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Claudio Lolli, cantautore senza compromessi a Sassari

Secondo appuntamento previsto per questa quarta edizione si terrà domenica 3 febbraio, alle ore 18.00, e vedrà protagonista Claudio Lolli

Il secondo appuntamento previsto per questa quarta edizione si terrà domenica 3 febbraio, alle ore 18.00, e vedrà protagonista Claudio Lolli – il cantautore senza compromessi, artista simbolo della canzone militante degli anni settanta, scomparso il 17 agosto 2018, a soli 60 anni e dopo una lunga malattia – rivivere attraverso le sue canzoni in due esclusivi concerti in suo ricordo dedicati a due album simbolo della sua discografia: “Ho visto degli zingari felici” del 1976, reinterpretato dal cantautore Alessio Lega con il fisarmonicista Guido Baldoni, e “Disoccupate le strade dei sogni” del 1977, messo in scena dall’attrice-cantante Elena Pau con un collaudato ed esperto ensemble di musicisti: Ennio Atzeni (pianoforte, arrangiamenti e direzione musicale), Joe Murgia (sassofono e flauto), Alessandro Atzori (contrabbasso) e Daniele Russo (batteria), con la co-produzione delle associazioni culturali “La Fabbrica Illuminata” e “Puntila”.

La direzione artistica della rassegna – che in passato ha ospitato personaggi del calibro di Giulio Casale, Giancarlo Onorato, Guido Maria Grillo, Stefano Giaccone, Lalli, Marco Rovelli, Lorenzo Kruger e Giacomo Toni, Lorenzo Monguzzi e Daniela Savoldi, Max Manfredi, Federico Sirianni, Bocephus King, Bobo Rondelli – è a cura di Giovanni Salis e Andrea Scotto.

Oltre che a Sassari, lo spettacolo “Ricordando Claudio Lolli con gli zingari felici” andrà in scena anche al Jazzino di Cagliari sabato 1 febbraio alle 21.30.

“Ho visto anche degli zingari felici” (1976) nasce, di fatto, come un concept-album, o addirittura un’unica ballata lunga, articolata in sette diversi capitoli più la ripresa finale del primo, legati dall’idea della piazza come l’antica agorà, luogo di incontri di ogni tipo e cartina al tornasole dell’Italia di quegli anni. Nello specifico, la bolognese Piazza Maggiore, crocevia di idee e amori, assemblee e manifestazioni, ma anche teatro di funerali drammatici come quello per le vittime dell’Italicus, appare a Lolli “uno spazio aperto, una potente spinta al concreto operare politico, un nuovo ritrovarsi insieme in modo non artificioso né frustrante”.

“Disoccupate le strade dai sogni” (1977) è meno celebrato del precedente disco di Lolli “Ho visto anche degli zingari felici”, ma ne raccoglie e rilancia la sperimentazione formale di tensione sociale e contaminazioni jazz d’avanguardia. È il disco forse più rappresentativo del Movimento del ’77.

Claudio Lolli (Bologna, 28 marzo 1950 – Bologna, 17 agosto 2018) è stato un cantautore, poeta, scrittore e dagli anni ottanta professore liceale. Artista simbolo della canzone militante degli anni settanta, è considerato uno fra i cantautori più “impegnati”. Oltre a temi politici, Lolli ha saputo trattare nell’arco di una trentina d’anni, incidendo una ventina di album, i più profondi temi dell’essere umano, quali la desolazione e la crisi (Un uomo in crisi. Canzoni di morte. Canzoni di vita), e problematiche sociali e culturali (Ho visto anche degli zingari felici). Nel 1998 riceve il Premio Piero Ciampi alla carriera come riconoscimento alla sua attività di cantautore. Il suo ultimo disco pubblicato in vita “Il grande freddo” si è aggiudicato la Targa Tenco come miglior album assoluto del 2017.

«Alessio Lega è un cantautore: racconta storie attraverso le canzoni e ha, a livello culturale e umano, grande formazione, è una persona dal mio punto di vista importante per questo paese e per la sua cultura.» Ascanio Celestini

«Elena Pau è veramente un’attrice che sa cantare ed una cantante che sa recitare. Mi ricorda, tra i personaggi a lei simili che ho avuto modo di conoscere, una Laura Betti ,una Maria Monti, una Raffaella De Vita.» Fausto Amodei

L’avete visto ne “La prima cosa bella” e “La pazza gioia” di Paolo Virzì, l’avete ballato con Ottavo Padiglione negli anni novanta dandogli del fuori di testa, e forse la testa l’ha picchiata davvero.

Ha lavorato con Stefano Bollani al suo disco “Disperati, intellettuali, ubriaconi”.

Ne avete subito l’ipnosi subliminale di “Merda fra le merde” al Governo Provvisorio senza che ve ne siate mai accorti.

Da qualche anno porta in giro uno spettacolo su Piero Ciampi che è stato protagonista al Premio Tenco e al Premio Ciampi nel 2002 ed ora nel pieno del tour “Anime storte”.

Ma al di là del suo curriculum stiamo parlando di uno di quei personaggi ed artisti rari, che già solo con la loro personalità esistenziale si imprimono nell’immaginario comune, nell’estetica e nei desideri di libertà.

Signori.. o raga che siate.

