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Svolta cure cancro al seno

Test genetici, “svolta” per curare il cancro al seno

Coinvolti quasi 300 reparti di anatomia patologica e laboratori di biologia molecolare su tutto il territorio nazionale

 

Svolta” per curare il cancro al seno. “Tracciare una carta d’identità del tumore e individuare le cause della sua crescita. Questo grazie all’analisi in laboratorio delle mutazioni genetiche, dati rivelati da una ricerca Iqvia realizzata per Novartis“. Sono coinvolti quasi 300 reparti di anatomia patologica e laboratori di biologia molecolare su tutto il territorio nazionale. Soprattutto per mettere a fuoco le tecnologie disponibili e il loro effettivo impiego per effettuare test genetici. Tra i reparti coinvolti solo il 33% ha a disposizione le tecnologie.

Per tornare al soggetto parliamo di una realtà su cui si basano le innovazioni scientifiche e le nuove opportunità di cura per le donne. Tuttavia al giorno d’oggi riguarda solo una piccola percentuale di pazienti.

Oltre trentasettemila le italiane coinvolte

In Italia sono oltre trentasettemila le italiane che convivono con una diagnosi di tumore al seno avanzato. “Siamo di fronte a una svolta per curare il cancro- spiega Pierfranco Conte, Direttore Oncologia 2 all’Irccs Istituto Oncologico Veneto-, le conoscenze sviluppate sulle cause genetiche alla base della crescita tumorale hanno infatti portato a definire percorsi terapeutici differenziati in tumori mammari con particolari alterazioni genetiche“.

“Recentemente – riferisce-, sono presenti nuove terapie target mirate ad agire su specifiche mutazioni come la mutazione PIK3CA che riguarda circa il 40% delle pazienti”. “Inoltre le nuove terapie -sottolinea -, richiedono la messa a punto di nuove strategie che mettano in primo piano il ruolo della diagnostica molecolare“.

La disponibilità di avanzate tecnologie di diagnostica molecolare e le scoperte scientifiche sulla genomica del tumore hanno profondamente cambiato il ruolo del laboratorio che nel prossimo futuro sarà il punto di partenza imprescindibile, commenta Angelo Paolo Dei Tos, direttore dell’Anatomia Patologica all’Università di Padova”.

“In laboratorio siamo in grado di rilevare lo stato di mutazione dei geni coinvolti, come le mutazioni ereditarie del gene BRCA1/2 e del gene PIK3CA– continua Dei Tos-, conoscenze e tecnologie che per tradursi in pratica clinica richiedono la messa in atto di un nuovo modello. Vale a dire garantire ai reparti di anatomia patologica la disponibilità di tecnologie e risorse per effettuare i test e per favorire la collaborazione tra laboratori e reparti di oncologia”.

About Isabella Murgia

Isabella Murgia nata a Sassari, ma vivo a Cagliari dalla quinta elementare. Diploma di Liceo scientifico, laurea triennale in filosofia. Passione per il giornalismo e l'informazione.

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