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“Io sono bestemmia”

“Io sono bestemmia” secondo me

“Mamma mia, hai visto che storia? Hai visto che bravo Andrea? Io rimango scioccato ogni volta che lo vedo recitare”. Questo è il pensiero di un amico, Patrizio, che è stato al Ferai Arts Factory, per assistere a “Io sono bestemmia”.

“Io sono bestemmia”. Come dice Andrea Ibba Monni, la bestemmia è qualcosa di aberrante, che non va pronunciato. Anche di questo parla il suo spettacolo: di qualcosa che che non diciamo, di cui non parliamo, che ci teniamo dentro.

Tutti passiamo attraverso la sofferenza, dobbiamo soffrire per essere felice e per tornare alla vita. Dobbiamo vivere la morte per ricominciare a vivere. Vivere, morire, poi rivivere e poi morire di nuovo. Esattamente l’inverso della formula della morte.

Poi, il caos: non si può stabilire un’ordine in un’universo che è caos. E la stessa energia che noi impieghiamo per mettere ordine viene assorbita dal caos. L’ordine delle cose è il caos.

Andrea mette in scena una storia triste, la storia di un ragazzo “piccolo piccolo” su cui sono piovute pietre. E se ne fa una colpa. Un ragazzo che sente colpevolezza verso tutto ciò che gli accade perché è stato educato così. Una madre che lo vuole a sua immagine e somiglianza, che gli rinfaccia gli occhi grandi, le belle labbra e il naso a patata. Una madre che non accetta che suo figlio sia diverso da lei. E una sorella che lo stupra e nello stupro gli fa provare una sensazione di “ossa”.

Ma, in fondo, il sangue non è un contratto. Si è diversi dalle proprie madri e si soffre quando proprio queste madri ti odiano perché non accettano il tuo “io”.

Andrea è un adolescente che ha passato dei momenti bellissimi in una casa di campagna. Ad Andrea non piacciono le melanzane ma ama le zucchine. Andrea odia la sabbia sui piedi e si annoia nel primo pomeriggio. In quella casa di campagna ha fatto l’amore per la prima volta e ha rubato un pezzo di cuore a ogni persona con cui è stato. Un pezzo ciascuno. Perché non può aver un cuore tutto per sé. Ma in quella campagna, tra i tralici di pomodori, subisce lo stupro.

Molto interessante anche il peso che la televisione ha nella vita del protagonista. Andrea ha visto tanta tv spazzatura, ama Tina Cipollari, Amici di Maria de Filippi, C’è Posta per Te. Sogna che il postino di Maria abbia da recapitargli qualcosa e lo riconosca: Ah! Tu sei quel ragazzo che odia le melanzane ma ama le zucchine, quello che è stato stuprato tra i tralci di pomodoro. Ma forse, in fondo, Ibba Monni non ne vuole sapere perché ha deciso di odiare tutti: vai via, non ho bisogno di nessuna corrispondenza, ti odio, vi odio.

La televisione. E’ una scatola che ci fa sognare e che ci consente di creare nuove realtà, realtà parallele che non per forza sono finzione ma, semplicemente, un’altra realtà. Perché no? Andrea vede Amici e come i suoi coetanei della scuola vorrebbe “saper cantare, saper ballare, saper recitare perché tu sia orgogliosa di me”. Nei suoi diciassette anni, nessuno è mai stato orgoglioso di lui.

Perché, fondamentalmente, siamo così, piccoli piccoli, ma così fondamentali o siamo solamente piccoli piccoli? La madre si sente piccola ma fondamentale, il figlio si sente solo piccolo.

Interessante anche il personaggio della madre, costretta su una sedia a rotelle, metafora di una paralisi sia fisica sia mentale.

About Jessica Noli

Ho la laurea in "Lingue e Comunicazione", conseguita nel 2016. Mi interessa il mondo della comunicazione, a 360 gradi. Mi piacciono gli aeroporti, perché amo viaggiare così come amo tornare a casa; leggere, scrivere; hard rock e heavy metal.

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