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COVID, famiglie fragili a rischio. I pediatri vogliono tavolo tra professioni

Con la crescita della disoccupazione e del tasso di indigenti, i pediatri si trovano sempre più in difficoltà a svolgere compiutamente il proprio lavoro.

Pediatri

Giuseppe Di Mauro, presidente della Società italiana di Pediatria (SIPPS), ha espresso preoccupazione per la salute delle famiglie più fragili. Alle istituzioni chiede ha quindi chiesto di aprire “un tavolo di lavoro” tra più figure professionali. Soprattutto in vista del Piano Infanzia che potrebbe nascere con una parte delle risorse previste nel Recovery Fund.

“Noi pediatri non vinciamo da soli, in questa battaglia alla povertà dobbiamo creare una rete che ci colleghi a nuove figure professionali. [Da] l’infermiere pediatrico domiciliare, ai servizi sociali comunali spesso di difficile individuazione, alle realtà del terzo settore e al volontariato”.

Al tavolo dovrebbero sedersi i servizi sociali comunali, gli infermieri, le Società scientifiche di Pediatria, la Caritas, le associazioni di volontariato, il terzo settore e istituzioni come Regioni e Comuni.

Famiglie fragili le più colpite dalla pandemia

“A pagare il prezzo più alto di questa crisi pandemica sono le famiglie con figli piccoli e coppie di genitori di giovane età. Ormai un numero crescente di madri e padri non sa nemmeno se nei prossimi mesi riuscirà a mettere un piatto a tavola. E, come si sa, la malnutrizione, in particolare nei primi 1.000 giorni di vita può causare gravi danni alla salute, anche dal punto di vista neurologico”.

Le soluzioni dei pediatri

Cosa si può fare? In primis la SIPPS propone di strutturare su tutto il territorio nazionale la presenza dell’operatore di visita domiciliare (o infermiere di famiglia). Non è un’utopia, in alcune regioni (come l’Emilia Romagna) già esiste già. Nell’ottica di una possibile divisione dei lavori, “il pediatra gestirebbe i casi pediatrici in stretto contatto col servizio dell’infermiere di comunità preparato nel settore infantile. [Servirebbe] quindi una figura dell’equipe del territorio completamente dedicata all’attenzione ai bambini, con un rapporto operatore-bambini di 1 ogni 500 nati per territorio”, dice Di Mauro.

Di Mauro avverte: senza professionisti a sostegno dei pediatri future generazioni a rischio

“Il singolo pediatra non ce la può fare da solo – ripete Di Mauro – serve una rete che metta insieme professionalità e servizi differenti. Il pediatra di famiglia ha già un ruolo di advocacy: sensibilizza, dà strumenti e più consapevolezza alle famiglie. Ma servono istituzioni e un lavoro di rete per prevenire i danni indiretti del Covid-19″. “Altrimenti – avvisa – ci ritroveremo tra 5-10 anni con tanti adolescenti non vaccinati o portatori di patologie che si sarebbero potute individuare precocemente nei primi 1.000 giorni di vita”.

“Dobbiamo tenere a cuore il presente dei bambini, ma anche il futuro delle prossime generazioni da un punto di vista neuro-cognitivo, psicologico e sanitario”. Altrimenti, tra 20 anni troveremo costi sanitari maggiorati e una popolazione di adulti con più problematiche sanitarie a causa di un minor numero di vaccinazioni, visite filtro e screening, conclude Di Mauro.

About Fabio Allegra

Studente di Scienze della Comunicazione presso l'Università di Cagliari. Non apprezzo il maestrale.

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