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Aiser Altuna

Aiser Altuna vincitore al Babel Film Festival

Amama di Aiser Altuna è stato giudicato miglior lungometraggio

È Aiser Altuna il vincitore della quinta edizione del Babel Film Festival, il primo festival internazionale interamente dedicato alle produzioni in lingue minoritarie. Il suo Amama, in corsa nel 2016 al premio Goya e agli Oscar per rappresentare la Spagna, è stato giudicato come miglior lungometraggio dalla giuria ufficiale del Babel presieduta da Laura Delli Colli, giornalista e scrittrice, presidente del Sindacato Giornalisti Cinematografici Italiani che organizza i Nastri d’Argento, e direttrice artistica di Cinema Italian Style, la rassegna di cinema italiano che lancia a Hollywood il film candidato dall’Italia per la corsa agli Oscar. Ancora una volta è un film in basco a sbancare il Babel, un film che racconta la storia di un conflitto tra genitori e figli, tra l’urbano e il rurale, tra il passato e il presente.

Menzione speciale tra i lungometraggi per La guerra dei cafoni, di Davide Barletti e Lorenzo Conte, una favola a tinte fosche ambientata in una calda estate adolescenziale e recitata in italiano, griko bizantino e dialetti pugliesi.

Vincitrice della sezione cortometraggi è invece Farnoosh Samadi, che con Ali Asgari firma Il silenzio (inglese/kurdo): la storia di Fatma, rifugiata curda in Italia insieme alla madre.

Tra i documentari successo del turco Veysi Altay per Nujîn (kurdo): un lavoro di straordinaria attualità che mostra la vita quotidiana di tre donne guerrigliere unite nella battaglia contro l’ISIS.

Menzione speciale invece per Antonio Spanò con Inner me (kiswahili/lingua dei segni), una fotografia della durezza di nascere donna e di essere sorde in una società che è ostile dell’una e dell’altra condizione.

Ecco invece i premiati per le sezioni collaterali, le sezioni costituite da giurie specifiche che hanno valutato anche film in cui la lingua minoritaria fosse presente in misura inferiore al 50% in dialoghi e testi: al regista nuorese Salvatore Mereu, per Futuro prossimo, il premio Diritto di parola; a Elisa Nicoli con Ostana viva, viva Ostana, il premio Italymbas; a Daithí O Cinn e al suo Eadrainn féin il premio del pubblico FICC; a Luigi D’Alife con Binxêt il premio UNICA (con menzione speciale per Colours of the alphabet di Alastair Cole); a Ekrem Heydo per Halabja the lost children il premio ONE WOR(L)D; a Pietro Mereu con Il club dei centenari il premio AAMOD; a Cinzia Puggioni per Su battileddu il premioL’AURA; a Rosario Santella con Spoon river a Lampedusa il premio FEDIC; e Selim Yildiz per Bîra mi’ têtin il premio DIARI DI CINECLUB.

Si chiude così un’edizione del Babel Film Festival dalle molte sfaccettature, che ha declinato il tema delle minoranze linguistiche dal grande al piccolo schermo, dalla canzone d’autore ai suoni della tradizione, dagli incontri con i registi a un grande convegno internazionale. Con al centro sempre il cinema e un montepremi da oltre 15 mila euro che riconosce il valore delle opere in concorso e incentiva sempre nuove produzioni in lingue minoritarie.

IL BFF, organizzato dalla Società Umanitaria – Cineteca Sarda di Cagliari insieme all’associazione Babel, a Aereavisuale e Terra De Punt, ha garantito una intensa settimana di proiezioni a ingresso libero tra la sala della Cineteca e quella dell’Auditorium, proposto masterclass e workshop gratuiti negli spazi della Mem, veicolato la diffusione del cinema in lingua minoritaria anche in televisione, grazie al progetto Kentzeboghes avviato con la sede regionale della Rai. Un’edizione ricca insomma, per un festival che a dieci anni dalla nascita conferma di essere qualcosa di più che un semplice concorso cinematografico.

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