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Maria Lai. Art in Public Space a Sassari

L’Ex Convento del Carmelo di Sassari ospita sino al 31 gennaio la mostra dedicata al percorso artistico di Maria Lai

Tra i numerosi interventi di arte pubblica realizzati da Maria Lai (Ulassai, 1919 – Cardedu, 2013), Legarsi alla montagna costituisce indubbiamente il suo capolavoro e risulta essere l’opera maggiormente conosciuta dal grande pubblico. Tuttavia, il suo impegno nell’arte pubblica non inizia e, soprattutto, non si esaurisce con questa celebre operazione corale, svoltasi a Ulassai nel settembre del 1981, che di fatto ha rappresentato il primo esempio di “Arte relazionale” in Italia. Sono infatti diversi gli interventi ambientali e le opere di partecipazione eseguite da Maria Lai in spazi pubblici durante gli ultimi trent’anni della sua attività, i quali, nonostante la massiva attenzione critica e mediatica riservata all’artista, sono rimasti ai margini delle pur importanti iniziative e pubblicazioni a lei dedicate.

La mostra Maria Lai. Art in Public Space, a cura di Davide Mariani negli spazi dell’Ex Convento del Carmelo di Sassari, nasce con l’intento di colmare questa lacuna conoscitiva e indaga, per la prima volta in profondità, l’intera produzione di arte pubblica di Maria Lai al fine di contribuire alla rilettura critica del suo percorso artistico.

L’esposizione temporanea, sostenuta dal Comune di Sassari e realizzata con il contributo della Fondazione Stazione dell’Arte di Ulassai e della Fondazione di Sardegna, in collaborazione con l’Archivio Maria Lai, sarà visitabile fino al 31 gennaio 2019 dal martedì alla domenica dalle 10 alle 13 e dalle 16 alle 19.

Nel complesso degli oltre trenta eventi e opere pubbliche presentate, la mostra, suddivisa secondo due sezioni tematiche (Legare/collegare, Macrocosmo/microcosmo), ripercorre la geografia creativa di Maria seguendone il gesto, il segno e il pensiero, tutti amplificati all’interno della dimensione pubblica lasciando trasparire il profilo di un’artista in gran parte diverso da quello che si è abituati a vedere. In esposizione oltre 150 pezzi, opere, fotografie, bozzetti, progetti e modelli realizzati tra il 1981 e il 2012.

La rassegna, grazie a un’attenta ricerca bibliografica, definisce infatti i suoi ambiti di produzione, ne racconta le vicende storiche, chiarisce episodi e li contestualizza, esponendo numerosi materiali inediti provenienti da archivi pubblici e privati, oltre a progetti, modelli e opere autografe di riferimento concettuale per gli interventi ambientali e di partecipazione collettiva.

Il percorso espositivo, firmato da Alberto Paba, si sviluppa lungo i tre piani del Carmelo e tende ad esaltare la dimensione esperienziale della mostra attraverso la ricca presenza di audiovisivi, proiezioni e installazioni interattive. Vengono privilegiate le analogie tematiche e i rimandi comuni fra le opere realizzate nel territorio e la produzione artistica di Maria Lai nel suo complesso, trasformando la ricerca sull’arte pubblica in una lente di ingrandimento nuova sul suo fare creativo e simbolico, sulla visione programmatica degli interventi, sul suo agire e sulle sue finalità creative ed estetiche.

«La grande arte è quella che arriva alla gente che cammina per strada», sosteneva Antonio Gramsci, e Maria, che condivideva pienamente questa posizione, si impegnerà lungo tutto il suo percorso per avvicinare l’arte alla gente, convinta che fosse necessario, fin dalla più tenera età, educare a seguirne il “ritmo”: “L’arte ha bisogno di questa frequentazione giornaliera – dichiarava l’artista – è come il pane quotidiano”.

