Primi, importanti segnali positivi per la ripresa dell’Italia nel 2020 arrivano dall’export, fattore trainante della nostra economia degli ultimi dieci anni. Più marcata la crescita verso i Paesi extra UE, Cina e Stati Uniti in testa
Primi, importanti segnali positivi per la ripresa dell’Italia nel 2020 arrivano dall’export. Già settembre l‘Istat stima una crescita congiunturale per le esportazioni (+2,7%) e una lieve flessione per le importazioni (-0,6%). Su base annua l’export registra una crescita del 2,1%. L’import segna ancora una flessione, sebbene in decisa attenuazione (-6,4%, era -12,6% ad agosto).
Si stima che il saldo commerciale aumenti di 3.136 milioni di euro (da +2.686 milioni a settembre 2019 a +5.849 milioni a settembre 2020). Al netto dei prodotti energetici il saldo è pari a +7.583 milioni di euro (era +5.788 milioni a settembre 2019).
Nei primi nove mesi dell’anno, la flessione tendenziale dell’export (-11,6%) è dovuta in particolare alla contrazione delle vendite. I prodotti che hanno subito un calo delle vendite sono soprattutto macchinari e apparecchi n.c.a. (-15,4%). E ancora articoli in pelle, escluso abbigliamento, e simili (-22,1%). Infine metalli di base e prodotti in metallo, esclusi macchine e impianti (-9,7%) e prodotti petroliferi raffinati (-38,2%).
“Prosegue a settembre – è il commento dell’Istat – la fase di risalita verso i livelli di inizio anno dell’export italiano. Questo registra un nuovo aumento congiunturale, sostenuto dal commercio estero con i paesi extra Ue. Esso torna a crescere su base annua per la prima volta da febbraio 2020. Queste dinamiche risultano confermate anche escludendo gli effetti dovuti a esportazioni occasionali di elevato impatto (cantieristica navale). Al netto delle quali si stima una crescita, anche se più contenuta, su base sia mensile (+1,0%) sia annua (+0,4%).
L’import, invece, dopo gli aumenti dei mesi precedenti, segna un calo su base mensile modesto. Contribuiscono in particolare i minori acquisti di beni intermedi (per 0,8 punti percentuali). La sua flessione tendenziale si ridimensiona ulteriormente. Essa è spiegata per oltre 5 punti percentuali dal calo degli acquisti di prodotti energetici”.
L’aumento su base mensile dell’export è dovuto al marcato incremento delle vendite verso i mercati extra Ue (+8,1%). Quelle verso l’area Ue sono in lieve calo (-2,1%).
Nel terzo trimestre, rispetto al precedente, l’export segna un aumento del 30,4%, cui contribuiscono per due terzi i forti incrementi delle vendite di beni strumentali e beni intermedi verso entrambi i principali mercati di sbocco, Ue ed extra Ue. Nello stesso periodo, le importazioni crescono del 21,7%.
A settembre l’export registra una crescita su base annua del 2,1%, dovuta all’aumento delle vendite sia verso l’area extra Ue (+2,8%) sia, in misura minore, verso quella Ue (+1,4%).
L’import segna ancora una flessione, sebbene in decisa attenuazione (-6,4%, era -12,6% ad agosto), determinata in particolare dal calo degli acquisti dall’area extra Ue (-12,3%), mentre quello dall’area Ue è molto più contenuto (-1,9%).
Tra i settori che contribuiscono maggiormente all’aumento tendenziale dell’export si segnalano mezzi di trasporto, autoveicoli esclusi (+28,7%). E ancora metalli di base e prodotti in metallo, esclusi macchine e impianti (+9,9%). Articoli farmaceutici, chimico-medicinali e botanici (+8,2%). E infine articoli di abbigliamento, anche in pelle e in pelliccia (+6,4%) e autoveicoli (+5,8%). In forte diminuzione, su base annua, le esportazioni di prodotti petroliferi raffinati (-51,1%).
Su base annua, i paesi che contribuiscono in misura più ampia all’incremento dell’export sono Stati Uniti (+11,1%), Svizzera (+15,7%), Germania (+6%), Cina (+33%) e Polonia (+19,4%). Diminuiscono le vendite verso paesi OPEC (-14,8%), Spagna (-7,2%), paesi Asean (-13,3%) e Regno Unito (-3,9%).