BOBO RONDELLI

Livornese, istrionico, irriverente, cantante appassionato e un po’ “cialtrone”, nonché straordinario imitatore di voci e performer coinvolgente. Bobo Rondelli è tutto questo, dall’esordio negli anni Novanta con il trio Les Bijoux, ai primi successi con l’Ottavo Padiglione, fino all’inizio della carriera solista nel decennio successivo e l’esperienza nel cinema. Un percorso artistico mai scontato che ha visto Rondelli collaborare con Stefano Bollani, Dennis Bovell e Filippo Gatti in ambito musicale, con Paolo Virzì sul grande schermo. L’ultima fatica discografica, l’album “A famous local singer”, è un poetico progetto brass&roll prodotto da Patrick Dillett (già produttore di David Byrne e St. Vincent, e collaboratore tra gli altri di Brian Eno, The National, Glen Hansard) e nato dall’incontro con l’Orchestrino (Dimitri Grechi Espinoza sax tenore e sax alto, Filippo Ceccarini tromba, Beppe Scardino sax baritono, Tony Cattano trombone, Daniele Paoletti e Simone Padovani percussioni,
 Fabio Marchiori tastiere), potente e coinvolgente marching band che lo accompagna nella rilettura dei classici della sua produzione e nella presentazione dei brani nuovi dell’ultimo album e di imperdibili cover. Un incontro scanzonato tra blues, jazz, swing e ritmi afro-cubani che non fa restare indifferente l’ascoltatore.

Abbiamo incontrato Bobo e ci ha spiegato come si fa a essere un “famous local singer”.

Roberto Rondelli, cantautore, poeta, attore e performer, nasce il 18 marzo 1963 a Livorno, città che ispira da sempre la sua carriera artistica. Fin dagli inizi si cimenta nelle cover band dando vita al trio Les Bijoux, per poi formare gli Ottavo Padiglione (reparto di psichiatria dell’ospedale civile di Livorno), band che riscuote un discreto successo anche al di fuori della Toscana soprattutto grazie ai testi di Rondelli, introspettivi ed ironici, specchio di una cultura, quella toscana, che racchiude un modo di essere, cinico e spassionato. Il risultato è il singolo intitolato Ho Picchiato La Testa, prodotto da Pirelli, che impazza nelle radio e vende ben 30.000 copie. La vita artistica degli Ottavo Padiglione prosegue con una serie di dischi pubblicati da major fino al 1999-2000, quando la band si scioglie e Bobo inizia la sua carriera solista. Nel 2001, infatti, viene pubblicato Figli del nulla, un disco che esprime tutta la personalità di Bobo, seguito un anno dopo da Disperati intellettuali ubriaconi, prodotto e arrangiato da Stefano Bollani. Per la critica specializzata si tratta di un autentico successo. Molti giornali, fra i quali Il Corriere della Sera e La Repubblica, ne parlano con toni lodevoli ed è così che Bobo Rondelli vince, nel 2001, il Premio Ciampi per il miglior arrangiamento.

Negli anni successivi esce un best of degli Ottavo Padiglione e si dà alle colonne sonore di film quali Sud Side Stori di Roberta Torre di cui è il protagonista, e Andata e Ritorno di Alessandro Paci.

Seguirà un periodo di silenzio terminato nel 2009, anno della pubblicazione di Per Amor Del Cielo prodotto da Filippo Gatti, album che contiene nove brani caratterizzati dall’intimismo di una persona che ha fatto della riflessione uno stile di vita.

Risale a maggio 2009 anche il road-movie L’uomo che aveva picchiato la testa che il regista Paolo Virzì dedica a Bobo, che ne è attore protagonista, recentemente pubblicato in DVD da POPOLI DOC, la collana del Festival dei Popoli.

Dopo una lunga stagione concertistica tra teatri e piazze, nell’ottobre 2011 esce L’ora dell’ormai, che contiene dodici brani e una poesia del poeta meneghino Franco Loi.

Nel marzo 2013 Bobo registra A Famous Local Singer, album di respiro internazionale nato dall’incontro con la brass band l’Orchestrino, prodotto da Patrick Dillett (già a lavoro con David Byrne, They Might Be Giants, Soul Coughing, Lounge Lizards, Bebel Gilberto, Notorious B.I.G., Mariah Carey, Queen Latifah, Brian Eno, Angelique Kidjo), uscito in Italia a inizio giugno dello stesso anno per Ponderosa Music&Art. Il 2014 vede la consacrazione mediatica di Bobo con partecipazioni prestigiose a show televisivi e radiofonici, compresa un’intensa e incessabile attività live. Nel 2015 esce il disco “Come i Carnevali” per Picicca dischi e seguirà un lungo e continuo tour in italia e all’estero. Il labronico Bobo Rondelli cavalca l’onda del suo momento magico, che lo ha da poco portato ad esibirsi nella Grande Mela e in un’applauditissima performance sul palco del Premio Tenco, annuncia l’uscita di un album tributo a Piero Ciampi. Coronamento di una serie di spettacoli che Bobo sta portando a giro da un po’ di tempo dal nome “Ciampi ve lo faccio vedere io”, il giorno 19 dicembre questo nuovo lavoro uscirà come allegato al quotidiano il Tirreno e vedrà ufficialmente la luce a inizio 2016. Il disco è stato registrato live il 19 novembre scorso presso il Nuovo Teatro delle Commedie di Livorno all’interno del Premio Ciampi Città di Livorno 2015.

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