Festival Palcoscenici d'Estate, Spogliarello di Dino Buzzati

II edizione dei Palcoscenici d’Estate ad Allai

Apre il trittico finale di Palcoscenici d’Estate “Spogliarello” di Dino Buzzati ad Allai giovedì 13 agosto. Venerdì 14 agosto “L’Ultima Sciamana” e infine lunedì 17 “Son tutte belle le mamme del mondo?”

Ritratto di donna nel Barigadu: “Spogliarello” di Dino Buzzati darà il la al trittico finale del II Festival “Palcoscenici d’Estate“. Lo spettacolo è in cartellone giovedì 13 agosto alle 22 in piazza Santo Isidoro ad Allai (OR). Avrà luogo nell’intrigante mise en scène firmata da Marco Nateri con Marta Proietti Orzella e Alessandra Leo. Il Festival Palcoscenici d’Estate è organizzato dal Teatro del Segno con il patrocinio e il sostegno del Comune di Allai.

“Spogliarello” di Dino Buzzati

“Spogliarello” è un intenso ritratto al femminile, con la pièce che apre il trittico finale della kermesse nel paese del Barigadu. Fortemente voluta dal sindaco Antonio Pili e dall’amministrazione comunale, in segno di una “ripartenza” nel segno dell’arte e della cultura.

“Spogliarello” – nella versione di Marco Nateri – evoca una dimensione intima e raccolta, “segreta” quasi. E’ suggerita da una scenografia che evoca una camera da letto, o un salottino per signore. Forse un elegante boudoir, teatro di conversazioni private e “scandalosi” incontri. La pièce racconta l’amara discesa agli inferi di Velia. Velia è una donna bella ma fragile, desiderosa di conquistare un posto in società o almeno una certa tranquillità economica che la metta al riparo dagli imprevisti e dai rovesci di fortuna. La giovinezza e l’avvenenza son le carte vincenti che si gioca sul piatto del destino, ma la sorte beffarda le porta via all’ultimo istante il dono promesso. Velia precipita nella miseria e di nuovo prestiti, investimenti, affari dubbi se non peggio la faranno scivolare sempre più in basso fino a farle toccare il fondo. La trasformeranno da mantenuta di lusso in bella di notte, con tutti gli inconvenienti del mestiere più antico del mondo.

L’aspirazione alla felicità di Velia

La naturale aspirazione alla felicità si confonde per lei con il raggiungimento dell’agognato benessere. Si confonde con la possibilità di godersi serenamente la vita senza più preoccupazioni di carattere finanziario. Ogni tentativo in tal senso viene invariabilmente frustrato per l’ingenuità o incapacità di lei o per circostanze esterne. In questa maniera ogni volta le tocca ricominciare daccapo, un gradino più in basso. Una certa istintiva astuzia le permette di ottenere fiducia e appoggio sia pure momentaneamente, e non rinuncia certo a far valere le sue doti pur di ottenere quel che brama. Ogni volta, però, qualcosa sembra andare storto. L’amante scompare, l’attività non rende o l’offerta è troppo ingiuriosa e rivoltante perché possa sottomettervisi, costringendola a difendersi con un ultimo scatto d’orgoglio.

Lo specchio della società

Storia di una caduta – in senso materiale e morale –, “Spogliarello” rivela, attraverso lo sguardo di Velia, lo squallore e l’ipocrisia della società. Velia è circondata da mariti fedifraghi e mogli indignate, più per lo scandalo che per il tradimento. Da avvocati e usurai, benpensanti e perbenisti e onesti mascalzoni. Il ruolo fondamentale della chiesa nell’alleviare le coscienze e la necessità imprescindibile di salvaguardare le apparenze. Un gioco di maschere in cui la giovane, con i suoi amori “interessati” e i suoi traffici pericolosi, paga il prezzo dell’emarginazione e dell’oblio. Appare più che altro una vittima, non del tutto ignara, anzi spesso consapevole ma incapace di difendersi dalle insidie e dai tranelli di avversari ben più agguerriti.

E’ un mettersi a nudo – metaforicamente – in uno “Spogliarello” dell’anima in cui la donna rivela i suoi veri sentimenti. Con rabbia, sconforto, delusione e voglia di rivalsa, si abbandona al piacere di ipotetiche vendette e al gusto per l’insulto. La caratterizza una cattiveria che quasi stona con la sua immagine di creatura dolce e remissiva, sensuale e piacevole, quasi un giocattolo. Una bella bambola con cui trastullarsi ma che venuta a noia verrà gettata via.

Il modello femminile di Velia

I suoi sorrisi maliziosi e le sue moine celano una volontà di ferro e la determinazione a raggiungere quel solo e fondamentale obiettivo. Intanto il denaro (che non possiede) pare diventato la sua ossessione, più si avvicina e più le sfugge. Nel massimo del degrado, però, trova ancora la forza di sperare di redimersi, se non agli occhi dei suoi simili almeno davanti a Dio.

Velia incarna un modello femminile mai passato di moda. E’ una donna che punta in alto ma identifica necessariamente in un uomo – padre, marito o amante o un ipotetico “cugino” – il mezzo per sfuggire alla miseria. L’uomo è il tramite per conquistare uno status sociale più elevato, invece di fare affidamento sulla propria intelligenza e abilità. E’ lo specchio di una società dichiaratamente maschilista per cui le donne, tranne rare e probabilmente criticate eccezioni, son viste come angeli del focolare. In alternativa dispensatrici di piaceri a pagamento, “sante o puttane”, le cui eventuali ambizioni professionali appaiono più come velleità che come mezzi di sussistenza e affermazione di sé.

