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Incidenti stradali in calo in seguito al lockdown

Incidenti stradali in calo in seguito al lockdown

Pubblicato il Rapporto 2020 sulla sicurezza stradale dell’International Transport Forum dell’OECD.

Diminuiscono gli incidenti stradali in conseguenze al lock down. Il rapporto fornisce una panoramica della sicurezza stradale per i 42 paesi che partecipano al gruppo di lavoro permanente noto come Gruppo IRTAD (International Traffic Safety Data and Analysis Gruop). Fra i primi dati di questo dossier – come riporta l’Associazione Sostenitori Amici Polizia Stradale  – emergono gli effetti delle restrizioni agli spostamenti imposte per l’emergenza Covid-19. Infatti si rileva una riduzione significativa degli incidenti sulle strade nei primi mesi del 2020. Anche se la riduzione della mortalità pur molto elevata, non in tutti i Paesi è stata proporzionale alla riduzione del traffico registrata.

In Italia la riduzione della mortalità ad aprile 2020, rispetto ad aprile 2019, è stata molto forte, pari al 79%.

In Francia è stata del 56%, in Spagna del 49%, mentre in Germania solo dell’1%. Il rapporto ITF evidenzia che nell’ultimo decennio, nel complesso dei 22 Paesi i cui dati sono disponibili, le strade più sicure rimangono le autostrade. Mentre le strade extraurbane registrano il tasso di mortalità più elevato per tipologia di strada: dal 36% del Portogallo al 73% della Nuova Zelanda.

In Italia evidenzia l’Asaps – le vittime sulle strade statali rappresentano circa il  50% del totale delle vittime sulle strade, con un tasso molto elevato di mortalità anche nelle strade urbane, di poco superiore al 40%.  In particolare, in Italia nel 2019 si sono registrate 3.173 vittime, con una riduzione rispetto alle 3.334 del 2018 ed un tasso di mortalità di 5,5 vittime per 100 mila abitanti.

Lo studio mostra che in alcuni Paesi è stato adottato un limite di velocità ridotto a 30 Km/h nei centri urbani (Oslo, Toronto, Monaco di Baviera, Madrid). E che l’utilizzo delle cinture di sicurezza riduce di molto la gravità degli effetti degli incidenti e potrebbe pertanto ridurre ulteriormente il tasso di mortalità.

L’utilizzo delle cinture nei sedili anteriori oscilla in media (dati 2019 o 2018) tra l’80 ed il 90% (es: Spagna, Stati Uniti, Serbia). Arriva intorno al 100% in Francia, Germania, Giappone, Svezia, Canada.

L’Italia invece si colloca al terzultimo posto dei 34 Paesi monitorati, insieme a Messico ed Argentina. Con solo poco più del 60% di utilizzo delle cinture anteriori, obbligatorie dal 1988.

L’utilizzo delle cinture sui sedili posteriori risulta ancora più basso rispetto a quelle anteriori. L’uso è superiore al 90% solo in Germania, Austria, Norvegia, Australia Canada e Repubblica ceca. Resta sotto l’80% nella metà dei 36 Paesi in cui sono disponibili dati. Usata sotto il 40% in 5 Paesi, Giappone, Costa Rica, Marocco, Uruguay, Argentina. L’uso scende al 20% circa in Serbia, Messico, Chile e Malesia. L’Italia occupa il penultimo posto della classifica, con solo  l’11% di utilizzo delle cinture posteriori, obbligatorie dal 1994 nel Paese.

L’Asaps inoltre sottolinea che non c’è una metodologia univoca di registrazione di tale dato nei vari Paesi, perciò il Rapporto sottolinea che esso potrebbe risultare in realtà ancora più basso.

“In materia di sicurezza stradale, il nuovo obiettivo per la comunità internazionale è ridurre il numero di vittime della strada del 50 % entro il 2030. L’Italia è nella parte bassa della classifica sull’uso delle cinture anteriori. Al penultimo posto nell’uso di quelle posteriori. Le strade più sicure rimangono le autostrade, mentre le strade extraurbane registrano il tasso di mortalità più elevato. Proprio quelle dove in Italia diminuiscono le pattuglie”: riassume l’Asaps. Qui il rapporto ITF 2020

About Nadia Dessì

Nata e cresciuta a Carbonia, dopo il diploma in Ragioneria ho proseguito gli studi presso l'Università di Cagliari, sono Dottoressa in Scienze Politiche e specializzanda in Relazioni Internazionali. Appassionata di politica e di attualità.

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