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Il M° Davide Mocci
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Musica: una storia d’amore lunga una vita

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Musica: una storia d'amore lunga una vita
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Intervista al M° Davide Mocci, chitarrista classico, concertista e docente. Tra musica, attualità e speranze per il futuro

L’amore per la musica nasce attorno agli undici anni grazie al padre, anche lui chitarrista, con il quale frequenterà il suo primo corso di chitarra presso la Scuola civica di musica di Cagliari. Il futuro è già scritto. Davide Mocci, all’epoca solo un ragazzino, da quel momento sarà destinato a fare della musica la sua vita. Fin da subito nasce un legame indissolubile con la chitarra, che lo porterà a frequentare il corso di diploma decennale presso il Conservatorio di Cagliari, terminato, poi, al Conservatorio Briccialdi di Terni. Il Maestro non ama definirsi “solo”un chitarrista, prima di tutto è un Musicista. Perché, fondamentalmente, è la musica quella che gli scorre nelle vene. Definisce la chitarra “un pezzo di legno”. Non fraintendiamolo, un “preziosissimo pezzo di legno“, ma pur sempre uno strumento per fare musica.

A cosa hai dovuto rinunciare per diventare quello che sei oggi?

Un percorso non facile quello intrapreso dal giovane Davide. Più che di rinuncia, parlerei di scelta. Ho vissuto il mio percorso, non come una serie di rinunce, ma come un libero atto di volontà per ottenere ciò che desideravo in futuro. Ho frequentato il Conservatorio e le superiori contemporaneamente, quindi non ho vissuto la classica vita da liceale. Lo stesso discorso vale per il mio periodo da studente universitario. Mentre i miei amici giocavano a pallone, o andavano alle feste, io stavo a casa a studiare. Proprio in virtù di ciò che avevo costruito negli anni precedenti. Rifarei queste scelte domani mattina”. Afferma il Maestro

Da ragazzino come hai imparato a gestire l’emozione sul palcoscenico?

La paura del palcoscenico, uno spauracchio comune a molti musicisti, Davide l’ha affrontata di petto. “Se da bambino, può essere più semplice esibirsi, perchè si è più spavaldi; da adolescente si inizia a sentire la pressione del raportarsi con gli uditori”. Il concerto, per il Maestro, è una forma di comunicazione. Ci si deve mettere a nudo su un palco gigantesco, perchè suonare è una presa di consapevolezza di quello che si vuole trasmettere.

Parliamo di lockdown. Da musicista, come hai vissuto questo anno e mezzo di chiusura?

Mi sono sentito in gabbia, e soprattutto imbavagliato. E’ stato un periodo difficilissimo per i lavoratori dello spettacolo, ai quali non si è data la giusta attenzione. Sono stati presentati come “coloro che ci fanno divertire”, ma questa definizione oltre che essere riduttiva, è anche ridicolizzante. Questo perchè i cosiddetti “lavoratori dello spettacolo” non sono solo musicisti, o danzatori, ma sono anche sarti, sceneggiatori, e registi, che contribuiscono all’incremento del PIL italiano. Adesso si sta parlando di ripartenza in modo molto superficiale: gli artisti, a meno che non avessero altri introiti, hanno sofferto tantissimo questi due anni di fermo. Molti non sono riusciti ad arrivare a fine mese e si sono visti costretti a cambiare professione. In summa sono stati dimenticati”

Adesso che si inizia a sentire la brezza della semi libertà, hai qualche progetto in cantiere?

“Uno dei primi progetti in cantiere è il concerto del 16 luglio, alle ore 21.00, del Duo Dorian, formato dal sottoscritto alla Chitarra e dal M° Cristina Scalas al Flauto Traverso. Suoneremo in una location speciale, un evento magico. Saremo, infatti, sulla cima del meraviglioso Castello di Acquafredda, con le stelle che ci illumineranno in una notte di musica e di bellezza. Prima del concerto è prevista una visita guidata tra le rovine del castello. I posti sono limitati e sarà necessario effettuare una prenotazione obbligatoria sul sito www.castellodiacquafredda.com. Un’altra iniziativa che porteremo avanti sarà il progetto regionale “ Grazia Deledda in Esalettura”. Porteremo in scena l’innovativo spettacolo ideato dall’Unione Ciechi ed Ipovedenti di Nuoro, con le musiche del Duo Dorian. L’evento, organizzato in collaborazione con l’associazione culturale Dorian, sarà un’occasione unica di incontro e di inclusione”.

Per concludere, che cosa auspichi per il futuro di tutti gli aspiranti musicisti?

“Vorrei concludere con una frase del nostro premio Nobel Grazia Deledda, e dedicarla ai giovani musicisti:

<<Se vostro figlio vuole fare lo scrittore o il poeta sconsigliatelo fermamente. Se continua minacciatelo di diseredarlo. Oltre queste prove, se resiste, cominciate a ringraziare Dio di avervi dato un figlio ispirato, diverso dagli altri>>.

“Faccio i miei migliori auguri a tutti gli aspiranti musicisti e concertisti, perchè la nostra è una professione che richiede molto coraggio e forza di volontà”.

Se vi va di sentire l’intervista integrale, potete ascoltare il podcast in allegato!

About Camilla Maccioni

Classe 2003, futura diplomata al liceo classico (almeno così si spera). Oltre alle lingue morte si dedica allo studio della chitarra classica e sogna di poter diventare concertista. La scrittura l'ha sempre affascinata, e per questo si sta avvicinando, a piccoli passi, al mondo giornalistico.

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