Per aiutare l’ambiente, dovremmo sfruttare ciò che ci offre e allevare insetti: non solo consentono di produrre materiali resistenti e atossici, ma sono anche molto… nutrienti.
In un mondo in cui la tecnologia corre alla velocità della luce, facendo salire in maniera esponenziale i problemi ad essa connessi, tornare a servirsi di prodotti naturali e biodegradabili potrebbe essere una soluzione all’inquinamento ambientale. È ciò che propone Edward Melillo per salvare gli insetti. “Minuscole creature come la cocciniglia della lacca, la cocciniglia del carminio o i bachi da seta hanno giocato un ruolo fondamentale nello sviluppo globale”.
Lacca Atossica
Prendiamo la gommalacca, ad esempio, prodotta a partire dalla resina secreta dalla Kerria lacca. Una sostanza totalmente atossica e biodegradabile, il cui commercio risale al 1500. Quando gli europei ne erano grandi compratori e la acquistavano dall’India. La gommalacca è un materiale che deriva soltanto dalla cocciniglia.
Negli anni ’50 del secolo scorso, la scienza cercò di imitarla, inventando dei polimeri sintetici. Qusesti sostituissero le secrezioni della cocciniglia. Tuttavia, al contrario della gommalacca, il materiale artificiale era tossico e non biodegradabile.
Seta Preziosa prodotta dagli insetti
Un altro prodotto naturale che contribuì in modo decisivo allo sviluppo del commercio internazionale fu la seta. «La cui produzione – aggiunge Melillo – risale al 2640 a.C., quando un’imperatrice cinese ne apprezzò per la prima volta la resistenza e la delicatezza». L’umanità si è poi inventata il nylon, artificiale ed economico, ma indubbiamente di qualità inferiore. La resistenza e la morbidezza della seta sono inimitabili, e non c’è da stupirsi visto che i bachi (Bombyx mori) la producono da oltre 300 milioni di anni.
Il colore del bitter
Non solo tessuti e materiali, ma anche coloranti: il procedimento è un po’ disgustoso, ma uno dei coloranti naturali più usati, che tinge di rosso molte bibite e alimenti (come il bitter, l‘alchèrmes o lo yogurt alla fragola) viene dai corpi sbriciolati della cocciniglia del carminio (Dactylopius coccus). «Per oltre 250 anni il commercio di cocciniglie è stato fondamentale per l’Impero Spagnolo», aggiunge Melillo.