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Cagliari, lauree in presenza. Enigma insoluto

Le misure di contenimento imposte dall’esecutivo e la coerenza fanno a botte: sì al calcio in settimana, no alle lauree in presenza. Alcuni studenti di un’università lombarda hanno proposto alternative interessanti come quella di svolgere le discussioni all’aperto e comunque sia con distanziamento sociale, ma dall’altra parte non risponde nessuno.

La tecnologia ci ha offerto mezzi di comunicazione sempre più all’avanguardia. È sufficiente pensare a come erano impostate le nostre vite prima dell’avvento degli smartphone. Erano impregnate di scenari che oggi identifichiamo con  luoghi comuni come l’”amico che citofona con la bicicletta”, le partite di calcio infinite nella piazzetta del quartiere e così via sino ad instaurarsi un vero e proprio “tecnoregime” che ha come caposaldo il concetto opposto, la libertà.
Ciò sembra andare a nozze con lauree e pandemia da Coronavirus.

Oggi la tecnologia è nella casa di ognuno di noi. Tutto é smart; il telefono, la televisione, la macchina, il frigorifero e persino le lezioni universitarie. Nessuno avrebbe pensato che una pandemia potesse allargarne il campo di applicazione. Anche le discussioni di laurea sono diventate smart. L’intero percorso di uno studente, fatto di lotte e sacrifici, e dei loro genitori che investono denaro ed energie per assicurarsi un futuro più definito viene concretizzato con una “chiacchierata” in chat.

La commissione stabilisce un calendario, gli studenti valutano la data che ritengono più appropriata, e con tesi in mano e corona d’alloro pronta per essere indossata ci si dirige verso il proprio computer. Dieci minuti di discussione, alcuni minuti dedicati alle decisioni da parte dei docenti sul voto finale e il conferimento del titolo. Successivamente si spegne il computer e ci si siede sul divano con uno spumante per festeggiare insieme ai congiunti.

Queste sono le lauree in tempo di pandemia da Coronavirus. “Non è possibile garantire la distanza di sicurezza”, questa è la risposta più gettonata quando viene domandato ai funzionari degli organi universitari come mai le lauree non possano essere svolte in presenza.

Il virus pare però essere timoroso nei confronti di funzioni religiose e rappresentazioni teatrali, le quali, nonostante tutto, svolgono regolarmente i servizi di riguardo. I più irriverenti volgono flebili frecciate al piano economico e a come le lauree face-to-face non producano un tornaconto finanziario a differenza delle attività citate in precedenza e identificano ciò come capro espiatorio; ma nel frattempo tutto tace.

L’università svedese “Karolinska Institute” di Solna, diversi mesi fa, ha comunicato il proprio successo nello sviluppo di “test sierologici pungidito”. Questi test quali sono in grado di cercare eventuali anticorpi prodotti dal sistema immunitario come risposta ad un’infezione da COVID-19, inoltre sono facilmente utilizzabili da chiunque. La percentuale di successo dei cosiddetti “tamponi rapidi” è indicativamente del 97,3. Tale soluzione potrebbe venir proposta in qualsiasi caso di assembramento (il prezzo per unità è di Euro 0,10). In questo modo si filtrerebbero gli infetti e, ad esempio, nel caso di una discussione di laurea, rendere l’evento quanto più prossimo alla normalità, così come accade in Corea del Sud.

Invece a Cagliari si preferisce burocratizzare e rallentare tutto, anche a fronte di nuove soluzioni proposte. Il motivo è ancora non pervenuto. Si potrebbero avanzare opinioni sulla precisione del test sommato alla verticalizzazione del trend di contagio di questa ondata pandemica, eppure, quando in estate la curva si era ridimensionata, di tamponi rapidi nemmeno l’ombra.

Il tempo fornirà senz’altro le risposte dovute.

About Claudio Marongiu

Laureato in Scienze della Comunicazione, appassionato di elettronica e tecnologia, musicista amatore e viaggiatore

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