Ecco che il suo linguaggio trova dimensioni comunicative differenti: “da lontanissimo e da vicinissimo”, espressioni comuni di un “maximum” e di un “minimum” che altro non sono se non due facce della stessa medaglia, in cui il rapporto con l’io si può estendere fino allo spazio più remoto e allo stesso tempo ritornare al microcosmo del vissuto quotidiano.

L’esposizione si presenta come un viaggio nell’opera di Maria Lai reso possibile anche grazie al coinvolgimento di tutti i comuni in cui l’artista ha operato, a partire da Ulassai, il suo paese natale, passando per Aggius, Camerino, Carbonia, Castelnuovo di Farfa, Nuoro, Orotelli, Osini, Siliqua, Sinnai, Tortolì e Villasimius.

Il percorso della mostra

Legare / collegare

Quando nel 1981 Maria Lai realizza a Ulassai l’intervento Legarsi alla montagna non trova, per sua stessa ammissione, il termine giusto per definire l’operazione, nonostante le analogie con altri avvenimenti in campo estetico. Quello che la lascia apparentemente senza parole è un dato importante, rivoluzionario: a Ulassai l’autore dell’intervento è il paese, non un solo artista. Partendo da questo celebre intervento, la sezione della mostra indagherà quelle pratiche collettive portate avanti dall’artista durante gli ultimi trent’anni della sua carriera. Azioni come Reperto (Villasimius, 1982), L’alveare del Poeta. Omaggio a Cambosu (Orotelli, 1984), L’albero del Miele Amaro (Siliqua, 1997), Essere è tessere (Aggius, 2008), ben si prestano a identificare gli elementi tipici del modus operandi di Maria Lai e del suo vivo interesse nei confronti delle relazioni con le comunità di riferimento per una reale condivisione dell’esperienza estetica.

Macrocosmo / Microcosmo

Maria Lai è indubbiamente l’artista che ha lasciato il maggiore numero di opere significative di arte pubblica nell’Isola, riuscendo nel tempo a trasformare il suo paese natale, Ulassai, in un vero e proprio “museo a cielo aperto”. Una delle prime occasioni in cui l’artista ha avuto la possibilità di cimentarsi nella realizzazione di un intervento di arte pubblica è la riqualificazione estetica del lavatoio del suo paese, avvenuta a partire dal 1982. I fondi, messi a disposizione dall’amministrazione comunale per Legarsi alla montagna non erano stati spesi per esplicita volontà dell’artista e, così, dopo una serie di consultazioni con la comunità, si decise di intervenire nel lavatoio, luogo simbolo del piccolo centro, con una serie di opere realizzate appositamente per quegli spazi con il coinvolgimento anche di altri artisti come Luigi Veronesi, Costantino Nivola e Guido Strazza. Da quel momento Maria inizia a dedicarsi con sempre maggior impegno anche in ambito pubblico e, dai primi anni Novanta, dà forma a una serie di interventi ambientali dal grande impatto visivo, come Le capre cucite (1992), La strada del rito (1992) e La scarpata (1993) a Ulassai, Proiezione (1999), eseguito nella piazza della Chiesa di Santa Barbara a Sinnai, quelli realizzati nel piccolo comune di Castelnuovo di Farfa (2000), dove lavora insieme ad altri artisti alle opere per il Museo dell’Olio della Sabina, fino ai più recenti come l’omaggio a Grazia Deledda con Andando via (2012) realizzato a Nuoro l’anno prima di morire, all’età di 93 anni.

Il catalogo

La mostra si completa con la produzione della prima monografia sull’arte pubblica di Maria Lai, a cura di Davide Mariani. Il catalogo (Agave edizioni), la cui uscita è prevista a gennaio 2019, sarà diviso secondo due sezioni tematiche relative ai filoni di azione dell’artista, quello dedicato all’arte relazionale e quello inerente agli interventi ambientali, ai quali si aggiungerà un ricco sistema di apparati.

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