagliari. E’ in programma dal 3 all’8 ottobre alla Fiera Campionaria di Cagliari – con iniziative in dive rse città della Sardegna.

GAP, Gioco d’Azzardo Patologico – rovinarsi è un gioco”

La pièce del Teatro del Segno è incentrata su una storia emblematica, specchio di una delle nuove forme di “dipendenza”. Una vera e propria patologia ossessivo-compulsiva – o meglio un disturbo del controllo degli impulsi riconosciuto e descritto nel Diagnostic and Statistical Manual of Mental Disorders. Trasforma il sottile brivido del rischio in una droga.

“GAP” evoca fin dal titolo (acronimo di “gioco d’azzardo patologico) il dramma personale delle vittime del demone del gioco. Il meccanismo che le induce a tentare più e più volte la fortuna, con il desiderio spasmodico di vincere. In fondo quasi con la segreta speranza di “perdere” per avere la giustificazione del doversi “rifare” e dunque giocare, e giocare ancora. La pièce offre un’intensa e amara testimonianza su come un innocuo passatempo possa distruggere un’esistenza. Insinuandosi a poco a poco nei pensieri fino a diventare un’idea fissa, che cancella tutto il resto.

La trama

Il protagonista è un giovane uomo felicemente fidanzato e in procinto di sposarsi. Vede infrangersi a poco a poco i suoi sogni, divorati dalla passione irresistibile per le combinazioni di segni e numeri che sanciscono la buona, o cattiva, fortuna. Inseguendo una vittoria irraggiungibile, finisce con il perdere amicizie e affetti, e la stima di sé. La pièce punta i riflettori sui rischi della dipendenza da gioco d’azzardo. Sulle ricadute sociali del diffondersi dell’abitudine a cercare nel gioco la soluzione ai problemi del quotidiano, o anche semplicemente il sottile brivido di una sfida alla (buona) sorte.

Le azioni e le scelte dei singoli infatti si riverberano sulla comunità: se il protagonista di “GAP” inizia il suo viaggio agli inferi in solitudine, dapprima minimizzando e celando la sua particolare predisposizione all’azzardo, poi contraendo dei debiti per mascherare le perdite, il suo comportamento inciderà non solo nei rapporti con familiari e amici – e con il datore di lavoro e i colleghi. Spesso per far fronte agli impegni i giocatori finiscono nelle mani degli usurai o addirittura giungono a commettere atti criminali – ad esempio indebite sottrazioni di denaro – con l’unico fine di continuare a giocare, rilanciando con una posta sempre più alta che dovrebbe coprire ammanchi e perdite, di fatto aggravando sempre più la propria posizione.

La potenza di un dramma privato tra crisi e occasioni di riflessione

Un dramma privato che si consuma nella mente di un giocatore, vittima della sua ossessione. Con precedenti illustri, da “Il giocatore”, celebre romanzo di Fëdor Dostoevskij, a “La donna di picche” di Aleksandr Puškin. Oltre alle tante “variazioni sul tema” nelle pellicole cinematografiche, da “Casinò” di Martin Scorsese a “Hard Eigh” di Paul Thomas Anderson, a “L’uomo della pioggia” di Francis Ford Coppola.

Il “format”, proposto dal Teatro del Segno, prevede oltre alla visione dello spettacolo un momento di dialogo e confronto con l’attore e regista Stefano Ledda. Ma anche con psicologi, esperti ed operatori dei SERD. Un’occasione per riflettere su un tema complesso e purtroppo estremamente attuale, con il moltiplicarsi delle opportunità di gioco, arrivate perfino negli uffici postali e nelle edicole. Queste dipendenze fanno leva su una speciale inclinazione personale ma anche sulla generale condizione di vulnerabilità e incertezza legata alla perdurante crisi economica aggravata dalla pandemia. Tra la perdita del lavoro, i compensi spesso inadeguati e il crescente costo della vita. Il miraggio di una “facile” ricchezza rischia di trasformarsi in un incubo quando le somme spese superano di gran lunga i guadagni.

”Giocando fate il nostro gioco”

La situazione improvvisamente si aggrava laddove la passione per il gioco assuma la forma di una vera e propria patologia. Producendo così una condizione di dipendenza psicologica analoga a quella provocata dalle sostanze stupefacenti, da cui è estremamente difficile liberarsi senza una guida e un supporto terapeutico.
Ma si sa, «prevenire è meglio che curare»: l’evento “Giocando… Fate il Nostro Gioco” – Settimana di Formazione e Prevenzione del gioco d’azzardo patologico organizzato dal Dipartimento di Salute mentale DSMD – Zona Sud e dal Centro per il Trattamento dei Disturbi Psichiatrici correlati ad Alcool e Gioco d’Azzardo Patologico della ASL di Cagliari con il supporto di ARES Sardegna e il patrocinio della Regione Sardegna e del Comune di Cagliari, offre a studenti e cittadini dell’Isola, oltre agli operatori coinvolti nei progetti formativi, l’occasione di approfondire un argomento scottante e poco indagato, perché legato a uno “stigma morale”, culturale e sociale.

L’importanza del messaggio

Comprendere che la dipendenza da gioco d’azzardo non sia altro che una malattia potrebbe favorire l’accesso ai percorsi terapeutici e ridurne le conseguenze sul piano individuale, familiare e sociale. Sensibilizzare e informare la popolazione, in particolare le giovani generazioni, sulle insidie nascoste dietro il gioco d’azzardo, è fondamentale affinché gli interessati possano individuare i segnali e i sintomi. E’ fondamentale affinchè imparino a riconoscere la propria e altrui fragilità. Non rinunciando all’elemento ludico, ma sapendo meglio distinguere il piacere del gioco dai meccanismi che rendono così seducente, e pericoloso, l’azzardo.

About Marta Collu

Appassionata di storia dal 1996, amo scrivere da quando ho memoria. Quando non ascolto i podcast di Barbero ascolto le playlist più disparate in base all'umore del giorno (e ovviamente Unica Radio). Lavoro come animatrice in una casa di cura e provo ad affrontare il mondo con gentilezza.

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