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Intervista a Spiro Scimone e Francesco Sframeli.

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Intervista a Spiro Scimone e Francesco Sframeli.
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Spiro Scimone e Francesco Sframeli al Teatro Massimo di Cagliari con due spettacoli “Nunzio” e “Amore”.

Al Teatro  Massimo di Cagliari i prossimi appuntamenti inseriti in cartellone sono affidati alla compagnia che da vent’anni vede il sodalizio artistico di Spiro Scimone autore/attore e Francesco Sframeli attore/regista, e che mette in scena il proprio repertorio di drammaturgia contemporanea, diventato negli anni un punto di riferimento in Italia e all’estero.

In questi vent’anni la sperimentazione non si è mai fermata, la compagnia ha intrecciato collaborazioni con registi, attori e scenografi tra i più importanti del panorama nazionale. Dopo Carlo Cecchi, Valerio Binasco e Gianfelice Imparato; tra gli scenografi artisti come Titina Maselli o Sergio Tramonti, Barbara Bessi e, in ultimo, Lino Fiorito .

A Cagliari, ospiti di Sardegna Teatro, presenteranno la loro opera prima “Nunzio”  e il loro ultimo spettacolo “Amore” .Nei giorni successivi saranno protagonisti della master class indirizzata al gruppo di allievi professionisti e che Sardegna Teatro organizza con tutti gli artisti ospiti.

 

Nunzio è l’opera prima della compagnia, testo scritto da Spiro Scimone in dialetto messinese, con la regia di Carlo Cecchi. Al suo debutto lo spettacolo è stato vincitore di diversi premi tra i quali la selezione IDI8 Istituto Dramma Italiano) Autori Nuovi e la Medaglia d’oro per la drammaturgia .

“NUNZIO” è un atto unico scritto in lingua messinese, costruito su un dialogo serrato, fatto soprattutto di domande e risposte ribattute, ossessivo nelle sue ripetizioni. Giacché l’ossessione circolare è la sua misura, è lo specchio fedele di una situazione senza uscite. O meglio: da cui non si vuole uscire, perché quel che s’intravede al di là è solo un buco nero senza ritorno.
L’idea della morte, mai nominata, è l’ideale punto d’incontro delle due solitudini dei protagonisti. Quella che Pino dà per mestiere. Quella che Nunzio riceve poco per volta, ucciso dal veleno della fabbrica, dalla polvere respirata sul luogo di lavoro, contro cui poco valgono le pillole generosamente offerte dal padrone. (C’è poco da fare, la morte non si condivide, né la propria né quella dell’altro). Alla morte si possono opporre soltanto i piccoli rituali della quotidianità, le cose da mangiare preparate con le proprie mani, una tazzina di caffè con la sigaretta. E quei discorsi scontrosi, quei più lunghi silenzi così profondamente incisi nel carattere dei siciliani. E i gesti d’affetto rudi come il regalo di una giacca che può anche produrre un momento di commozione.
Non c’è però rischio di patetismi, in “Nunzio”. Anzi, la chiave privilegiata è piuttosto una comicità agra e svagata, costruita sui corpi degli interpreti, clown privati di contesto e tesi verso un’apparente immobilità, in realtà una sottile trama di azioni e reazioni che si ricreano sera per sera. E’ in quei corpi sempre consapevoli di esistere su una scena, nell’intimità della loro lingua, nella complicità dei loro gesti, che leggiamo una disperata volontà di resistenza umana.

Amore è l’ultima opera della compagnia, la quarta con la regia di Francesco Sframeli, il testo è di Spiro Scimone. Anche in quest’opera la compagnia sperimenta il suo percorso drammaturgico mettendo al centro di un tempo sospeso l’”umanità”, dove l’amore diventa una condizione estrema, forse eterna.

Amore è l’ottava commedia di Spiro Scimone, la quarta con la regia di Francesco Sframeli (dopo La Busta, Pali e Giù) messa in scena dalla compagnia Scimone Sframeli.
In scena due coppie: il vecchietto e la vecchietta, il comandante e il pompiere. Quattro figure che non hanno nome. Si muovono tra le tombe. La scena è, infatti, un cimitero.
Il tempo è sospeso, forse, stanno vivendo l’ultimo giorno della loro vita. Dialoghi quotidiani e surreali, ritmi serrati che intercettano relazioni, attenzioni e richieste fisiche che celano necessità sul limite tra la verità e la tragedia del quotidiano.
Spiro Scimone prosegue il suo percorso drammaturgico ai bordi dell’umanità, all’interno di non luoghi, dove i personaggi non hanno nome e sono “tutti vecchietti”.L’ Amore è una condizione estrema e, forse, eterna.

About Pieregidio Porcu

Ragazzo della provincia di cagliari di professione faccio il barman mi piace molto visitare posti nuovi e conoscere nuove culture, le mie passioni sono la lettura di libri di storia antica oppure sulla mia professione e ovviamente il calcio

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