In natura, moltissimi animali si rivelano degli eccellenti imitatori, mutando non solo il proprio aspetto ma anche il suono della voce: vediamo chi sono
“Mimetismo” è un termine che deriva dal greco “Mimesis” e significa “imitare”. Moltissimi animali si rivelano abili imitatori. Ma perché gli esseri viventi devono imitare? E quale beneficio ne traggono?
Ingannare i predatori
A volte si imitano i colori delle specie pericolose per ingannare i predatori che le riconoscono come tali e le evitano (mimetismo batesiano). I colori sgargianti dei velenosi serpenti corallo sono imitati da specie innocue come il serpente reale, il giallo e nero dell’addome delle vespe e dei calabroni (Imenotteri), forniti di pericolosi pungiglioni, vengono imitati da innocue mosche (Ditteri) e farfalle (Lepidotteri).
La forma di mimetismo per antonomasia è comunque il mimetismo criptico (o criptsimo dal greco Kryptòs=nascosto). In questo caso l’animale assume colori, disegni, forme e comportamenti particolari per imitare l’ambiente. Non solo, per confondersi con esso passando così inosservato, sia a scopo di difesa, sia per avvicinarsi e poter ghermire le prede. Sono famosi i camaleonti, le seppie e i polpi che hanno cromatofori (cellule dell’epidermide contenenti pigmenti). Infatti, capaci di far cambiare colore alla pelle, ma qui il discorso si fa lungo e complicato.
Quando a essere imitata è la voce
Il mimetismo non annovera solo esempi legati all’aspetto fisico e ai colori bensì anche all’imitazione dei suoni e dei richiami vocali emessi da altri animali.
Molte specie di uccelli sanno imitare la voce umana (i pappagalli, le mynah o gracule indiane), gli storni imitano benissimo il canto di altre specie di uccelli; ma sono pochi gli esempi conosciuti di un uso particolarmente “mimetico” di questa abilità, e l’impiego che fanno di questa capacità innata alcune specie è sorprendente.
Spaventare i nemici
Alcuni ricercatori ornitologi dell’Australian National University hanno effettuato interssanti studi su un piccolo Passeriforme australiano. Il Brown Thornbill o Becco a spina bruno (Acanthiza pusilla). Hanno scoperto che questa specie ha messo in atto un tipo di mimetismo per difendere se stessa o i propri giovani da alcune specie di corvidi come la Cornacchia sibilante bianca e nera (Strepera graculina). Infatti, ha imparato a imitare il verso che altre specie di piccoli uccelli lanciano quando avvertono la presenza di un predatore (falchi e altri rapaci ecc). Sentendo il (falso) verso di allarme la cornacchia sibilante di solito fugge o ritarda l’attacco, permettendo ad Acanthiza di salvarsi.