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Neet Lavoro

NEET Equity: comincia la seconda parte del progetto

In Italia 2 milioni di inattivi. L’UNICEF avvia i Laboratori Urbani Partecipati 4.0 per i ragazzi delle città di Napoli, Taranto e Carbonia

Nell’ambito del progetto NEET Equity portato avanti dall’UNICEF Italia, rivolto a 300 ragazzi e ragazze tra i 16 e i 22 anni di Napoli, Taranto e Carbonia, hanno preso il via i LUP 4.0 Laboratori Urbani Partecipati sul tema: “Idee per la Ripartenza”.

I NEET sono quella grossa fetta di popolazione che, in seguito alla crisi del lavoro, chiusi da chi ha avuto più disponibilità economiche per studiare e fare carriera, e scoraggiati dai fenomeni del nepotismo e del favoritismo, momentaneamente sono inattivi. Una condizione che, seppur non deve distogliere i giovani dal prodigarsi per trovare un impiego, è umanamente ed economicamente inaccettabile nel 2020 in uno stato industrializzato come l’Italia. Ciò deve far riflettere per iniziare a invertire finalmente la tendenza e assicurare equità nel mondo del lavoro, principio inalienabile.

NEET: no job no money

L’argomento NEET è da sempre oggetto di grande attenzione da parte dell’UNICEF. A importanti attività di ricerca e mappatura del fenomeno, l’UNICEF affianca da anni vere e proprie azioni di intervento. L’obiettivo è valorizzare e dare forza alle potenzialità, spesso inespresse, che tanti giovani in questa situazione hanno. Per questo motivo sono state lanciate la nuova campagna Youth Agenda e la partnership globale Generation Unlimited. Esse hanno l’ambizioso obiettivo di inserire i giovani di tutto il mondo in percorsi scolastici, formativi o lavorativi entro il 2030.

Una condizione difficile e diffusa

“Essere NEET, ovvero non studiare, non lavorare, né seguire percorsi di formazione è una condizione di disagio ed esclusione sociale, che priva i ragazzi e le ragazze di una possibilità di futuro, lasciandoli indietro” – ha dichiarato Carmela Pace Vice Presidente dell’UNICEF Italia.
“Secondo gli ultimi dati Istat in Italia i giovani tra i 15 e i 29 anni non occupati e che non seguono corsi di formazione sono circa 2 milioni, il 22,2%: la quota di neet più elevata rispetto alla media dei Paesi dell’Unione Europea del 12,5%. Nel Mezzogiorno l’incidenza dei neet è più che doppia (33,0%) rispetto al Nord (14,5%) e molto più alta di quella rilevata al Centro (18,1%). Il periodo di emergenza che stiamo vivendo a causa del COVID-19 non fa altro che acuire la condizione in cui questi giovani versano. È nostro dovere garantirgli opportunità e percorsi di studio e formazione alternativi e di qualità. Ora più che mai, nessuno deve essere lasciato indietro.”

NEET: la classifica UE

Opportunità

Fino al 29 novembre 2020 i ragazzi del progetto Neet Equity, selezionato dal Dipartimento per le Politiche Giovanili e il Servizio Civile Universale nell’ambito dell’Avviso “Prevenzione e contrasto al disagio giovanile” (ID 189/Avviso Disagio), potranno aderire ai LUP4.0, ricevendo informazioni sugli elaborati e la possibilità di partecipare a due webinar tecnici sulla progettazione sociale e tecniche e regole della comunicazione. Gli elaboratori potranno essere realizzati sotto forma di storytelling fotografico, video, podcast o manifesti pubblicitari. I più originali saranno presentati nel corso di un Forum online che si terrà nel 2021.

Gli obiettivi del progetto NEET Equity

Il progetto NEET Equity è nato con l’obiettivo di migliorare la capacità del territorio nel costruire politiche attive, partecipate, che includano tutti, attraverso diverse attività svolte nelle città di Napoli, Taranto e Carbonia

  1. Chi sono i NEET? – Aumentare il grado di conoscenza e informazione sulla condizione dei giovani nei nostri territori, tramite una ricerca-azione che li coinvolga direttamente.
  2. Tutti nel LUP! Laboratori Urbani Partecipati – Creare spazi di ascolto e partecipazione dove far emergere i talenti e progettare insieme azioni di volontariato sociale in città.
  3. Confrontiamoci! – Promuovere “spazi di concertazione territoriale” in cui confrontarsi e costruire, in modo partecipato, piani efficaci e politiche attive dedicate ai giovani.

L’inattività femminile in Sardegna

In Sardegna più di una ragazza su quattro non studia, non lavora e non segue nessun percorso formativo. Nell’isola, prima della crisi sanitaria, il 22% dei minori viveva in povertà relativa. Lo dice Save the Children nell’undicesima edizione dell’Atlante dell’infanzia a rischio in Italia, nel focus “Con gli occhi delle bambine”.

In Italia, circa un milione e 140 mila ragazze tra i 15 e i 29 anni sono in una condizione di Neet, rinunciando così ad aspirazioni e a progetti per il proprio futuro. Un limbo in cui già oggi, in Sardegna, è intrappolato il 28,4% delle giovani, contro il 27,1% dei coetanei maschi. Percentuali, per quanto riguarda le ragazze, lontane dai picchi che si avvicinano al 40% in Sicilia e in Calabria. D’altro canto, però, ben distanti da quelle nei territori più virtuosi, come il Trentino Alto Adige. Inoltre quasi un giovane su cinque (il 17,8%) abbandona la scuola prima del tempo, ben al di sopra della media nazionale che segna un tasso di dispersione scolastica del 13,5%

In Sardegna, il 27,7% dei giovani rientra nell’esercito dei Neet, peggio dello scenario a livello nazionale, che fa registrare una percentuale media del 22,2%. In Sardegna le giovani Neet sono invece il 28,4%, contro il 27% dei coetanei maschi.
Nell’isola, il 22% dei minori vive in condizioni di povertà relativa. Tra le province sarde sono Nuoro (14,5%) e Sassari (14,3%) quelle con la percentuale più alta di minori sul totale della popolazione, seguite da Cagliari (13,9%).

About Nicola Fois

Studente di Comunicazione. Appassionato di lingue, sport, musica e di tutta la letteratura riguardante questi temi

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