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Gianni Nieddu in mostra a Casa Manno in Alghero

Casa Manno per il Contemporaneo ha il piacere di invitarvi all’inaugurazione della mostra “In un verso e nell’altro” di Gianni Nieddu, a cura di Mariolina Cosseddu.

L’evento, organizzato con il patrocinio della Società Dante Alighieri – Comitato di Alghero, si terrà sabato 11 maggio in occasione della prima giornata di Monumenti Aperti 2019, alle ore 18.00. L’allestimento dedicato a Gianni Nieddu sarà visitabile fino a lunedì 20 maggio nei giorni di apertura del museo (ven, sab, dom, lun – ore 16.00/20.00) con ingresso a offerta libera.

“Il progetto espositivo di Gianni Nieddu a Casa Manno nasce con la abituale, sensibilissima strategia di intenti che è una delle doti della sua condizione d’artista. Attento a marcare il territorio senza sopraffarlo, a trovare un punto di sutura con la storia passata, a far si che il contemporaneo non sia del tutto estraneo alla vicenda stessa dello spazio ospitante, Gianni Nieddu gioca qui, forse, le sue carte migliori: quelle di un abile, raffinato narratore di vicende altrui. E lo fa seguendo due strade che si intersecano e si completano.

Propone una serie di ritratti di scrittori, letterati e poeti, cercati nelle letture di anni, nelle passioni cullate come sostegno al quotidiano, negli amori solitamente taciuti che i disegni rivelano in una grafia rapida e contratta, essenziale quanto icastica, disuguale e intensa come possono essere le opere stesse dei maestri celebrati. Ritratti che pulsano di vita, nonostante la sintesi della linea frammentata e frenetica, leggera ed evocativa attraverso cui si anima il profilo severo di Giorgio Caproni o di Robert Walser, lo sguardo sorridente e dolcemente accennato di Anne Sexton, il gesto enfatico della mano con sigaro di Camillo Sbarbaro, la mole solenne con pipa iconica di Umberto Saba. Sono dettagli di efficacia magnetica, non solo visiva ma emozionale, aspetti di una personalità che quei segni scabri, a volte nervosi, a volte franti fino a perdersi, sollecitano la coscienza del vedere.

Gianni Nieddu sembra infatti costruire per sottrazione, quasi intimorito dall’idea che il ritratto possa dire più di quanto sia concesso dire, guardingo e oculato nello svelamento dell’uomo che deve coincidere con il poeta, lo scrittore, con il grande lascito delle loro pagine. Usa l’inchiostro come fosse pittura e lo coniuga con l’acrilico stendendo pennellate scure che invadono la superficie candida su cui i segni vibranti del tratto scuro compongono i volti cercando l’anima della figura piuttosto che la fedeltà all’immagine.

Si stabilisce così una sorta di sottile correlazione tra il destino di quegli uomini e la forma che non chiude, non circoscrive, non definisce le esistenze solitarie, defilate, controcorrente, surreali o ignorate per decenni di personaggi che hanno fatto la storia della letteratura universale. Ritratti del possibile più che del certo, fatti di indizi e inviti a indagare versi e prose, a inoltrarsi in quelle mappe della fragilità, a praticare l’esercizio della lettura come strumento di sopravvivenza.

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