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Gas serra, la Nuova Zelanda mette nel mirino le emissioni del bestiame

Studio sul futuro del bestiame dell’Unione Europea

(Adnkronos) – La Nuova Zelanda ha pubblicato un piano per tassare le emissioni agricole, nel tentativo di affrontare una delle maggiori fonti di gas serra del Paese: le eruttazioni e le flatulenze di ovini e bovini. Infatti quasi la metà delle emissioni totali di gas serra del paese; proviene dagli allevamenti animali sotto forma di metano. La proposta prevede però anche incentivi per gli agricoltori che ridurranno le emissioni, grazie ad additivi nei mangimi, o a quelli che pianteranno alberi nella loro azienda per compensare l’inquinamento causato dal bestiame.

Il bestiame nell’UE

La dimensione fisica e finanziaria della produzione di bestiame dell’UE ha conseguenze ambientali, economiche e sociali di vasta portata. La produzione di bestiame è una parte importante dell’economia in molte regioni, comprese alcune aree rurali marginali. 

Il settore dell’allevamento contribuisce in modo sostanziale all’economia europea. Nel 2017, il valore della produzione animale e dei prodotti animali nell’UE è stata pari a 170 miliardi di euro; pari al 40% del fatturato agricolo totale. 

L’UE è un esportatore netto sul mercato mondiale e il surplus commerciale internazionale di derrate zootecniche è costantemente aumentato dal 2000, raggiungendo 3,7 miliardi di euro nel 2019.

Il bestiame è presente in quasi tutte le regioni dell’Unione europea e la sua importanza sociale si estende oltre l’occupazione. Le conclusioni generali sugli allevamenti devono essere tratte con cura. Molti dei contributi dell’allevamento del bestiame dipendono dai sistemi di allevamento implementati e dai territori in cui operano. Gli impatti ambientali possono essere significativi nelle aree di agricoltura intensiva, mentre nelle zone marginali il mantenimento dell’allevamento è una sfida per la conservazione di molti ecosistemi del patrimonio di alto valore ecologico. Nei territori di agricoltura mista, i benefici ambientali dipendono dalla misura in cui colture e animali sono integrati.

La consumazione degli Europei

Gli europei consumano grandi quantità di prodotti animali pro capite. Le proteine ​​di origine animale coprono oltre il 50% dell’apporto proteico totale delle diete europee e il consumo pro capite dell’UE è più del doppio della media mondiale, sebbene ancora inferiore a quello del Nord America.

Nel 2020 ogni europeo ha consumato annualmente 69,5 chilogrammi di carne espressi in equivalente peso al dettaglio; e 236 chilogrammi di latte in litri di equivalente latte. Il maiale è stato al primo posto (31,3 kg) seguito dal pollame (25,6 kg) e dalla carne di ruminanti; (10,8 per la carne bovina e 1,8 kg per la carne ovina). Il consumo pro capite di carne e latticini nell’UE è aumentato per diversi decenni; prima di iniziare a diminuire negli ultimi anni. Il consumo di carne dovrebbe diminuire ulteriormente entro il 2030.

 
 

About Jennyfer Maria Labieni

Amo i concerti, la musica, i vinili, i viaggi e i tulipani.

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