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Matteo Fresi regista Il muto di Gallura 4

Il Muto di Gallura, film di Matteo Fresi

Dal 24 marzo in Sardegna, dal 31 marzo uscita nazionale, Il Muto di Gallura sarà disponibile nelle sale italiane

Di cosa parla il film?

Questa storia, ambientata nella Gallura di metà Ottocento, ruota intorno a una faida. Ebbe luogo tra le famiglie Vasa e Mamia, che causò la morte di oltre 70 persone.

Bastiano Tansu è un personaggio realmente vissuto. Sordomuto dalla nascita, venne maltrattato ed emarginato finché la sua furia e la sua mira prodigiosa non divennero utili alla causa della faida. Il legame di sangue e l’assassinio di suo fratello Michele, lo annodano indissolubilmente ad uno dei due capi fazione. Pietro Vasa, lo trasforma nell’assassino più temuto dell’intera faida. Lo stato e la chiesa procedono per tentativi, spesso maldestri, per arginare l’ondata di terrore mentre le due fazioni si consumano a vicenda.

Quando le paci di Aggius determinano la fine della faida, Bastiano sembra aver trovato la pace interiore. Trova amore corrisposto per la figlia di un pastore. Ma in un mondo violento e superstizioso, che già da bambino lo additava come figlio del demonio, Bastiano non può essere assolto. Andrà incontro alla morte per mano dello stesso cugino Pietro Vasa.

Il regista

Matteo Fresi è nato a Torino il 29 Dicembre 1982. Si è laureato nel 2005 in Storia dell’arte moderna. Mamma umbra e papà gallurese, ha lavorato come skipper e istruttore di vela nell’arcipelago della Maddalena durante gli anni dell’università. Si è diplomato in tecniche della narrazione alla Scuola Holden con la quale collabora dal 2007 come docente. È socio fondatore di una piccola casa di produzione cinematografica di Torino: Epica Film.

Note di regia

Desidero raccontare questa storia perché credo che, in fondo, tutti noi ci siamo sentiti un po’ Bastiano Tansu: abbiamo avuto difficoltà a comunicare i nostri sentimenti e i nostri bisogni, abbiamo agito in funzione di regole che non comprendiamo, abbiamo guardato in faccia il dolore di una perdita e ci siamo sentiti soli. Abbiamo pensato che l’amore ci potesse salvare da noi stessi. E siamo stati smentiti.

Il Muto di Gallura racconta il peso specifico di un mondo arcaico e sospeso, archetipico teatro di umane tribolazioni.

La vicenda reale, quella della faida tra le famiglie Vasa e Mamia, è scivolata nella leggenda grazie a Bastiano Tansu, un sordo incapace di comunicare a parole. La sua ferocia, il suo animo gentile, la sua mira infallibile, il suo amore impossibile per la figlia di un pastore, sono stati raccolti in un libro da Enrico Costa a pochi anni di distanza dai fatti reali, conferendo alla leggenda dignità storica.

La Gallura di metà Ottocento era una terra di frontiera. Da poco sotto il controllo dei Savoia, mal sopportava le regole imposte da uno stato di cui faticava persino a comprendere la lingua. La società gallurese aveva le proprie regole, a cui non era disposta a rinunciare: l’arcaico codice della vendetta, amministrato dai ragionanti e dai pacieri.

In questo scontro di culture la chiesa cattolica era l’unico strumento di controllo esterno che risultasse efficace e insieme allo Stato procedeva per tentativi, spesso maldestri, per arginare l’ondata di terrore innescata dalla faida tra le famiglie Vasa e Mamia. Il parroco, infatti, era sì uno straniero, ma la sua autorità era più facile da accettare in una società che andava ridefinendosi.

Quando ho riletto il romanzo ho subito pensato che l’impianto narrativo fosse molto contemporaneo e cinematografico. Il protagonista poi ha tutto quello che mi piace di un eroe/antieroe romantico. È tormentato, un animo nobile e buono nonostante le atrocità che commette, un emarginato, un perseguitato, è un diverso. Quasimodo, King Kong, Achille. Una forza naturale indomabile che sfugge al concetto di giustizia: è Moby Dick. È leale, arrabbiato, innamorato. I rari momenti in cui riesce a comunicare sono gocce di un distillato purissimo che ha a che fare con una sorta di sospensione del dolore.

La tragicità di questa storia risuona e riverbera nel paesaggio in cui è ambientata: i lecci contorti, le sughere ombrose, il granito, il vento forte che scolpisce gli alberi in un inchino perenne, la macchia mediterranea che raramente lascia scoperto il suolo nascondendo ostacoli e trappole, il mare come confine e promessa di un altrove.

La Gallura è talmente simile al paesaggio emotivo di questa vicenda che sembra quasi averla partorita naturalmente. Diventa un personaggio complementare che non si limita a osservare lo svolgersi della trama, ma accarezza il protagonista accompagnandolo nel dolore e nei rari momenti di gioia. Lo nasconde per proteggerlo, amorevole. Lo esalta fieramente per consegnarlo poi a noi spettatori nel suo ruolo di leggenda.

Il Muto di Gallura prodotto da Fandango con Rai Cinema, con il supporto della Fondazione Sardegna Film Commission è distribuito da Fandango Distribuzione.

About Valentina Tradori

laureata in beni culturali e spettacolo, theatre nerd e contemplatrice di film belli

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