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I suoni modificano il cervello già nei primi giorni di vita

Una ricerca statunitense ha mostrato come il “contatto” con i suoni del mondo modifichi le aree del cervello legate ai sensi prima del previsto.

cervello suoni sensi topi

Un team di scienziati della John Hopkins University (Maryland, USA) ha scoperto che i suoni cambiano i modelli di “cablaggio” in varie zone del loro cervello, ancor prima che il condotto uditivo si apra. Questo è dunque prima di quanto ipotizzato da diversi scienziati in precedenza.

Gli esperimenti hanno avuto come cavie topi appena nati. Lo studio completo è pubblicato su Science Advances.

I particolari della scoperta

Nei topi i canali uditivi si aprono solo 11 giorni dopo la nascita. Invece, negli esseri umani il condotto uditivo si apre prima della nascita, intorno alla 20ª settimana di gestazione. Questo studio, secondo i ricercatori, si rivelerà utile per identificare quelle aree del cervello importanti per il sistema uditivo negli esseri umani.

In particolare, i ricercatori credono che la materia bianca del cervello, che si trova sotto la corteccia, disponga di particolari ed importanti connessioni per il sistema uditivo e per gli altri sistemi sensoriali.

In questa sostanza ci sono i cosiddetti neuroni subplate, alcuni tra i primi neuroni a svilupparsi nel cervello dei feti (si sviluppano intorno alla 12ª settimana di gestazione degli esseri umani e alla seconda settimana nei topi). Si tratta di neuroni primordiali che poi spariscono con lo sviluppo del corpo. Negli esseri umani la loro scomparsa avviene in un periodo che va da poco prima della nascita fino ai primissimi mesi di vita.

Prima che scompaiano, però, questi portati neuroni stabiliscono delle connessioni tra aree chiave del cervello che sono alla base dei sistemi sensoriali.

Eseguendo esperimenti su topi sordi e su topi con udito normale, i ricercatori si sono accorti che i suoni possono cambiare circuiti cerebrali già nei primissimi giorni di vita. Ovvero, all’incirca nel momento in cui, o poco prima, i canali uditivi si aprono.

La spiegazione degli autori

Il talamo è l’intermediario delle informazioni dagli occhi, dalle orecchie e dalla pelle nella corteccia”, spiega Patrick Kanold, professore di ingegneria biomedica della Johns Hopkins University ed uno degli autori dello studio. “Quando le cose vanno male nel talamo o nelle sue connessioni con la corteccia, si verificano problemi di sviluppo neurologico”.

Quando i neuroni sono privati dell’input, come il suono, i neuroni si allungano per trovare altri neuroni, possibilmente per compensare la mancanza di suono”, aggiunge Kanold. “Questo accade una settimana prima di quanto pensavamo e ci dice che la mancanza di suono probabilmente riorganizza le connessioni nella corteccia immatura”.

About Fabio Allegra

Studente di Scienze della Comunicazione presso l'Università di Cagliari. Non apprezzo il maestrale.

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