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Max Leopold Wagner in mostra a Nuoro le fotografie della Sardegna

La Sardegna in ottanta scatti: ottanta fotografie dell’antropologo Max Leopold Wagner che vanno oltre gli elementi oggettivi che le compongono per fissare alcune tra le più emblematiche immagini del mondo agro-pastorale sardo. E fanno emergere aspetti emotivi dolorosi come ferite.

E’ l’Isola (che non c’è) vista dall’occhio di Max Leopold Wagner, “il padre della linguistica sarda”, nato a Monaco di Baviera nel 1880 e morto a Washington nel 1962, in mostra a Nuoro, al Museo del Costume, dal 25 maggio al 30 settembre 2018.

L’esposizione – operazione voluta e patrocinata dall’Isre (Istituto Superiore Regionale Etnografico) e dalla casa editrice Ilisso – è un omaggio all’incommensurabile amore, fermamente ricambiato, di Max Leopold Wagner per la Sardegna. L’antropologo linguista con la sua opera non solo portò alla luce gli aspetti più importanti dell’idioma isolano, dalla fonetica alla morfologia, dalla formazione delle parole al lessico: ma ne ritrasse alcuni momenti irripetibili, in un gioco di rimandi che è insieme assenza nella presenza. Da queste fotografie emerge un invisibile, che ci guarda e agisce sulla nostra memoria.

Spostandosi a cavallo o in bicicletta – soggiornò praticamente sull’intero territorio regionale in ripetuti viaggi dal 1905 al 1927 – Wagner ebbe modo di ribaltare tanti luoghi comuni intorno ai sardi, comprendendo e descrivendo gli isolani con tale acutezza (padroneggiava il dialetto cagliaritano e amava l’armoniosità e l’arcaicità di quello delle Barbagie).

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