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Troiane di Seneca con Paolo Bonacelli ed Edoardo Siravo

La ferocia della guerra nelle Troiane di Lucio Anneo Seneca con Paolo Bonacelli e Edoardo Siravo, protagonisti sulla scena in Sardegna

Il fascino ambiguo del “discorso del potere” in Troiane di Lucio Anneo Seneca con Paolo Bonacelli e Edoardo Siravo e con (in ordine alfabetico) Gabriella Casali, Alessandra FallucchiMarcella FavillaSilvia Siravo e Cecilia Zingaro per la regia di Alessandro Machìa in tournée nell’Isola sotto le insegne del CeDAC. La famosa tragedia debutterà (in prima regionale) Sabato 9 febbraio) alle 21 al Teatro Comunale di Sassari per approdare domenica 10 febbraio alle 21 al Teatro Grazia Deledda di Paulilatino e infine lunedì 11 febbraio alle 21 al Teatro Tonio Dei di Lanusei per la Stagione de La Grande Prosa 2018-2019 nell’ambito del Circuito Multidisciplinare dello Spettacolo in Sardegna.

Un dramma di straordinaria modernità – che si consuma tra le rovine fumanti della città distrutta – sul confronto tra vincitori e vinti, per una riflessione sulla crudeltà della guerra: la pièce, con traduzione e adattamento di Fabrizio Sinisi, che aggiunge l’inedito dialogo tra Ulisse e Elena, mette in risalto la lucida ferocia e la capacità di fare il male, lo spirito “demoniaco” che alberga nel cuore degli esseri umani. Le donne di Troia – regine e principesse – sopravvissute alla sanguinosa conquista della città e immerse nel lutto per la perdita dei loro mariti e padri, fratelli, figli e nipoti – guardano in faccia i nemici, i condottieri achei, con l’eroica disperazione di chi non ha più nulla da perdere e attende il solo conforto dalla morte.

L’amara sconfitta – dopo dieci anni di assedio – trasforma le donne in preda e trofeo per i vincitori, ormai ridotte in schiavitù: Ecuba dà voce al suo dolore per il destino di Troia e la perdita di Priamo e Andromaca piange la morte del piccolo Astianatte, la giovanissima Polissena verrà immolata per volontà di Achille e Elena, accusata di aver scatenato il conflitto con le sue azioni temerarie, si lamenta della sua sorte mentre il Coro ricorda le devastazioni del gioco delle armi. Agamennone – capo dell’esercito ellenico – e l’astuto Ulisse rappresentano i due differenti punti di vista – l’uno che invita alla saggezza e alla moderazione, l’altro presago di pericoli e deciso ad annientare quel che resta delle forze avversarie – fosse pure un bambino.

La potenza delle parole sottolinea gli spaventosi disastri e la sofferenza delle vittime di un’impresa militare, nell’illusione di una gloria effimera e pagata con il sangue: Seneca rivela il lato oscuro dell’animo umano e le conseguenze di quella sfrenata ambizione e sete di ricchezza e potere che muovono e travolgono il mondo, senza pietà, incuranti delle vite spezzate.

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