Una ricercatrice italiana ha scoperto che le persone con (gravi) eccessi di tessuto adiposo hanno un tessuto neurale più vulnerabile all’Alzheimer.

L’obesità e il sovrappeso possono rendere più gravi gli effetti della malattia di Alzheimer secondo uno studio pubblicato sul Journal of Alzheimer’s Disease Reports. Secondo i ricercatori l’obesità può infatti rendere più vulnerabile il tessuto neurale. “È importante sottolineare che questo studio non mostra che l’obesità causa l’Alzheimer, ma ciò che mostra è che il sovrappeso è un onere aggiuntivo per la salute del cervello e può esacerbare il patologia”, spiega Annalena Venneri, autrice principale della ricerca nonché ricercatrice del Neuroscience Institute dell’Università di Sheffield e del NIHR Sheffield Biomedical Research Center.
I risultati della ricerca
Secondo la ricercatrice, aspettare fino a 60 anni per perdere peso potrebbe già essere troppo tardi in quanto quei fattori che poi causano il livello di demenza che può portare all’Alzheimer “si nascondono sullo sfondo per molti anni”.
La ricercatrice, con l’aiuto dei colleghi, ha esaminato le scansioni cerebrali di 47 soggetti diagnosticati con l’Alzheimer, di 68 soggetti con decadimento cognitivo lieve e di 57 soggetti sani a livello cognitivo. Tramite tecniche computazionali ha concentrato la propria analisi in particolare sull’anatomia del cervello, sul suo flusso sanguigno e sulle sue fibre.
La ricercatrice ha inoltre comparato l’integrità della sostanza bianca e le concentrazioni locali dei tessuti del cervello, ossia il volume della materia grigia. Questa sostanza comincia a diminuire quando insorge l’Alzheimer.
Nei soggetti con livello di demenza lieve, la ricercatrice ha scoperto un collegamento tra l’obesità e il volume della materia grigia. Secondo i ricercatori questo collegamento significa che l’obesità può contribuire alla vulnerabilità neurale. Gli stessi ricercatori scoprivano che mantenere un peso sano nei soggetti con demenza lieve aiutava a preservare le strutture del cervello.