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Alcohol Prevention Day, ecco i dati

Nel corso dell’ Alcohol Prevention Day 2021 (tenuto il 14 maggio), si è discusso sui dati dell’ISS ed sulla relazione annuale del Ministero. Tutte le associazioni hanno dato un contributo per sensibilizzare e informare su questo tema.

Sono più di 36 milioni i consumatori di alcolici nel 2019 (M=20 milioni; F=16 milioni), il 77,8% degli italiani di 11 anni e più e il 56,5%, delle italiane, per le quali si conferma il trend in crescita dal 2014. La prevalenza degli astemi nel 2019 è stata del 18,3% tra gli uomini e del 38,1% tra le donne. Per queste il trend continua a diminuire, facendo registrare un ulteriore decremento del 3,4% rispetto all’anno precedente. Questi e altri dati sono stati discussi il 14 maggio nel corso del webinar dedicato all’Alcohol Prevention Day 2021. Un evento organizzato dall’Istituto Superiore di Sanità e dal Centro dell’OMS per la ricerca e la promozione della salute su alcol e problematiche alcol-correlate (Who-CC) in collaborazione con il Ministero della Salute, la Società Italiana di Alcologia (SIA), l’ Associazione Italiana Club Alcologici Territoriali (AICAT) e l’Eurocare. È possibile collegarsi attraverso il link dedicato, attivo dalle 9.30.

Consumatori a rischio, minori e over 65 i più inconsapevoli

Criticità nei modelli del bere è stata registrata soprattutto per i minori e gli adolescenti, le donne e gli anziani; nel 2019, sono circa 8,2 milioni le persone di età superiore agli 11 anni (5,7 milioni maschi – 21,5% e 2,5 milioni femmine – 8,9%), che hanno adottato su base regolare, quotidiana, modalità di consumo a rischio di bevande alcoliche con evidente e sostanziale invarianza da oltre 8 anni, fatta eccezione per una riduzione tra i consumatori a rischio di sesso maschile dal 23,4 % del 2018 al 21,5 % del 2019.

I dati pre-Covid del 2019 evidenziano nell’analisi per classi di età che le fasce di popolazione con consumatori più a rischio. Essa è, per entrambi i generi, quella dei circa 750.000 minorenni, prevalentemente 16-17enni (M=42,2%; F=39,2%), seguita da oltre 2,7 milioni di anziani ultra-65enni ( M=34,0% ; F= 8,6 %), fascia in cui un maschio su tre e una donna su dieci consuma secondo modalità a rischio.
La prevalenza di consumatori a rischio di sesso maschile è superiore a quelle delle donne per tutte le classi di età a eccezione dei minorenni

Giovani consumatrici a rischio

La persistenza di uno zoccolo duro è rappresentato da un numero così elevato di consumatori e consumatrici a rischio. Appare, peraltro, ulteriormente aggravato dal riscontro recentissimo di un incremento al 23,6% per i maschi e al 9,7% per le femmine nel corso del 2020, che consumano a rischio.
A preoccupare in particolar modo è l’aumento registrato nel 2020 delle giovani consumatrici a rischio. Le 14-17enni, che superano per numerosità, per la prima volta, i loro coetanei consumatori a rischio (F=30,5% ; M=28,4%) in un quadro complessivo d’incremento del rischio al femminile diffuso a tutte le classi di età sino ai 60 anni e di incrementi registrati tra i maschi, più evidenti tra i 35-e i 60 anni.

Il binge drinking, l’abitudine più diffusa e consolidata nel 2019

Altra variabile collegata al rischio è il bere per ubriacarsi, il binge drinking. Si tratta dell’abbuffata alcolica di 6 o più bicchieri di bevande alcoliche in un’unica occasione. Modalità a rischio seguita da oltre 3,8 milioni di consumatori (2,8 milioni maschi; 1 milione femmine) di cui 830.000 11-25enni (21,8 % del totale dei binge drinkers in Italia) che giungono all’intossicazione, rappresentando un grave problema sia di salute che di enorme pressione sul sistema di pronto intervento per le procedure di disintossicazione e di ricovero.
Nel 2019 i binge drinkers rappresentano il 10,8% tra gli uomini e il 3,5% delle donne di sopra gli 11 anni; lo studio dei modelli di consumo tra i giovani ha mostrato che nel 2019 i livelli più elevati in assoluto nella popolazione hanno riguardato in particolare il 16% dei giovani tra i 18 ed i 24 anni di età, di questi il 20,6% maschi e l’11% femmine.

