Viaggio nella mente di un serial killer con “Jeff. Il gioco delle ossa” di Abaco Teatro e NudiCrudi in cartellone sabato 30 novembre alle 21 al TsE di Is Mirrionis a Cagliari per la Stagione di Teatro Senza Quartiere 2019-2020 organizzata dal Teatro del Segno.
Una favola nera per la per la Stagione di Teatro Senza Quartiere 2019-2020 firmata Teatro del Segno: sabato 30 novembre alle 21 al TsE di via Quintino Sella nel cuore di Is Mirrionis a Cagliari va in scena “Jeff. Il gioco delle ossa” di Abaco Teatro e NudiCrudi, con drammaturgia e regia di Dafne Turillazzi e Antonello Verachi e uno straordinario Tiziano Polese nel ruolo del protagonista, un pericoloso serial killer, per un viaggio nei labirinti della mente e del cuore tra le ferite e i ricordi dell’infanzia, la profonda solitudine e la seduzione della morte tra amore e follia.
La pièce originale – liberamente ispirata alla storia di Jeffrey Dahmer, il famigerato “mostro di Milwaukee” – ricostruisce per frammenti, pensieri, ricordi, sogni, dialoghi l’esistenza tormentata del giovane fin dai primi anni, trascorsi con genitori distratti e forse anaffettivi, o comunque distanti, con l’ombra di possibili abusi da parte di un vicino, tra la crudeltà e lo scherno dei compagni e la difficoltà nello stringere vere amicizie.
Il fanciullo solitario impara a divertirsi con la fantasia, creando mondi immaginari: «Quando ero bambino avevo inventato un gioco. Lo chiamavo il Paese dell’Infinito ed era un mondo popolato da Uomini Stecchino e Spirali» – racconta -. «Se due Uomini-Stecchino si avvicinavano fino a toccarsi si distruggevano a vicenda…». Un incontro fatale, o meglio impossibile, che egli stranamente riproporrà nella realtà, trasformando i ragazzi di cui si invaghisce in corpi senza vita dei quali disporre a proprio piacimento, come se gli fosse più semplice rapportarsi con oggetti inanimati che con i propri simili e traesse piacere solo dalla compagnia silenziosa dei defunti. Quei cadaveri nascosti in cantina, amati e violati, anzi “consumati” dalla sua passione, poi spesso fatti a pezzi e perfino divorati, in un rito perverso nel quale Jeffrey Dahmer aveva comunque cura che le vittime non soffrissero, sono i muti testimoni di un lucido delirio, un desiderio inconfessabile in cui si fondono eros e thanatos.
“Jeff. Il gioco delle ossa” non rappresenta la cronaca più o meno puntuale di una spirale di sangue ma indaga le origini del male, in quella frattura dell’io da cui scaturisce la pulsione omicida quale unico esito di un’attrazione sessuale e del conseguente gioco di seduzione: un enigma psicologico, le cui cause sono forse da ricercare in traumi e mancanze, nell’isolamento ricercato e temuto, tra crisi d’identità e fame di tenerezza. Jeff è il fanciullo malinconico, introverso e incompreso, l’adolescente inquieto alle prese con le metamorfosi e gli impulsi naturali, il giovane dall’aspetto gentile che riesce a ammaliare e ingannare: un cacciatore solitario che si accanisce sulla sua preda, contemporaneamente carnefice e vittima, incapace di sottrarsi a quella danza macabra, di interrompere quel suo terribile gioco.
Il “mostro di Milwaukee” con i suoi efferati delitti è diventato un personaggio (quasi) leggendario, un eroe in negativo, un simbolo dell’orrore, dalla sua storia sono stati tratti romanzi, films e perfino serie televisive, oltre a canzoni e concept album. Una creatura fuori dalle regole e dagli schemi, uno spirito distruttore, quasi generato da un incubo, ma senza nessun segno visibile, nessun indizio delle sue speciali predilezioni e della sua vocazione per la morte.
“Jeff. Il gioco delle ossa” narra la storia in forma di ballad, tra suspense e poesia, rievocando l’età dell’innocenza con le figure cruciali della madre e del padre (interpretate in video da Rosalba Piras e Gerardo Ferrara) e facendo riemergere dal fondo della memoria anche il fantasma di una delle vittime, Konerax (lo scrittore e griot Boucar Wade), ma a dispetto delle atrocità restituisce un ritratto struggente del giovane assassino, in tutta la sua fragilità e “umanità”.
Un’opera multimediale tra suoni, parole e visioni per esplorare il mistero di un angelo sterminatore e riflettere su quanto possa essere sottile la linea che separa normalità e alienazione, per cercare di comprendere – finalmente – anche le ragioni del “mostro”, il suo dolore che si somma alla sofferenza delle vittime, in un dramma che forse si sarebbe potuto evitare, o prevenire, e rispecchiarsi anche a tratti, come in una vertigine, nell’indicibile, per ritrovarsi “a pezzi” in quello stesso specchio infranto, al di là del bene e del male.
INFO e prenotazioni: biglietteria.teatrotse@gmail.com
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Risposta: All'Abaco Teatro il 5 marzo ore 19.30 arriva Jeffrey Dahmer