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Varianti e mutazioni: tutto ciò che si deve sapere

Le nuove forme del Sars-Cov-2 preoccupano governi e comunità scientifica: bisogna tracciarne le diffusione e modificare adeguatamente i vaccini.

varianti covid

Il segreto di Sars-Cov-2, il virus causa della pandemia Covid-19 che da ormai un anno sta condizionando le nostre vite, è racchiuso in poco più di 30 mila lettere. Proprio come accade nell’uomo, ad ogni replicazione il rischio di errore è dietro l’angolo. E più si moltiplica, più si moltiplicano le occasioni di errore e di diffusione di nuove varianti.

I pericoli delle mutazioni

È così che nel tempo, in parte per la casualità e in parte per una selezione positiva, si sono originate le “varianti” virali di cui tanto si discute. Varianti che se non opportunamente controllate rischiano di vanificare parzialmente quanto di buono fatto sino ad ora nel contenimento della pandemia.

Infatti, anche se la maggior parte delle mutazioni non ha un impatto significativo, qualcuna può dare al virus alcune caratteristiche come un vantaggio selettivo rispetto alle altre attraverso una maggiore trasmissibilità, una maggiore patogenicità con forme più severe di malattia o la possibilità di aggirare l’immunità precedentemente acquisita da un individuo o per infezione naturale o per vaccinazione.

Quali sono le principali varianti?

Ad oggi quelle che destano maggiori preoccupazioni sono la variante inglese (B.1.1.7), quella brasiliana (P.1) e quella sudafricana (B.1.351).

Quella inglese si è già diffusa in oltre 80 nazioni. Secondo i più recenti studi, tale variante sarebbe maggiormente contagiosa a causa di mutazioni nella proteina spike. Gli ultimi dati indicano una infettività superiore del 30% rispetto al virus originale, ovvero a parità di esposizione si infettano 13 persone invece che 10. Non solo, secondo un documento del Ministero della Salute inglese la variante sarebbe associata ad una maggiore letalità.

La sudafricana preoccupa invece per la sua capacità di evadere la risposta del sistema immunitario. In questo caso alcune modificazioni nella proteina spike consentirebbero al virus di non essere riconosciuto al meglio dalla presenza di anticorpi generati dopo l’incontro con il virus originale. Una caratteristica associata ad una maggiore possibilità di reinfezione e di perdita di efficacia, almeno parziale, dei vaccini.

Quella brasiliana, molto simile per composizione alla sudafricana, preoccupa per le stesse ragioni. Una possibile riduzione nell’efficacia delle vaccinazioni e il “pericolo” di reinfezione.

L’effetto sulle vaccinazioni

Ed è proprio sull’efficacia delle vaccinazioni che si sta concentrando la ricerca. Una perdita di efficacia significherebbe lasciare spazio nuovamente al virus. Al momento però questo non sembra accadere.

Secondo gli studi più recenti sarebbero almeno 5-6 le zone della proteina spike attaccabili dai diversi anticorpi. Ed è per questa ragione che alcune mutazioni non sarebbero in grado di modificare a tal punto le caratteristiche della proteina da non essere più riconosciuta.

Ma il dato più confortante è quello relativo ad Israele dove la variante inglese è predominante. In questo Stato, nonostante la presenza della variante in oltre il 75% delle infezioni, l’efficacia del vaccino Pfizer-BioNTech sulla popolazione è del tutto paragonabile a quella ottenuta nelle sperimentazioni effettuate per arrivare all’approvazione del vaccino.

Anche nascessero altre varianti, il grande vantaggio della tecnologia a mRNA è quella di poter produrre nuovi vaccini contenenti le informazioni per neutralizzare le nuove mutazioni. E di riuscire a farlo in una manciata di settimane.

Fondamentale il tracciamento dell’evoluzione e diffusione delle varianti

Ma per arrivare ad aggiornare i vaccini contro le varianti e capire il nemico che si ha di fronte non si può prescindere dal sequenziamento del virus. Ecco perché gli addetti ai lavori chiedono a gran voce che si possa mettere in piedi un sistema di sorveglianza virologica che tracci l’evoluzione del virus caratterizzandone le eventuali nuove caratteristiche acquisite.

Informazioni utili sia per aggiornare i vaccini sia per prendere decisioni circa il contenimento del virus.

Una certezza fondamentale: bisogna continuare a rispettare le norme sul distanziamento

Ed è sempre nell’ottica di anticipare il virus che si pone la questione del contenimento della replicazione del virus. Meno Sars-Cov-2 si diffonde e meno avrà possibilità di accumulare mutazioni che potrebbero compromettere l’immunità acquisita sia dall’infezione naturale sia da vaccino.

Ecco perché, allo stato attuale, anche chi ha ricevuto il vaccino deve comunque attenersi alle norme per prevenire un eventuale contagio. Solo facendo terra bruciata intorno al virus potremo ridurre il rischio di nuove varianti. Ed è per questa ragione che la strategia di vaccinazione oggi più che mai deve essere globale. Il virus non conosce confini.

About Fabio Allegra

Studente di Scienze della Comunicazione presso l'Università di Cagliari. Non apprezzo il maestrale.

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