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pastori con gregge

Mario Cesare in un convegno all’Università di Cagliari

Sabato 10 novembre nell’Aula Magna Capitini della Facoltà di Studi Umanistici dell’Università di Cagliari, a Sa Duchessa, si terrà il convegno dedicato al grande pittore, scultore e incisore Mario Cesare

Protagonista in questo periodo della mostra “Mario Cesare – tracce di colore forme di Segni”, inaugurata a ottobre nel suo paese, Gergei, e che si concluderà questo fine settimana. La prima grande antologica che ripercorre sedici anni di opere dell’artista gergeese (1925-2012), alla scoperta di una personalità umana e artistica complessa e ancora poco conosciuta.

A partire dalle 9.30 prendono il via all’Università i lavori con i saluti delle Autorità e a seguire gli interventi di alcuni esperti sulla figura e sulle opere di Mario Cesare e sulla importanza di comunicarla. Coordina l’incontro Rita Pamela Ladogana, docente di Storia dell’Arte Contemporanea dell’Università degli Studi di Cagliari. Intervengono Michela Buttu, storica dell’arte e curatrice della mostra antologica, con il contributo dal titolo “Mario Cesare – da La tela dipinta alla forma scolpita”;  subito dopo focus sulla scrittura di Mario Cesare attraverso lo sguardo di Duilio Caocci, docente di Letteratura Italiana, Sarda e Letterature regionali dell’Università degli Studi di Cagliari; Elisabetta Gola, docente di Teoria dei Linguaggi e della Comunicazione dell’Università di Studi di Cagliari interverrà su “Arte e territorio: tra comunicazione e valorizzazione”. 

Chiusura dei lavori alle 12.00 con un rinfresco. Il convegno è organizzato dal Club per l’Unesco di Isili e l’Associazione Culturale Mario Cesare. “Le sue opere hanno un peso importante nel determinare la nostra identità culturale. Spetta, dunque, a noi il compito di custodire e di diffondere attivamente la sua memoria umana e artistica”. [Giulia Lai, presidente Associazione culturale Mario Cesare]

Lesposizione “tracce di colore forme e diSegni” inaugurata a ottobre a Gergeinella Chiesa di Santa Barbara da Giulia Lai, presidente dell’Associazione Culturale Mario Cesare, e Michela Buttu, curatrice, è visitabile fino a sabato 10 novembre 2018, e vede per la prima volta riunito un corpus di opere selezionate, provenienti da diverse collezioni private: un itinerario che parte dai dipinti, passa per le sculture in pietra e in legno, per arrivare alle sperimentazioni in campo grafico, fino a culminare nel tema sacro. La mostra si inserisce all’interno della manifestazione “MaCé – autumn in Gergei con l’arte di Mario Cesare”.

Il percorso dell’artista rappresenta un caso unico nel panorama artistico isolano del secolo scorso per via soprattutto del suo temperamento severo che, unitamente a una scarsa consapevolezza del proprio talento, hanno avuto un peso importante nel condizionare le scelte e i risultati ottenuti nell’ambito del suo breve ma intenso percorso artistico. La sua produzione durò poco più di un quindicennio: iniziata negli ultimi anni Sessanta si concluse nel 1985. Pittore, scultore e incisore, Mario Cesare lavorò ininterrottamente fino a questa data, fino a che decise di abbandonare la pratica artistica e di interrompere la vendita delle sue opere. A sei anni dalla morte, l’Associazione Culturale Mario Cesare di Gergei ha voluto omaggiare l’illustre compaesano attraverso la realizzazione di una mostra antologica. Un viaggio espositivo che racconta l’evoluzione stilistico-tematica di un artista che scelse di accrescere le proprie conoscenze in modo autodidattico, recependo e rielaborando le influenze e gli insegnamenti dei grandi maestri del passato. Un racconto che si snoda tra le tracce di colore disposte abilmente sulla tela e l’essenzialità delle forme scolpite, tra l’immediatezza del segno grafico e la forza di quello inciso, con un infittirsi di corrispondenze tra pittura, scultura e grafica.

