I cagliaritani escono in terrazza per praticare lo sport lontano da casa. E perchè non un gazebo o una tenda per lo lo smart working nel balcone?
I cagliaritani si sono dovuti reinventare durante il periodo del lockdown. È quanto emerge da un’indagine promossa dal Consiglio dell’Ordine degli Architetti. Pianificatori, Paesaggisti e Conservatori della Città Metropolitana di Cagliari e del Sud Sardegna si sono interrogati sui cambiamenti nelle scelte abitative dei cagliaritani.
“Dobbiamo innanzitutto distinguere tra le richieste di acquisto di nuovi immobili e quelle di modifica delle residenze in cui si vive già”. A parlare è la presidente dell’Ordine Teresa De Montis. “In questo secondo caso è come se i cagliaritani in quarantena avessero riscoperto gli spazi aperti già esistenti nelle loro case. Spazi che fino a quel momento erano poco utilizzati”.
Nasce così il concetto di “dentro e fuori” che consente una continuità, anche stilistica, tra spazi interni ed esterni. “Non solo: tra le richieste c’è anche quella di riaprire terrazze e balconi o modificarli in modo da renderli accoglienti e abitabili anche nei periodi autunnali e invernali”, spiega ancora De Montis.
Improvvisarsi arredatori d’interni
Dall’indagine emerge anche un cambiamento delle relazioni familiari. “Tra le richieste più frequenti c’è quella di incorporare la cucina alla zona giorno ,in modo che chi sta ai fornelli non rimanga lontano dal resto della vita familiare”. In questa ricerca di maggiore comfort c’è poi quella di adattare gli spazi al telelavoro, con postazioni individuali, dinamiche e accoglienti. “L’obbligatoria e prolungata permanenza domestica fa emergere, in generale, la necessità di avere spazi più ampi.
“Esigenza che aumenta notevolmente se si hanno figli piccoli”. Prende la parola il consigliere dell’Ordine Jari Franceschetto. “Ma tra gli aspetti più interessanti di questa indagine c’è anche il trasferimento di sempre più persone dal centro città verso zone meno trafficate e rumorose o verso le campagne”.
Molte le richieste anche per la creazione di nuovi spazi che possano ospitare gli anziani genitori. “Si lavora – spiega Franceschetto – su superfici ampie, magari già di proprietà familiare, dove, con un semplice frazionamento, si ha la possibilità di ottenere due o più unità abitative indipendenti ma che permettono di condividere la vita con gli anziani o i parenti più fragili”.