La bellezza come arma a doppio taglio

Quella bellezza prorompente su cui si fonda il suo potere sugli uomini è anche un’arma a doppio taglio. Quando non può più scegliere o difendersi, infatti, la protagonista è fatta oggetto di profferte non gradite. La sua vita dissoluta, più per necessità che per scelta, la condurrà verso un rapido e irreversibile declino, non senza qualche accenno di tardivo pentimento.

La scenografia di Marco Nateri

Marco Nateri nel Festival Palcoscenici d’Estate ricostruisce l’ambiente in cui l’eroina sui generis vive o rivive i momenti cruciali della sua esistenza. «Un grande tappeto bianco a forma circolare per definire la stanza della nostra protagonista, un piccolo boudoir. Tante sedie e un inginocchiatoio per raccontare la storia di Velia. Bella e affascinante donna, una donna alla ricerca disperata di quella sicurezza che la faccia vivere senza preoccupazioni. Il racconto si dipana attraverso le “stazioni” che dopo la morte improvvisa dell’ingegnere si trova ad affrontare la protagonista. La Via Crucis di una donna disperata che ha perduto tutto!».

Ci troviamo tra le righe di una tragedia che assume i toni grotteschi della farsa, nel crescendo quasi comico delle catastrofi che colpiscono la protagonista fin dal primo quadro. Nateri legge «il racconto di una solitudine (tema affrontato nei precedenti lavori, come “La parrucca” di Natalia Ginzburg e il “Bell’indifferente” di Jean Cocteau) che ogni essere umano deve affrontare. Raccontato in modo crudo e ironico e contrappuntato dalle musiche e dalla voce della cantante in scena».

La regia di Nateri

Un nuovo “Spogliarello” per il costumista e scenografo di fama internazionale, che si cimenta ancora una volta con la regia. «Dopo tredici anni ritorno in scena con questo meraviglioso testo in una versione registica ed estetica diversa dalla precedente. Sempre con un grande amore verso Velia ed il suo mondo e soprattutto verso il mondo di Dino Buzzati che verrà restituito in maniera rispettosa senza tagli o adattamenti». Per il debutto nel Barigadu la scrittura scenica cambia ancora, nel rispetto delle regole e delle distanze di sicurezza. La circolarità del racconto per quadri si trasforma in funzione di una visione frontale. E’ una visione più “classica” ma non meno sorprendente e coinvolgente, per condurre gli spettatori nel vortice dei pensieri di quest’eroina in negativo.

La tournèe di “Spogliarello”

“Spogliarello” (nuova produzione del Teatro del Segno), dopo la “prima” nell’Isola al Festival Palcoscenici d’Estate proseguirà la tournée sulla penisola, pur nell’attuale incertezza per quel che concerne luoghi e date. Porta con sé la cifra inconfondibile, limpida e graffiante, ironica e surreale dell’autore. Egli preferiva definirsi un pittore dedito anche, quasi casualmente, al giornalismo e alla letteratura. Le opere appaiono ancora oggi di una sconcertante e quasi profetica modernità. Definiscono inquietudini, desideri e paure dell’uomo contemporaneo, sradicato e lontano dalla natura, travolto dai ritmi frenetici e alienanti delle città.

“L’Ultima Sciamana. Il Messico di Chavela Vargas” di OfficinAcustica

Il Festival Palcoscenici d’Estate proseguirà con un omaggio alla leggendaria cantante messicana con “L’Ultima Sciamana. Il Messico di Chavela Vargas” di OfficinAcustica. In programma venerdì 14 agosto alle 22 in piazza Santo Isidoro ad Allai. Tra note e parole, Anna Lisa Mameli (voce), e Corrado Aragoni (pianoforte) racconteranno la vita movimentata, gli incontri e gli amori dell’artista. Il nome s’intreccia a quelli di Frida Kahlo, Diego Rivera e Luis Echeverría. «Dico in ogni frase ciò che sento: parlo della notte perché la sto vivendo» diceva l’icona della musica “ranchera”. «Racconto una storia d’amore ogni notte che canto».

“Son tutte belle le mamme del mondo?” de L’Effimero Meraviglioso

Chiuderà in bellezza il II Festival “Palcoscenici d’Estate” ad Allai, lunedì 17 agosto alle 22, “Son tutte belle le mamme del mondo?” de L’Effimero Meraviglioso. Un recital “a tema” interpretato da Miana Merisi e Luigi Tontoranelli. Si tratta di una raffinata antologia di monologhi, dialoghi, versi e melodie sulle note del pianoforte di Corrado Aragoni, con la regia di Maria Assunta Calvisi. Un viaggio tra le diverse sfumature e gradazioni dell’affetto materno, dalla dolcezza alla severità, dalla dedizione al dominio, fra teatro, musica e poesia.

Dino Buzzati

«Sono un pittore il quale, per hobby, durante un periodo purtroppo alquanto prolungato, ha fatto anche lo scrittore e il giornalista». Così si descrive Dino Buzzati (1906-1972) scrittore talentuoso e profondo. Uno dei più belli del nostro Novecento ,al punto che le sue pagine, intense e ispirate, allegoriche e ammonitrici, sono tra le più amate anche dai lettori odierni. Nato a San Pellegrino, vicino a Belluno e alle amate montagne dolomitiche, che amava scalare. Dino Buzzati ha poi vissuto gran parte della sua vita a Milano, città in cui ebbe modo di osservare l’alienazione dell’uomo contemporaneo, disarcionato dal rapporto con la natura.

Festival Palcoscenici d'Estate
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About Roberta D'Aprile

Nata e cresciuta a Cagliari. Da sempre amante del cinema, delle serie televisive, della fotografia e di qualsiasi forma d'arte, oggi sono una laureanda in Beni Culturali e Spettacolo con indirizzo Spettacolo. Nel tempo libero mi occupo di volontariato, nello specifico animalista.

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