Una vecchia scala in legno utilizzata come cavalletto, il profumo della lavanda selvatica legata e appesa al soffitto, i quadri alle pareti o impilati sul pavimento, le pietre da scolpire, i disegni, i libri, le riviste e i quotidiani: questa era la sua casa, quasi un piccolo studio d’artista. Qui forgiava con il pennello e i colori i suoi ricordi e le suggestioni raccolte nel corso delle sue interminabili passeggiate compiute in solitudine, dentro il paese e nei dintorni”, cita la curatrice d’arte Michela Buttu nel sito dedicato www.associazionemariocesare.it.

Mario Cesare nasce il 5 novembre del 1925 a La Mure (Grenoble, Francia), città nella quale, l’anno prima, i genitori si erano trasferiti dalla Sardegna. Un decennio dopo, la famiglia fa ritorno nell’Isola e si stabilisce a Gergei (Sud Sardegna), paese natio del padre e luogo in cui l‘artista dimora fino alla morte sopraggiunta il 20 marzo del 2012. Gli anni difficili della sua infanzia consentirono di sviluppare un insieme di ideali e valori morali che con il tempo plasmarono la sua figura di uomo caparbio e risoluto. La scelta di condurre una vita umile, fatta di duro e faticoso lavoro finalizzato a guadagnare l’essenziale per sopravvivere, rappresentò un punto fermo nel suo percorso. L’attaccamento alla Sardegna, e il legame che indissolubilmente lo univa a Gergei, furono costanti nella sua intera esistenza e ebbero un peso nel condizionare le scelte e i risultati del suo percorso artistico. Nonostante la sua reticenza a mostrarsi in pubblico, fu convinto da un gruppo di amiche a esporre i suoi lavori e nel 1974, nel Palazzo Civico a Cagliari si tenne la sua prima mostra personale, seguita, l’anno successivo, da altre due allestite rispettivamente, nella Galleria “Sardegna” a Sassari e nella Galleria d’Arte “Gruppo R” a Iglesias. Tuttavia l’impegno da parte di alcuni gergeesi a far conoscere, diffusamente, il talento di Mario Cesare, mal si conciliò con il suo carattere schivo e diffidente. Fuggire dal clamore però non equivalse a chiudere ogni contatto con l’esterno: Mario scelse di circondarsi di pochi amicitra cui lo scultore Pinuccio Sciola, e continuò a tenere un filo diretto con il mondo attraverso l’assidua lettura di libri e di quotidiani.

Paesaggi e strade campestri, uomini e donne al lavoro nei campi di grano, pastori raffigurati di spalle mentre guidano le greggi di pecore e vanno incontro allo spettacolo di una natura incontaminata, cestai, ciabattini, massaie impegnate nelle faccende domestiche, bambini al ritorno da scuola, le comari intente a scambiarsi pettegolezzi nelle strette vie del paese sono le tematiche maggiormente frequentate da Mario Cesare. Del tutto assente è anche solo un accenno al folklore locale. Dai suoi dipinti emerge, piuttosto, la volontà di documentare la vita quotidiana, passata e presente, della propria comunità mediante un uso singolarmente espressivo del colore, che si evince in ogni suo lavoro, dalle nature morte alle rappresentazioni di singole figure, alla serie di opere dedicate ai cardi fioriti. Un colore che costruisce l’immagine accentuando la portata emotiva del risultato finale. All’attività pittorica Mario Cesare affiancò quella di scultore e incisore. Le sculture, realizzate in pietra arenaria o lavica, oppure in legno di pero, mostrano volti femminili, pastori colti in un momento di riposo, uomini a cavallo, donne che imbracciano un cesto o una brocca. Nelle xilografie, come nelle tavolette incise con il pirografo, ritornano gli stessi motivi iconografici dei dipinti”. [Testo tratto dal sito www.associazionemariocesare.it]

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