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Marte

Marte- La zona migliore per vivere sul pianeta rosso

C’è mai stata vita su Marte? Rispondere a questa domanda non è semplice e tuttora molti gruppi di ricerca in tutto il mondo ci stanno provando.

Ma una cosa è certa: in un passato remoto è possibile che ci fosse acqua liquida. Mentre oggi c’è solo ghiaccio e una piccola quantità di vapore acqueo nell’atmosfera. Allora, se mai c’è stata vita, qual era la regione più umida e migliore per abitare il pianeta rosso?.

Oggi prova a rispondere un gruppo della Rutgers University, negli Stati Uniti, indicando che probabilmente la zona maggiormente favorevole si trovava sotto la superficie di Marte. Molti chilometri in profondità. Le ragioni sono da rintracciare nel clima e nelle condizioni ambientali di quella porzione di terra. Il risultato, pubblicato su Science Advances, potrebbe anche aiutare a risolvere una contraddizione, nota agli astronomi, chiamata “paradosso del Sole giovane debole”.

Un paradosso irrisolto

Il Sole è un po’ come un grande reattore, che genera energia dalla fusione nucleare dell’idrogeno in elio. Ma non è sempre stato potente come è oggi. Nel corso della sua esistenza (circa 4,5 miliardi di anni) ha illuminato e riscaldato gradualmente la superficie dei vari pianeti nel Sistema Solare. Ad esempio si stima che 4 miliardi di anni fa la sua energia fosse circa il 70% di quella attuale. E la nostra stella era dunque un po’ più debole. Per questo questa caratteristica del Sole implicherebbe che sia Marte sia la Terra all’epoca non avessero acqua liquida.

Al contrario del previsto, ci sono varie prove del fatto che Marte fra i 4,1 e i 3,7 miliardi di anni fa – un’era di Marte chiamata Noachiana (il nome viene da Noachis Terra, cioè “Terra di Noè”-  aveva una quantità abbondante di acqua liquida in superficie. Una dimostrazione di questo arriva da alcuni indicatori geologici. Come i resti di antichi letti di fiumi, e indicatori chimici, fra cui specifici indizi provenienti dai minerali. Tuttavia, i modelli climatici indicano temperature quasi mai superiori allo zero – agli 0,15 °C, dando luogo a una contraddizione, un paradosso. In particolare la presenza dimostrata di acqua liquida su Marte (e lo stesso vale per la Terra) già in quel periodo è all’origine di quello che si chiama il “paradosso del Sole giovane debole”, un’apparente contraddizione ancora non risolta.

Il sottosuolo era la regione più abitabile

Ma allora come si spiega l’acqua liquida se l’energia solare era troppo bassa? Per rispondere gli scienziati hanno analizzato vari insiemi di dati relativi al comportamento di Marte, studiando l’atmosfera e le sue caratteristiche geotermiche e chimiche, per capire cosa stesse realmente succedendo all’epoca. Dall’indagine è emerso che nell’era Noachiana l’origine di quest’acqua era probabilmente da rintracciare nel sottosuolo.

Anche se si suppone che all’epoca Marte fosse stato per un breve periodo caldo e umido, e non freddo e arido come previsto, l’acqua sarebbe stata comunque probabilmente originata sottoterra. Gli autori, infatti, hanno rilevato dai dati e dai modelli che l’acqua liquida sarebbe stata prodotta dal calore geotermico, naturalmente prodotto dalle profondità del pianeta, che ha sciolto il ghiaccio sovrastante. In pratica il calore generato dalla crosta e dal mantello, vari chilometri sotto la superficie, avrebbe potuto sciogliere spesse lastre di ghiaccio subito sopra e produrre molta acqua. A causa del clima freddo in superficie, soltanto in profondità l’acqua liquida sarebbe rimasta stabile più a lungo.

Dunque, sarebbe il sottosuolo, più che il suolo, ad aver offerto condizioni favorevoli all’eventuale esistenza di qualche forma di vita primordiale.

Il condizionale è ancora d’obbligo anche se altre spiegazioni risultano più difficili. “Anche se inseriamo nelle simulazioni al computer la presenza di emissioni di gas serra e vapore acqueo nell’atmosfera marziana”, sottolinea Lujendra Ojha, scienziato della Rutgers-New Bruswick University, “i modelli climatici ancora fanno fatica a sostenere l’ipotesi di un Marte caldo e umido per un lungo periodo”. E così le condizioni più calde e favorevoli si sarebbero trovate sotto la superficie marziana.

L’ipotesi che il calore – e l’acqua – venga dal basso e non dall’alto potrebbe anche aiutare a risolvere, almeno in parte, il “paradosso del Sole giovane debole”. Se il calore proviene dalle profondità, infatti, questo non impedisce che la superficie e l’atmosfera possano essere molto fredde, in linea con l’idea di un sole più debole. Ma ancora sono necessarie ulteriori conferme e parte del mistero rimane irrisolto.

About Nicola Saba

Mi chiamo Nicola e dopo il diploma magistrale ho intrapreso gli studi di Scienze della Comunicazione presso la Facoltà di Cagliari

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