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Covid-19: più frequenti i disturbi gastrointestinali

I quadri clinici più rilevanti sono ancora quelli con tosse e polmonite. Ultimamente, però, i disturbi gastrointestinali si sono aggiunti alla lista dei sintomi più frequenti. Tra questi diarrea, ma anche nausea e inappetenza.

È risaputo ormai, come esposto dal Ministero della Salute, che i principali sintomi di Covid-19 variano da febbre, tosse, mal di gola, affaticamento e dolore muscolare. Nei casi più gravi si possono presentare anche polmonite e altre complicazioni potenzialmente mortali. Ultimamente sembra essere più frequente il manifestarsi di disturbi gastrointestinali. Vediamo a questo proposito le posizioni di alcuni esperti.

Pier Luigi Bartoletti, vice segretario nazionale della Federazione Italiana Medici di Medicina Generale, afferma che la perdita del gusto e dell’olfatto sembrano oggi essere sintomi meno comuni rispetto a prima. Riferisce: “Una mia assistita accusava forti dolori allo stomaco: non aveva tosse, i polmoni erano liberi e neppure una linea di febbre. Ma era positiva al Covid e con lei molti altri pazienti“. Marco Daperno, gastroenterologo all’ospedale Mauriziano di Torino, spiega che i sintomi gastrointestinali sono raramente dominanti. Infatti, diarrea, vomito e nausea si presentano nel 30% dei casi insieme agli altri sintomi. Afferma: “Nella prima ondata le cose erano simili, ma ce ne siamo accorti un po’ dopo perché travolti dall’emergenza“.

Il Primario di Malattie Infettive dell’Azienda Ospedaliera Pisana, Francesco Menichetti, ricorda che i quadri clinici più gravi rimangono quelli che presentano tosse e insufficienza respiratoria. Menichetti sostiene che i sintomi gastrointestinali non siano così significativi da cambiare lo scenario delle diagnosi di sospetto Covid. Nonostante questo, per arginare la possibilità di contagio, è bene prestare attenzione anche a questi “campanelli d’allarme“.

Non solo sintomi di Covid-19

Antonietta Lamazza, medico gastroenterologo e professoressa presso l’Università di Roma “La Sapienza”, spiega che non è solo il virus in sè a provocare i principali disturbi sopraddetti. Ci sono altri fattori da tenere in considerazione, quali lo stress da pandemia e l’alimentazione: non a caso, infatti, l’intestino è spesso detto il nostro “secondo cervello“. In Cina, la percentuale dei disturbi gastrointestinali è più bassa di quella registrata negli Stati Uniti. Questo dato, secondo Lamazza, è correlato alla qualità dell’alimentazione e dello stile di vita.

Infine, il vice presidente della Società Italiana di Medicina Generale, Ovidio Brignoli, ricorda di non correre a conclusioni troppo affrettate. Infatti: “Questa è la stagione dei virus intestinali e potrebbero facilmente esserci sovra-infezioni con Covid dal momento che il coronavirus circola molto. Non è da escludere che il sintomo gastrointestinale non sia correlato al Covid ma abbia altra origine“.

About Giulia Demuru

Studentessa presso l'Università di Cagliari - Filosofia e teorie della comunicazione

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