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IsReal Festival 2020

IsReal Festival 2020: nell’anno più difficile

Nuoro, 12 novembre 2020: con una pandemia globale in corso, è lecito domandarsi quale sia il ruolo della cultura

IsReal festival: in un mondo stravolto dalla crisi sanitaria ed economica, le priorità del vivere individuale e collettivo sono state messe radicalmente in discussione.

A fronte della drammaticità dei dati che raccontano di un contagio in costante espansione, ci si sente in difficoltà nel portare avanti la progettazione di un evento come IsReal. Giunto alla sua quinta edizione e slittato dalle date ufficializzate in primavera con la speranza di trovare un momento più adatto e condizioni più sicure in cui dargli luogo.

La tranquillità ancora distante

Oggi l’orizzonte di tranquillità, quello in cui si potrà tornare serenamente ad affollare le sale cinematografiche, pare ancora distante. Ma la necessità di conoscere quello che accade fuori, acquista ulteriore valore in un momento in cui nuove chiusure e restrizioni rischiano di limitare i movimenti di ciascuno.

Il cinema, allora, può spalancare quegli scenari che ci sono momentaneamente negati. I luoghi che non possiamo raggiungere fisicamente li attraversiamo grazie allo sguardo altrui, ben oltre lo stallo imposto dal virus. Anche per questo abbiamo deciso di confermare la manifestazione in nuove date, dal 2 al 6 dicembre, per garantire il corretto svolgimento del festival IsReal. L’Istituto Superiore Regionale Etnografico ritiene un dovere nei confronti della propria missione. Creare un ponte tra i popoli e le culture per mezzo della cultura e della sua diffusione.

“Fare cinema è da tempo una sfida e quest’anno lo è stato più che mai” dichiara il direttore artistico di IsReal Alessandro Stellino. “La quarantena di marzo e aprile ha bloccato le riprese di molti film e anche chi era al montaggio si è trovato in difficoltà, costretto a rimandare la consegna del proprio lavoro. Le sale sono state colpite duramente e in parecchi hanno rimandato a data da definirsi la data di distribuzione delle opere. Lo stesso vale per i festival, che si sono visti privare della possibilità di offrire al pubblico programmazioni a lungo elaborate.

La piattaforme online come ancora di salvezza

Le piattaforme online sono arrivate come un’ancora di salvezza per Isreal festival. Se è vero che un festival non può non configurarsi come luogo di incontro e scambio tra le persone, per creare comunità intorno ai film, è vero che la rete è in grado di ampliare in maniera esponenziale la platea di spettatori. Niente può sostituire la proiezione di un film in sala ma, nei momenti più difficili di quest’anno, abbiamo scoperto che l’offerta di cinema va salvaguardata a tutti i costi.

Per questo abbiamo creduto opportuno rispettare il programma stilato in precedenza, confermando la partecipazione di tutti i film già selezionati, a conferma di un’adesione entusiastica da parte dei loro autori e autrici”. In attesa di rivelare il programma completo della quinta edizione del festival, anticipiamo che il focus principale della manifestazione sarà dedicato al cineasta cileno Patricio Guzman. Di cui si presenterà per la prima volta in Italia la trilogia composta da “Nostalgia della luce” (2010), “La memoria dell’acqua” (2015) e “La cordigliera dei sogni” (2019).

I tre film

I tre film del maestro del cinema documentario, arrestato all’indomani del colpo di stato del settembre 1973 e poi fuggito dopo due settimane di detenzione nello stadio di Santiago, raccontano con passione e lucidità la storia di un paese sempre più immemore del proprio passato, riflettendo a fondo sul tema della memoria e della sua persistenza come atto politico. La quinta edizione di IsReal Festival di Cinema del Reale sarà disponibile dal 2 al 6 dicembre sulla piattaforma streaming di MYmovies.it. Tutte le proiezioni saranno gratuite.

Patricio Guzman: la memoria ostinata

“Coloro che hanno memoria sono capaci di vivere nel fragile tempo presente. Coloro che non ne hanno, non vivono da nessuna parte” (Patricio Guzmán) “Sono nato in Cile, nella provincia più estrema del mondo, un luogo in cui nulla di rilevante sembrava potesse accadere”. All’improvviso quel paese, con la rivoluzione guidata da Allende, si trovò al centro della scena, fu il simbolo di una possibilità pacifica di cambiamento.

Questa rivoluzione, con il suo tragico epilogo costituisce il centro ispiratore dell’opera di questo maestro riconosciuto del cinema documentario. I disastri della dittatura militare sono l’ultimo episodio di una storia, quella cilena, intessuta di crimini politici e sociali, a partire da quelli perpetrati dai conquistatori spagnoli verso gli indigeni. Di fronte ad un paese proiettato in avanti, verso il futuro, sempre più immemore del suo passato, il cinema di Guzmán riflette a fondo sul tema della memoria. Dal 2 al 6 dicembre verranno presentati a Nuoro, per la prima volta integralmente, i 3 lungometraggi del regista che compongono la “trilogia del Cile”.

Nostalgia della luce (2010)

Un film sulla distanza fra il cielo e la terra. A tremila metri di altezza, gli astronomi di tutto il mondo si riuniscono nel deserto di Atacama, nel nord del Cile, per osservare le stelle. La particolare siccità del suolo preserva intatti per sempre i resti umani, comprese le ossa dei prigionieri politici della dittatura. Mentre gli astronomi cercano la vita extra-terreste, un gruppo di donne rimuove pietre per cercare ciò che rimane dei loro famigliari.

La memoria dell’acqua (2015)

Un bottone di madreperla incrostato nella ruggine di una rotaia in fondo al mare. Si tratta di una traccia dei desaparecidos di Villa Grimaldi a Santiago. Un fiume che scorre e il tintinnio delle cascate: è la canzone dell’acqua alla base della cultura dei Selknams, nativi sudamericani trucidati dai colonizzatori. Due massacri, e la memoria dell’acqua. Le chiavi narrative per raccontare la storia di un paese e delle sue ferite ancora aperte. Orso d’Argento alla Berlinale 2015.

La cordigliera dei sogni (2019)

L’esplorazione del territorio va di pari passo con l’esplorazione nella storia, per svelare l’anima più profonda del Cile. Nel documentario, presentato al Festival di Cannes, le alte cime della cordigliera si caricano di una moltitudine di significati simbolici, spesso contraddittori, stratificati come la roccia. La poesia visiva del paesaggio si sovrappone alle testimonianze dei cittadini cileni, che rivivono i loro ricordi della dittatura di Pinochet. Le voci umane si fondono con quella silente della roccia, in un commovente grido di avvertimento alle nuove generazioni. In anteprima nazionale.

About Francesca Dessì

Ho 23 anni e una grande voglia di mettermi in gioco

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