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Legge sulla lingua sarda promossa dal Governo centrale

Legge sulla lingua sarda promossa dal Governo centrale. Il Consiglio dei Ministri ha deciso di non impugnare la legge davanti alla Corte Costituzionale.


La Sardegna dopo 21 anni ha la nuova legge sulle lingua sarda e sul catalano di Alghero. “E’ un risultato importante, anche perché la proposta di legge originaria non lasciava spazio al catalano di Alghero.” Secondo Tedde solo grazie al lavoro di gran pregio scientifico di Òmnium Cultural de l’Alguer è stata data la giusta dignità al Catalano di Alghero.
L’ex sindaco di Alghero sottolinea che occorre tenere la guardia alzata, lavorare per l’attuazione concreta dello strumento legislativo e per monitorarne eventuali lacune al fine di intervenire in fase di miglioramento e correzione. “Non ci possiamo cullare sugli allori. Questo è un importante punto di partenza, ma c’è ancora molto da lavorare e c’è da sciogliere i nodi che si presenteranno in fase di attuazione della legge -chiude Tedde-.”

La non impugnagnazione della legge sul sardo da parte del Governo non deve sorprendere e non giunge del tutto inaspettata: si tratta di una legge tecnicamente ineccepibile, frutto di un lavoro particolarmente attento del Consiglio e degli uffici durato più di due anni, sottolinea Paolo Zedda, Consigliere regionale e Relatore per l’Aula

Preme sottolineare, infatti, che la decisione del Governo è squisitamente tecnica e rappresenta l’esito di numerose interlocuzioni intervenute nel mese di agosto tra le strutture del Ministeri (in particolare, Mef, Interni e Istruzione) e i nostri uffici, interlocuzioni che seguono normalmente l’approvazione di una legge regionale. Lo Stato lamentava più di una lesione delle proprie competenze: in particolare, hanno suscitato perplessità alcune disposizioni “forti” sul sassarese, tabarchino e gallurese (che non sono riconosciute a livello statale), diverse norme relative all’istruzione (ad esempio, quelle sull’insegnamento della storia sarda ma non solo) e la parte dedicata alla cartellonista e toponomastica (che secondo il Ministero, avvicina la Sardegna ad un modello di bilinguismo perfetto non contemplato dal nostro Statuto). Tutti rilievi contestati in punta di diritto dai nostri uffici, accolti come soddisfacenti dai Ministeri e rimasti, per l’appunto, su un piano eminentemente tecnico.

Il carattere fortemente innovativo di alcuni punti contenuti nella legge, ha dato molto da fare agli addetti ai lavori. Basti pensare all’introduzione del sardo nei concorsi pubblici, alla stessa cartellonistica, al principio “dell’intero ciclo scolastico” introdotto per l’insegnamento del sardo, alla rivoluzione sugli sportelli linguistici, al settore dei media, delle televisioni e del web. Insomma, la Sardegna può vantarsi di aver approvato una delle pochissime (forse l’unica) legge sulla minoranze non impugnata dal Governo, destinata probabilmente a divenire un modello a livello nazionale (almeno fino alla modifica dello Statuto).

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