Alexa Unica Radio
covid, rimedi, cura

Covid: come curarlo nella prima settimana

Le linee guida indicano paracetamolo e sintomatici come i Fans nel caso di sintomi lievi. In corso di studio ci sono gli anticorpi monoclonali

Ormai lo sappiamo, il covid può avere tante facce e colpire in maniera differente persone diverse della stessa età, anche non anziane. La prima settimana dell’infezione può essere determinante, nei casi sintomatici, rispetto all’evoluzione della malattia.

Ancora non c’è una terapia efficace e convalidata contro il Covid-19. Quando il paziente è ancora a casa perché ha sintomi lievi, quali azioni si potrebbero compiere per prevenire un eventuale peggioramento? Nei primi giorni il Ministero della Salute raccomanda in caso di sintomi moderati, utilizzo di sintomatici come il paracetamolo e gli antinfiammatori non steroidei (Fans).

Ma nel futuro potrebbero aprirsi nuove prospettive di trattamento. Attualmente sono in corso di studio, anche nella fase precoce della malattia, gli anticorpi monoclonali, con risultati per ora promettenti. Mentre l’idrossiclorochina ha mostrato un potenziale effetto profilattico in uno studio che però era limitato. Un’altra ricerca, poi, ha rivelato una possibile azione dei Fans contro la produzione di citochine infiammatorie, ma l’indagine è ancora solo su animali.

I trattamenti ad oggi raccomandati

Nel caso di persone con rischio basso, sintomi lievi e non ricoverate, il monitoraggio precoce e continuo è essenziale. “Soprattutto nei primi giorni – sottolinea Roberto Cauda, ordinario di Malattie infettive all‘Università Cattolica del Sacro Cuore – decisivi per l’evoluzione della malattia”. 

In questa prima fase si possono usare paracetamolo e Fans, mentre sono sconsigliate altre terapie. Ad esempio sono da evitare corticosteroidi, antibiotici ed eparina che devono essere valutati dopo 72 ore, nei casi indicati nella circolare del Ministero. “Non sono trattamenti da usare in maniera precoce a scopo preventivo – commenta l’esperto – ma possono aiutare se la sintomatologia persiste o peggiora, in quadri specifici, per combattere l’infiammazione e non solo”.

Il futuro delle terapie

“Attualmente – prosegue Cauda – oltre all’essenziale strumento preventivo fornito dai vaccini, una delle prospettive terapeutiche più interessanti è quella degli anticorpi monoclonali”. Sono in corso di studio numerosi anticorpi monoclonali che hanno per lo più come bersaglio la proteina spike del coronavirus

L’idea è che possano arrestare lo sviluppo dell’infezione e questo può essere molto importante per impedire la fase successiva più pericolosa, quella infiammatoria. I dati preliminari di ricerche in corso hanno mostrato una riduzione della carica virale. Tanto che l’Agenzia italiana del farmaco (Aifa) comunica di voler promuovere uno studio clinico per comprendere se gli anticorpi monoclonali possano rappresentare una reale opzione terapeutica nella prevenzione della progressione del Covid-19 nei pazienti in fase precoce di malattia.

L’idrossiclorochina

“Un’altra terapia ampiamente utilizzata nella prima ondata e che è stata studiata anche nella fase precoce del Covid-19 è l’idrossiclorochina – sottolinea Cauda – ricordando che attualmente non è in alcun modo raccomandata o consigliata nei pazienti a casa o ricoverati in ospedale”. 

 La ricerca citata dall’esperto, pubblicato su Bmc Infectious Disease, concludeva che la somministrazione dell’idrossiclorochina in pazienti non in ospedale potrebbe ridurre il tasso di ricoveri. Lo studio, però, non è strutturato in maniera tale da poter fornire una prova sostanziosa e sufficiente per indicarne l’uso – in gergo tecnico non è uno studio randomizzato e controllato, ma retrospettivo, cioè indaga a posteriori dati clinici. Ma la prospettiva potrebbe essere interessante. “Potrebbe essere una strada da approfondire – commenta l’esperto – attraverso uno studio randomizzato controllato”.

Gli antinfiammatori

Si discute molto anche degli antinfiammatori Fans. “Un recente studio condotto nel topo e pubblicato su Journal of Virology – sottolinea Cauda – ha mostrato che questi antinfiammatori sembrerebbero in grado di diminuire, in questo animale, la produzione di citochine infiammatorie, il meccanismo responsabile della grave e diffusa infiammazione nelle forme più gravi di Covid-19 riducendo l’eccessiva risposta immunitaria contro il virus”.

 Tuttavia l’effetto sulla risposta immunitaria in particolare sulla produzione di anticorpi specifici è ancora da valutare e i risultati valgono per ora su animali. “Anche in questo caso – conclude Cauda – al di là delle giuste indicazioni circa il loro uso come sintomatici al pari di Tachipirina sarà importante condurre studi su ampie casistiche per valutarne l’effettivo loro beneficio in Covid-19”.

Nuove ipotesi per futuri studi

Sul banco delle ipotesi avanzate dagli scienziati ci sono anche altre alternative. “Una possibile opzione – sottolinea il neurologo Giulio Scigliano, della Fondazione Irccs Istituto Neurologico Carlo Besta – a mio avviso molto importante per futuri studi nelle fasi precoci di Covid-19 è quella del blu di metilene (metiltioninio cloruro triidrato)”.

Si tratta di un medicinale utilizzato storicamente contro la malaria e ancora in uso nella malaria resistente ai farmaci, come antidoto negli avvelenamenti da cianuri e in una particolare condizione chiamata metaemoglobinemia (sempre causata da intossicazione da farmaci o chimica).

L’esperto ha avanzato la proposta in una pubblicazione sulla rivista Medical Hypotheses. “È un farmaco noto per inibire l’eccessiva produzione non solo delle citochine ma anche di altre molecole reattive che promuovono l’infiammazione – sottolinea Scigliano – si tratta di un colorante a basso costo con proprietà antisettiche, utilizzato in maniera efficace contro la malaria, in alcune infezioni del tratto urinario, nello shock settico e nella metaemoglobinemia”.

About Elena Mameli

Mi chiamo Elena, sono una ragazza di 22 anni e vivo a Sardara. Frequento l'indirizzo storico artistico della facoltà di beni culturali e spettacolo.

Controlla anche

Eversense: una nuova tecnologia che migliora la vita dei diabetici

Una rivoluzione per i diabetici è in corso all’ospedale San Francesco di Nuoro nel quale …