Cambia nel lockdown la modalità di approvvigionamento delle bevande alcoliche 

L’approvvigionamento delle bevande alcoliche non ha conosciuto pause nel periodo del lockdown. Il mercato ha rafforzato nuovi canali alternativi e anche meno controllati relativamente al controllo del divieto di vendita a minori. Lo ha fatto cambiando molte abitudini, tra le altre anche gli acquisti su canali online di e-commerce. Questi, per il settore delle bevande alcoliche, si stima abbiano conosciuto un’impennata nel 2020. Si parla tra il 181 e il 250% nell’home delivery, con un aumento dei consumi domestici registrati da più settori.
L’isolamento ha portato ad un incremento di consumo incontrollato, anche favorito da aperitivi digitali sulle chat e sui social network. Spesso avvenivano in compensazione della tensione conseguente all’isolamento, alle problematiche economiche, lavorative, relazionali e dei timori diffusi nella popolazione resa sicuramente più fragile dalla pandemia.

I servizi di alcologia

I servizi di alcologia e i dipartimenti per le dipendenze e di salute mentale, a causa delle chiusure obbligate dall’impossibilità di ricevere utenti in presenza, hanno registrato una crescita di difficile gestione prima, durante e dopo i lockdown per la scarsità delle risorse a disposizione, per la quantità di richieste inevase per le restrizioni anti-COVID-19 e l’impreparazione relativa a soluzioni digitali solo tardivamente introdotte in maniera disomogenea sul territorio dimostrando i gap da colmare con una indispensabile riorganizzazione degli aspetti organizzativi, gestionali, funzionali e logistici delle strutture del SSN.
L’Osservatorio Nazionale Alcol e il Centro dell’Organizzazione Mondiale della Sanità per la promozione della salute e la ricerca sull’alcol dell’Istituto Superiore di Sanità, attraverso la rete di collaborazioni internazionali, anche attraverso audizioni in Senato sta partecipando e mettendo nelle disponibilità dei decisori politici tutte le evidenze utili per delineare e implementare rinnovate strategie e i piani di azione e prevenzione.

Aumentati nel 2020 i consumatori dannosi di bevande alcoliche

Nei fatti già nel 2019 circa 670.000 consumatori dannosi (M=430.000; F= 240.000) sono identificabili come persone con un danno d’organo e/o comunque con un Disturbo da Uso di Alcol (DUA) richiedente un intervento che è stato assicurato ed erogato solo per meno del 10% dei casi attesi e mai intercettati o giunti a osservazione clinica. Nel corso dell’ultimo anno si è registrato un incremento dei consumatori dannosi. Esso è passato da 1,46% a 1,80%, con aumenti particolarmente preoccupanti per la popolazione anziana maschile, per la quale il valore è aumentato del 22,7%.
Nel 2019 sono stati presi in carico presso i servizi 65.387 alcoldipendenti (M= 50.353; F= 15.034). 

Mortalità alcol-correlata

Nel corso del 2019 si sono verificati complessivamente 43.148 accessi in Pronto Soccorso (M=29.860; F= 13.288) caratterizzati da una diagnosi principale o secondaria attribuibile all’alcol (69% maschi e 31% femmine). La maggior parte degli accessi al PS si riferisce alle persone tra i 18 e i 44 anni, ma colpisce che ancora il 10% circa degli interventi sia richiesto per i giovani sotto i 18 anni (2.573 accessi per i maschi e 2.150 per le femmine), dato molto preoccupante alla luce dell’incremento del 18% registrato per i maschi e del 25% per le femmine. Anche qui è da sottolineare come la differenza fra i generi – marcata nelle altre fasce d’età in cui gli accessi per i maschi sono molto superiori a quelli delle femmine – sia molto meno ampia nei minorenni.

Nel 2019 si registrarono complessivamente 54.001 dimissioni ospedaliere per problemi causati totalmente dall’alcol con una prevalenza per malattie epatiche croniche o cirrosi, disturbi mentali, dipendenza o abuso di alcol anche causa d’incidentalità stradale evitabile.
Alla mortalità è da aggiungere quella parzialmente attribuibile all’uso di alcol già stimata dall’OMS e dal WHO Collaborating Center in ISS: 17.000 decessi evitabili (M=11.670 ; F=5.159) per cancro, cirrosi epatica, malattie cardiovascolari e incidentalità stradale che sommano oltre l’87 % della mortalità evitabile parzialmente attribuibile all’alcol.

Incidenti stradali, nell’8,7% dei casi un conducente era in stato di ebbrezza

Carabinieri e Polizia Stradale, organi che rilevano circa un terzo del totale degli incidenti stradali con lesioni, hanno reso disponibili i dati riferiti all’anno 2019 sulle contravvenzioni elevate per guida in stato di ebbrezza e sotto l’effetto di stupefacenti in occasione di incidente stradale. Da tali dati risulta che, in totale per i due organi di rilevazione, sono 5.117 gli incidenti stradali per i quali almeno uno dei conducenti dei veicoli coinvolti era in stato di ebbrezza su un totale di 58.872 incidenti. Nel complesso l’8,7% degli incidenti rilevati dai Carabinieri e dalla Polizia Stradale risulta essere alcol-correlato, dato stabile rispetto al 2018.

About Mattia Atzeni

Amo addentrarmi negli infiniti universi creati dal Cinema. Respiro agonismo seguendo e praticando vari sport. Amo la musica vintage e lo stile retrò.

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