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Giaime Pintor: una giovinezza pallida e furente

Radiodramma in sei puntate a partire da martedì 30 aprile prende il via una biografia sceneggiata di Giaime Pintor, intellettuale antifascista a cento anni dalla nascita.

Da martedì 30 aprile, ore 12,25, Radio Rai Sardegna. In streaming sul sito Sardegna Digital Library con Michele Vargiu, Eleonora Giua, Cesare Saliu e la partecipazione di Marco Spiga, Raffaele Chessa, Antonella Puddu con musiche originali di Stefano Tore. Ingegnere del suono: Alessandro Grasso, testo e regia Carlo Rafele. Un programma a cura di Stefania Martis registrato negli Studi Rai di Cagliari

1. «Carissimi, vi scrivo dalla sperduta Isola dei sardi»
2. Niente è più difficile che crescere: i turbamenti del giovane    borghese
3. «Lo spirito dell’estremo decadentismo mi ripugna»
4. «Siamo la generazione perduta, senza maestri»
5. «Sarebbe strano e deprecabile se vivessi questo periodo distoria seduto su una stufa come Cartesio»
6. «Parto per un’impresa di esito incerto. E se non dovessi tornare, non mostratevi inconsolabili»

Una vita vissuta nella predestinazione e nella trepidazione del giorno dopo giorno, nel crinale dell’impegno incessante, nel tormento dell’inquietudine intellettuale, nel rifiuto dell’isolamento e della vacuità, nella dottrina della “concretezza” che culminerà nella morte “assurda”. Una vita lunga ventiquattro anni, nella quale trovano dimora sia i turbamenti del giovane borghese che traduce i grandi poeti del Romanticismo tedesco, sia la volontà d’azione e di trasformazione della “generazione perduta”, nata e cresciuta durante gli anni del fascismo: una “generazione diseredata”, “senza maestri” e “senza modelli”, che non ha tempo di crearsi il dramma interiore, avendo trovato “un dramma esteriore perfettamente costruito”.

Ascolta il Trailer del Radiodramma

Messo di fronte alle tremende avversità e ambiguità della storia del ‘900, nell’Europa incendiata e divisa dalla guerra, nell’Europa dei fascismi e delle dittature, il “predestinato” Giaime mette la propria intelligenza critica dalla parte degli “oscuri” e delle “minoranze rivoluzionarie”, combatte il passatismo degli antifascisti di maniera, avverte l’urgenza di venir fuori dall’antitesi fascismo-antifascismo, prefigura lo stile di una nuova età “postfascista” nella quale trovi legittimità il concatenarsi di etica, estetica e politica. Una “rivoluzione” in primo luogo culturale, che indica ai “salvati” della lunga notte nazifascista come il rinnovamento della storia possa giungere soltanto da uomini che, come scriveva Italo Calvino, “con la propria natura ed educazione non hanno conti in sospeso”.

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